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'Distruzione volte cinquecentesche a Modena, assessore ha sbagliato'

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Italia Nostra: 'Occorre franca ammissione di un errore della sua amministrazione cui si deve riconoscere la attenuante del parere della Sovrintendenza'


'Distruzione volte cinquecentesche a Modena, assessore ha sbagliato'
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'Abbiamo ascoltato la risposta da Lei data alla interrogazione del consigliere di opposizione che diligentemente Le ha letto la nota pubblicata da Italia Nostra nel proprio sito (e trasmessa ad assessori e consiglieri) sulla demolizione di oltre venti metri del manufatto dello storico canale che scorre sotto il Corso Canalchiaro; e Le ha chiesto se la ricostruzione della vicenda fatta in quella nota abbia obiettivo fondamento e quale ne sia la sua valutazione. Lei ha eluso la principale domanda, obiettando innanzitutto che si tratta del comunicato da una associazione rivolto alla stampa e per conoscenza trasmesso alla Amministrazione, non tenuta quindi neppure a prenderla in considerazione, men che mai a rispondere; ha tuttavia aggiunto infine che l’Amministrazione era legittimata a quei lavori da ben nove autorizzazioni della soprintendenza (ne ha sventolato con largo moto di braccio i documenti), come per altro si è fatto in passato per analoghi interventi nei sottoservizi stradali in centro storico e si continuerà ben presto a fare'.

Così Italia Nostra con una lettera aperta replica all’assessore ai lavori pubblici del Comune di Modena Andrea Bosi sul tema delle volte cinquecentesche distrutte in corso Canalchiaro (qui).

'A ragione il consigliere interrogante si è dichiarato insoddisfatto, perché l’Amministrazione comunale non poteva e non può ignorare che anche in quel tratto le originarie strutture di contenimento dello storico Canalchiaro (ancora perfettamente conservate nei secoli come documenta il servizio fotografico allegato alla nota di Italia Nostra) costituiscono un bene culturale esplicitamente dichiarato dal decreto 2 settembre 1994 del ministro per i beni culturali, notificato necessariamente al proprietario Comune di Modena, che è tenuto quindi (parole della relazione allegata al decreto, sua parte essenziale) a “mantenere intatte quelle che sono le caratteristiche costruttive dei principali canali” che attraversano l’insediamento di fondazione della città.

Il Canalchiaro come gli altri principali canali della città storica è quindi soggetto alla disciplina conservativa del codice beni culturali e l’obbligo al riguardo spetta al Comune proprietario (“gli enti pubblici territoriali…hanno l’obbligo di garantire la sicurezza e la conservazione dei beni culturali di loro appartenenza”: art. 30 codice beni culturali). E Lei che ha studi di diritto ben sa, la eventuale autorizzazione del soprintendente non può certo valere a esonerare il Comune dall’obbligo conservativo, perfino penalmente presidiato dalla previsione del grave reato di cui all’art.518 duodecies (distruzione di bene culturale) recentemente introdotto nel codice penale, come argomenta la nota di Italia Nostra che Le è stata letta dal consigliere di opposizione'.

'Certo gravissima – forse perfino prevalente – la responsabilità della Soprintendenza che è il presidio territoriale della tutela, chiamata istituzionalmente a far rispettare la disciplina conservativa dei beni culturali e qui ha invece sorprendentemente dimostrato di ignorare l’esistenza stessa del vincolo imposto sulle storiche strutture del Canalchiaro (compreso nel registro dei beni tutelati pubblicato e accessibile da chiunque nel sito istituzionale del ministero); e ha trattato il caso come una vicenda di archeologia preventiva in funzione di un eventuale interesse culturale da accertare, per altro infine escluso con una sbrigativa e contraddittoria motivazione. Non dubitiamo che Lei ignorasse l’esistenza del vincolo conservativo anche su quel tratto dello storico manufatto di tecnologia idraulica, ma è qui questione non già della posizione personale dell’assessore preposto, bensì della responsabilità obbiettiva della Amministrazione comunale cui il bene appartiene. E una volta che abbia potuto conoscere (merito sia dato a Italia Nostra) che quel manufatto era un prezioso bene culturale e dunque è stato sia pure inconsapevolmente distrutto un bene del patrimonio storico e artistico della Nazione che la Repubblica tutela per precetto costituzionale, crediamo, apprezzerà la franchezza, che ben diversa sarebbe dovuta essere la sua risposta al consigliere che Le ha rinnovato la lettura della nota di Italia Nostra: la franca ammissione cioè di un errore della sua amministrazione cui si deve riconoscere la decisiva attenuante delle nove autorizzazioni date dalla negligente soprintendenza (che non cancellano però l’obbiettivo illecito) e insieme la manifestazione del dispiacimento per la perdita di un bene culturale che appartiene alla città e di cui la Amministrazione comunale è soltanto responsabile custode. E, avuta la consapevolezza che il sistema dei canali sul cui sinuoso percorso si è misurato l’insediamento storico della città costituisce un prezioso patrimonio culturale, la dichiarazione dell’impegno che di quella presenza l’Amministrazione terrà di qui in avanti doverosamente conto e non, come abbiamo dovuto sentire, l’enunciazione del proposito di integralmente sopprimere ogni memoria di quelle storiche strutture'.

Redazione Pressa
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