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E' stata per anni la numero due di Libera nazionale e oggi è senatrice del Partito Democratico. All'interno di Libera, dopo l'elezione in Parlamento, si è dimessa dal ruolo di vertice, come previsto dallo statuto dell'associazione di Don Ciotti, ma è tutt'ora attiva come volontaria. Vincenza Rando ha fatto della legalità la propria prima battaglia sia nel mondo dell'associazionismo sia in quello partitico. Con lei ci siamo soffermati in modo approfondito sul caso Brescello, alla luce della recente indagine che ha coinvolto due ex sindaci di centrosinistra, Marcello Coffrini e Giuseppe Vezzani.
L’indagine sui due ex sindaci Pd riapre il caso legato al commissariamento di Brescello. Su quella vicenda quali sono le responsabilità del Partito Democratico a quel tempo maggioranza di governo nel Comune reggiano e cosa si è fatto nel Pd stesso per prendere le distanze da chi portò al commissariamento?
'Credo sia importante e significativo il lavoro che ha continuato a fare la Procura distrettuale antimafia di Bologna su alcune vicende oscure che erano accadute a Brescello, partendo anche dallo scioglimento del Consiglio Comunale. Naturalmente, non conosco gli atti di indagine e non posso dare un giudizio nel merito, ma ho sempre pensato che le responsabilità politiche ed etiche per chi amministra vengono prima di ogni altra cosa. Leggo spesso l’art. 54 della Costituzione e penso che si dovrebbe imparare a memoria, specialmente per chi rappresenta le Istituzioni, ai vari livelli. “…I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore…”. Su Brescello penso che questo patto etico sia stato violato, anche se attendiamo lo sviluppo delle indagini per capire se siano stati commessi anche reati e sarà compito della magistratura pronunciarsi su eventuali responsabilità penali, all’esito di un giusto processo.
Sulle responsabilità del PD o su quanto ha fatto il PD per prendere le distanze in quel momento forse non sono la persona giusta per rispondere, perché quando si sono verificati i fatti non avevo alcuna funzione né ero tesserata del PD. Non posso rispondere su cose che non conosco. Posso però dire con chiarezza che il PD ha preso le distanze da tempo su quanto accaduto a Brescello ed ha avviato una attenta riflessione sui temi della legalità e della responsabilità. Per il PD è centrale e prioritario il tema della legalità, della criminalità organizzata. Nella segreteria nazionale, come Lei sa, è stata data una specifica delega sul tema della criminalità organizzata, legalità e trasparenza e si sta costituendo un apposito Dipartimento, quindi come vede questo PD intende affrontare con chiarezza e determinazione il tema, anche perché convinto che un territorio infiltrato, insediato dalle mafie è un territorio indebolito nei principi costituzionali e la stessa qualità della democrazia viene compromessa Anche il PD del territorio, con forza e con convinzione, ha lavorato e messo al centro il tema della legalità e sarà sempre dalla parte dei cittadini perbene e la maggioranza dei cittadini di Brescello sono cittadini perbene'.
Il garantismo è indubbiamente fondamentale ed occorre sempre aspettare le sentenze definitive, ma compito della politica e delle associazioni antimafia è anche quello di anticipare alcuni problemi che possono emergere. Quali lacune riscontra oggi, se ve ne sono, in questa fondamentale attività di controllo in Emilia Romagna?
'Come dicevo, sugli eventuali profili responsabilità penale si potrà pronunciare solo la magistratura. Ritengo che si debbano sempre attendere le sentenze definitive e si deve pretendere un giusto processo nei confronti di chiunque, anche per coloro che sono accusati di gravi reati, perché questa è civiltà giuridica. Come Le ho già detto, le responsabilità politiche, amministrative vengono prima delle altre ed è compito delle Istituzioni vigilare e prevenire, sapere illuminare fatti e accadimenti opachi, dove si insinuano e penetrano le mafie. Anche le associazioni di volontariato, le stesse associazioni antimafia, devono saper leggere fatti, accadimenti, frequentazioni, e dare voce a quanto accade. Naturalmente ci sono gli organismi istituzionali preposti atti a preservare la cittadinanza, il mondo economico, quello professionale dall’infiltrazione e dal radicamento mafioso. Ma il lavoro culturale per seminare consapevolezza e stimolare la partecipazione è essenziale e prioritario per la stessa qualità della democrazia'.
Le recenti dichiarazioni del magistrato Roberto Pennisi sul caso Aemilia e sulle mancate indagini nei confronti di esponenti politici si inseriscono a suo avviso nella notizia di apertura di queste nuove indagini a Brescello? Dobbiamo attenderci a suo parere anche l'avvio di altri fascicoli nel reggiano, a partire ad esempio dalle note vicende che coinvolsero l’ex sindaco di Reggio Delrio e sulle quali mai si è aperto un percorso giudiziario?
'Non conosco questo procedimento, tra l’altro mi pare che siamo ancora nella fase dell’avviso di chiusura delle indagini (sempre per quello che ho letto sui giornali). Conosco il lavoro della Procura fatto con il processo Aemilia (assistevo parti civili nel processo) e conosco il rigore e la completezza di quella indagine coordinata dal Procuratore Roberto Alfonso e dai procuratori distrettuali dottoressa Beatrice Ronchi e dottor Marco Mescolini, e poi coordinata dal Procuratore Giuseppe Amato; indagine che solo in un secondo momento si è sviluppata con la collaborazione di diversi imputati, poi diventati collaboratori di giustizia, primo fra tutti Valerio. Impianto accusatorio che tra l’altro è stato confermato dalla Suprema Corte di Cassazione. Quindi penso che se la Procura sta continuando ad indagare vuol dire che stanno emergendo nuovi fatti e nuovi accadimenti.
Sulle dichiarazioni di Pennisi sul caso Aemilia mi domando come mai ha fatto queste dichiarazioni con tanti anni di ritardo. Spero che anche su questo ci siano risposte, lo si deve ai Procuratori capaci e di grande professionalità che hanno lavorato sull’indagine del processo Aemilia e su tutti gli altri tronconi che ne sono scaturiti e, infine, lo si deve a tutti noi cittadini.
Non comprendo quali siano le note vicende che coinvolsero l’ex sindaco Delrio: il processo Aemilia, e le sue risultanze probatorie, non hanno fatto emergere alcun suo coinvolgimento in nessuna vicenda di rilevanza penale. Se si riferisce alla visita a Cutro, io reputo che a Reggio Emilia ci sono cittadini nati e vissuti a Cutro che sono donne e uomini perbene e che hanno fatto crescere anche il territorio, così come ci sono tanti ndranghetisti che hanno danneggiato anche la stessa immagine della loro bella città di Cutro. Sono stata a Cutro dopo la tragedia degli immigrati ed ho visto un popolo accogliente che stava accanto, con generosità, ai superstiti ed ai familiari addolorati per la tragedia che stavano vivendo. Così come, in quel territorio, ci sono alcuni soggetti ‘ndranghetisti che hanno fatto affari illeciti, omicidi, reati gravi e che hanno danneggiato la buona economia seminando terrore ed intimidazione'.
Chi denunciò per prima il caso Brescello fu Catia Silva, come dicono le carte. Questa ex consigliera di centrodestra ha denunciato spesso l’isolamento subito. C’è un problema di appartenenza politica nel territorio emiliano legato a chi solleva le questioni legate alla legalità? Se la legalità ha un valore trasversale perché a suo avviso chi a Brescello, stando alle stanze sentenze, denunciò le infiltrazioni non ha avuto il sostegno necessario?
'La Silva non la conosco personalmente, se non per quello che ho letto. Io ho sempre creduto che denunciare illegalità, illiceità, la presenza mafiosa nel territorio non ha alcuna colore politico e appartiene a tutti, perchè significa custodire la nostra stessa la democrazia, la libertà, la nostra Costituzione. Le mafie sono organizzazioni criminali che uccidono la nostra stessa convivenza civile. In alcuni territori ci sono persone più attente degli altri, e magari si muovono in un territorio dove l’indifferenza regna sovrana e questo bisogna denunciarlo. Oggi essere indifferenti può, ancor di più, significare essere complici. Non si può essere indifferenti, specialmente per chi ha anche responsabilità istituzionali e politiche. Io sono sempre stata accanto alle vittime di mafie, ai testimoni di giustizia sia come legale che come vice presidente dell’associazione alla quale appartenevo e dalla quale, prima di accettare la candidatura in Senato, mi sono dimessa. Oggi sono una semplice volontaria'.
Se, come riportano le relazioni semestrali della Dia, la mafia è radicata in Emilia Romagna, lei crede che altri casi-Brescello possano emergere in futuro? Viceversa cosa porta a credere che quello di Brescello sia un caso isolato rispetto a possibili rapporti tra amministrazioni emiliani e criminalità organizzata?
'La mafia purtroppo è radicata in tutto il nord e da tempo, come da tempo si è radicata oltre i confini italiani (non dimentichiamo la Germania – le ultime operazioni oltre a Duisburg, e non solo). Le mafie al nord hanno sempre mantenuto una condotta diversa rispetto al radicamento al sud.
Al nord tutte le mafie hanno cercato di mimetizzarsi per cercare di penetrare il tessuto economico. Non avevano bisogno di fatti eclatanti anche se non dobbiamo dimenticare gli omicidi del 1992 accaduti a Brescello e Reggio Emilia. Chiaramente oggi è più complesso leggere le complicità, le connivenze, le relazioni nei territori, soprattutto in quelli più ricchi. Infatti, al Nord ci sono il maggior numero di interdittive, proprio perchè le mafie guardano al mercato, all’economia e alle relazioni con la zona grigia. Anche la politica in questo territorio ha avuto una grande responsabilità, anche in punto di sottovalutazione.
E’ importante ricordare che la Regione Emilia Romagna è stata la prima Regione a dotarsi di un Testo Unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economica responsabili. Quanto al rapporto con la politica, penso per esempio all’ora consigliere comunale Giuseppe Pagliani, che è stato naturalmente assolto, ma emerge chiaramente dal processo che ha partecipato a cene con diversi imprenditori, condannati per mafia, in cui venivano sollevati dubbi sul lavoro che stava facendo una bravissima Prefetta riguardo le interdittive antimafia. Le interdittive antimafia sono strumenti di prevenzione a tutela della buona economia e certamente danneggiano le imprese mafiose.
Ancora il coinvolgimento del politico Bernini che, indagato in un primo momento per concorso esterno e voto di scambio, reato successivamente derubricato in corruzione elettorale, non è stato assolto nel merito all’esito di un processo, ma semplicemente è intervenuta la prescrizione.
E ancora la condanna definitiva per associazione mafiosa del politico Giuseppe Caruso.
Per quanto riguarda le altre responsabilità e cioè quelle penali, sono certa (conosco il processo Aemilia ed ho letto le motivazioni delle varie sentenze) che la Procura non ha mai guardato ad alcun colore politico come deve fare qualsiasi Procura, ma ha guardato solo alle condotte e agli elementi probatori necessari per celebrare un processo. In questo territorio abbiamo una grande fortuna, abbiamo uomini e donne delle Forze dell’Ordine capaci, trasparenti, che guardano alle condotte, anche a quelle di qualche loro appartenente e non hanno mai chiuso gli occhi anche quando hanno portato a processo loro stessi colleghi e il processo Aemilia ci ha fatto conoscere anche questo. Ho piena fiducia nella Magistratura e negli uomini e donne delle Forze dell’Ordine di questo territorio che continuano a lavorare, sempre con rigorosa professionalità, come hanno sempre fatto'.
Gianni Galeotti