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'Carenza di personale spinta fino al rischio clinico, ecco perché abbiamo chiuso il punto nascita di Mirandola'

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L'Assessore Donini rompe un silenzio di quasi due mesi, e in Conferenza Territoriale Socio Sanitaria conferma la scelta di sospendere i parti: 'Potevamo farlo sei mesi prima. Ci abbiamo provato con personale esterno, ma la situazione è peggiorata. Aspettiamo il parere del Ministero ma le condizioni per riaprire oggi non ci sono'


'Carenza di personale spinta fino al rischio clinico, ecco perché abbiamo chiuso il punto nascita di Mirandola'
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Dopo un lungo silenzio e settimane di non risposte anche al mondo politico, che dal 22 dicembre scorso, data dello stop ai parti, è arrivato fino ad oggi, l'Assessore regionale alla sanità dell'Emilia-Romagna Raffaele Donini chiarisce nella riunione della Conferenza Territoriale Socio Sanitaria (CTSS), le condizioni che hanno portato la Regione stessa a disporre la chiusura (tecnicamente definita sospensione dei parti), del punto nascita dell'ospedale di Mirandola. Elementi già contenuti nella relazione della commissione tecnica sanitaria regionale (da noi pubblicata nei mesi scorsi), con la quale veniva indicata all'organismo politico della Regione l'opportunità di cessare l'attività: carenza cronica di personale medico e ginecologico con un organico ridotto all'osso, al limite.

Carenza che durava da mesi alla quale Regione e Ausl non sono state evidentemente, ed ora anche dichiaratamente, in grado di supplire.

Ciò non solo attraverso la rotazione dei sanitari in un sistema a rete, ma nemmeno con il costoso ricorso a personale esterno, garantito da cooperative, che, anzi, ha prodotto 'effetti distorsivi del sistema'. Condizioni che, stando alle parole di Raffaele Donini, avrebbero potuto portare alla chiusura del punto nascita, già sei mesi prima rispetto al 22 dicembre scorso, data in cui la Regione ha disposto la chiusura. 'Stando al parere della Commissione Tecnica Regionale Socio Sanitaria - ha affermato Donini - il punto nascita avrebbe dovuto essere chiuso sei mesi prima. In estate. Ma abbiamo voluto proseguire, provando soluzioni alla carenza di personale con il ricorso alle cooperative esterne. Ciò non ha migliorato la situazione, ha anzi creato un effetto distorsivo del sistema. Il ricorso a personale esterno deve integrare e non può sostituire personale interno, strutturato.

E' stato chiesto un sacrificio enorme al personale interno per garantire, in quella fase, pur in carenza di organico, l'attività in sicurezza. Quando gli stessi professionisti ci hanno detto che si rischiava il rischio clinico non abbiamo potuto fare altro che sospendere i parti. Di fronte a condizioni tali non c'è politica che tenga' 

Una dichiarazione, quella di Donini, che suona come tardiva ammissione di responsabilità politica e amministrativa. Il suo intervento chiarificatore era stato chiesto dal mondo politico già all'indomani della chiusura. Ma sia lui che il Presidente della Regione Bonaccini, avevano preferito, pur interpellati, non parlare. C'è voluta una ulteriore specifica richiesta da parte del Presidente della Commissione Tecnica Provinciale, che ha colto le istanze dei diversi componenti della Commissione (ed in particolare dagli amministratori di Mirandola e dell'area nord), per spingere l'Assessore a relazionare e a rispondere. E nel momento in cui lo ha fatto ha sostanzialmente confermato la responsabilità e la realtà di non avere garantito quelle condizioni, che la sanità regionale ha il diritto dovere di garantire - per proseguire con l'apertura del punto nascita in sicurezza. Condizioni che appunto, Regione ed Ausl, per ammissione dello stesso Donini, non sono state in grado di garantire, nonostante gli sforzi. 

Gianni Galeotti

Redazione Pressa
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