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Bolzoni: 'Libera che accusa giornalista di essere filomafioso: da accapponar la pelle'

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Il libro sull'antimafia di Bolzoni cita il caso modenese: 'Siccome stai attaccando un'autorevole rappresentante di Libera, 'oggettivamente' ti poni al fianco delle mafie'


Bolzoni: 'Libera che accusa giornalista di essere filomafioso: da accapponar la pelle'
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“Il Padrino dell’Antimafia” è questo il titolo dell’ultimo libro del noto giornalista di Repubblica Attilio Bolzoni. Un libro che racconta la storia di Antonello Montante, 'imprenditore siciliano nel cuore di un boss di Cosa Nostra che diventa misteriosamente il faro della Antimafia italiana. Con la complicità di ministri dell'Interno e alti magistrati, di spie e generali, Calogero Antonio Montante in arte Antonello è il personaggio che più di ogni altro segna l'oscura stagione delle 'mafie incensurate' che dettano legge dopo le stragi del 1992. Simbolo della legalità per Confindustria e a capo di una centrale clandestina di spionaggio, fra affari e patti indicibili la sua storia fa scorgere un pezzo d'Italia con il sangue marcio'. Il libro, uscito pochi giorni fa con ‘Zolfo Editore’, offre una lettura dettagliata e senza filtri della antimafia oggi, con gli occhi di uno dei più grandi giornalisti italiani che si è occupato di criminalità organizzata.



Ebbene, nel libro di Bolzoni al capitolo 'Una docile Antimafia', ci si sofferma in modo dettagliato sul ruolo di Libera di don Luigi Ciotti e viene citato anche il caso modenese che riguarda Prima Pagina, il giornale chiuso improvvisamente tre anni fa edito da Piacentini Editore. Giornale diretto dall'attuale direttore de La Pressa, Giuseppe Leonelli.



Parlando de 'L'antimafia che perde la sua libertà', Bolzoni cita infatti due 'eretici per l'Antimafia dei predicatori': Francesco Forgione, ex presidente della Commissione parlamentare contro il crimine organizzato, e il giornalista Giacomo Di Girolamo. 'Il primo perchè nel suo volume 'I tragediatori, la fine dell'antimafia e il crollo dei suoi miti' dedica un capitolo a Libera intitolandolo 'la verginità perduta' (e guadagnandosi la scomunica di Don Ciotti come è accaduto a Franco La Torre) e un altro all'inganno siciliano di Confindustria.

Giacomo Di Girolamo invece ha firmato 'Contro l'antimafia' raccontando che oggi comanda una oligarchia e chiunque osi metterla in discussione viene tacciato di complicità mafiosa'.

'Fra chi accusa di favoreggiamento gli altri ci sono spesso anche coloro i quali non hanno mai pronunciato il nome di Montante neanche per sbaglio in questi ultimi anni' - scrive Bolzoni che cita appunto la storia modenese.

'Cominciamo da Modena - scrive Bolzoni - un paio di anni fa il giornalista Giuseppe Leonelli, scrive sul quotidiano Prima Pagina di una serie di incarichi e ricche consulenze che avrebbe ricevuto l'avvocato Enza Rando (nella foto), numero 2 di Libera, dalla politica targata Pd nella provincia di Modena e dalla Regione Emilia Romagna. L'avvocatessa si sente diffamata e querela. Fin qui tutto normale. E' quello che succede dopo che fa accapponare la pelle. Si scatena una tempesta di accuse contro Leonelli. La più becera è questa: siccome stai attaccando un'autorevole rappresentante di Libera (ma nessuno entra mai nel merito delle vicende denunciate dall'articolo, chissà se lo farà la magistratura per verificare quanto fossero vere o calunniatrice le cronache), 'oggettivamente' ti poni al fianco delle mafie. La frase non viene pronunciata al bar dello sport, ma è una dichiarazione di Maurizio Piccinini, il referente modenese di Libera. Un giudice delle indagini preliminari ha invitato il pubblico ministero a formulare una richiesta di imputazione per diffamazione per il rappresentante della associazione. Ma non è l'aspetto giudiziario che ci interessa, è il modello culturale che ha in testa l'antimafia dei Piccinini'.




Redazione Pressa
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