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È tecnicamente definito “target” il migrante che arriva in Italia, e che poi finisce al centro dei progetti europei di assistenza come Icare, per cui sono stati investiti 10 milioni di euro pubblici.
Icare significa “Integrazione e assistenza comunitaria per l'asilo e i rifugiati in emergenza”, un progetto promosso dalla Regione Emilia Romagna inieme a Lazio, Sicilia e Toscana, cofinanziato con 9 milioni di euro dalla Commissione Europea “a fronte di un impegno complessivo delle 27 strutture sanitarie partecipanti pari a 1 milioni di euro”, si legge nel report conclusivo.
Progetto che si è svolto 2019 al 2022 a Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Bologna, Ferrara, Imola e Romagna, e a Modena con l'Ausl per “migliorare la fase di accesso ai servizi sanitari territoriali per i titolari o richiedenti di protezione internazionale, assicurando una risposta ai bisogni di salute il più possibile omogenea e di sistema a coloro che si insediano dopo l'arrivo e la registrazione”.
Utilizzato inoltre un camper (nella foto), dal valore di 56mila euro iva esclusa, per svolgere parte delle attività di Icare sul territorio modenese, anche con attività di “équipe multidisciplinari composte da personale medico, operatori sociosanitari e mediatori linguistico-culturali”.
Per la parte modenese del progetto, l'Ausl ha fatto inoltre ricorso a personale esterno per un totale di 200 mila euro spesi in “dietista, ostetrica, società di revisione contabile e il Cespi centro studi di politica internazionale di Roma”, si legge nelle note integrative ai bilanci pubblicate dal 2019 al 2022 da Ausl Modena.
Fra le spese figurano 38mila euro impiegati per sensibilizzare i migranti “sui sani e corretti stili di vita” con l'impiego di una dietista assunta a progetto che ha condotto “diverse sedute di formazione indirizzate alla popolazione target”.
Ma anche “cure delle donne attraverso il coinvolgimento dei consultori familiari di Modena, Castelfranco e Sassuolo”; assunzione a progetto di un’ostetrica; presa “in carico dei minori stranieri “con il coinvolgimento della pediatria di comunità”, e “percorsi legati alla prevenzione delle malattie infettive”, con attenzione ai “comportamenti da tenere per contenere la diffusione del contagio da Coronavirus”.
Coinvolta, si legge, “Arca Lavoro Impresa Sociale srl per rafforzare la collaborazione tra l’Azienda Usl di Modena e il Comune di Modena al fine di supportare l’attività di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio con particolare riferimento agli aspetti sanitari e psicologici”, e collaborazione con “l’associazione Porta Aperta per attività di assistenza sanitaria rivolta a cittadini di paesi terzi presenti sul territorio con tamponi covid, visita medica, ritiro farmaci”.
Ma tornando al camper, se il progetto Icare si è concluso nel 2022, alcuni residenti del Comitato per una Modena pulita e sicura lo hanno notato nei mesi scorsi nei paraggi del parco XXII Aprile, uno dei luoghi critici della città. “Per due volte era parcheggiato in via Attiraglio. A Pasqua dal camper distribuivano delle uova di cioccolato, mentre a maggio abbiamo visto degli operatori andare nella zona della pista di bocce a parlare con alcuni stranieri”, racconta un residente. L'ufficio stampa dell'assessorato regionale alle Politiche per la salute, contattato e sollecitato, non ha fornito informazioni in merito.
Ma è l'Ausl a confermare con una nota che “ad oggi il camper acquisito grazie ai fondi del progetto Icare viene utilizzato per un’attività di prossimità nei luoghi di aggregazione dove sono presenti anche i migranti, con la finalità di informare sui servizi, migliorare l'accesso e favorire percorsi assistenziali, ma anche come strumento di prossimità per obiettivi di prevenzione e promozione della salute”.
Se Icare si ispira all'articolo 32 della Costituzione italiana nel “garantire medesimi livelli di cura a chiunque si trovi sul territorio italiano”, nei fatti trasforma l'accoglienza in un progetto discontinuo legato ai finanziamenti europei.
Marco Amendola
Redazione Pressa
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