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“Serve spingere con forza sull’acceleratore della sostenibilità, investendo su rinnovabili, efficienza energetica, mobilità sostenibile e riqualificazione urbana ed abbandonare l’era delle fonti fossili nel più breve tempo possibile' - recitava una nota diffusa di recente da Legambiente.
Obiettivo che non sembra rispecchiarsi nemmeno nelle strategie di mercato di chi, come Hera, compra, vende e distribuisce energia elettrica sul mercato emiliano romagnolo. Basta leggere una bolletta dell'energia elettrica, ed in particolare quello schema la cui pubblicazione è obbligatoria per legge e che illustra la composizione delle fonti utilizzate per produrre l'energia elettrica distribuita e venduta all'utenza finale nel territorio di propria competenza, per rendersi conto che l'utilizzo delle fonti rinnovabili è sempre meno perseguito e, paradossalmente in maniera inversamente proporzionale rispetto ai combustibili fossili tradizionali (gas e petrolio) che, per contro, sembrano godere di una seconda giovinezza e di un nuovo sviluppo.
Con percentuali in aumento. Paradossalmente proprio nel momento in cui le stesse fonti sono ritenute nemiche dell'ambiente, alla base dell'alimentazione di decine di migliaia di impianti di riscaldamento nella sola città di Modena che, insieme alle emissioni derivanti dal traffico veicolare, costituiscono l'origine dell'inquinamento che satura i centri urbani
La composizione del mix energetico utilizzato per la produzione di energia elettrica venduta da Hera Comm nel 2016 e nel 2017 (ultimi dati disponibili), ha registrato un costante decremento delle fonti rinnovabili. Erano il 36,54% nel 2014, per scendere al 29 nel 2015, al 19 nel 2016 e con un calo di poco più di dieci punti percentuali, addirittura al 9% nel 2017.

Per contro, nello stesso periodo (intervallo 2016-2017), è aumentato anche se di poco l'utilizzo del carbone dal 20 al 23%, dei prodotti petroliferi dal 1,11% al 1,58%, e del nucleare dal 3,15 al 5,61%.
In pratica, se non consideriamo il nucleare prodotto all'estero e trasportato in Italia, le uniche che calano tra le fonti utilizzate per produrre l'energia elettrica necessaria ad alimentare migliaia di famiglie ed azienda nella provincia, sono proprio le fonti rinnovabili. Una percentuale ancora più bassa quella delle fonti rinnovabili utilizzate per produrre l'energia distribuita da Hera, se posta a confronto la composizione del mix medio nazionale utilizzato dal sistema elettrico Nazionale e immesso in rete. Qui le fonti rinnovabili calano ma partendo da una percentuale da un valore ben più alto, che nel 2016 era pari al 38,85%, passando al 36,6%. Percentuale 4 volte superiore a quella di Modena. Ma non solo. Il mix medio nazionale di fonti utilizzate per la produzione di energia elettrica, al contrario, e sicuramente in maniera più virtuosa di quanto succede per il dato riguardante il bacino Hera, e quindi anche modenese, si registra anche sul calo della percentuale di Carbone e, anche se con piccoli scarti, dei prodotti petroliferi.
Un dato, quello locale, che stupisce maggiormente se viene accompagnato dal dato secondo cui Hera negli anni ha trasformato l'inceneritore in un centrale elettrica capace di produrre una tale quantità di energia elettrica che potrebbe alimentare centinaia di abitazioni ed imprese. Basta pensare che nel basta meno del 10% dell'energia elettrica prodotta dalla turbina fatta girare con il vapore a sua volta generato dall'acqua fatta bollire attraverso il calore generato dall'incenerimento per soddisfare il fabbisogno di energia elettrica dell'inceneritore stesso. Energia che per il 90% viene immessa e venduta da Hera al gestore nazionale. Fattore che moltiplica il valore economico e ai guadagno legati e derivanti dall'incenerimento dei rifiuti
Gi.Ga.
Redazione Pressa
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