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Secondo le previsioni dell'Amministrazione Comunale di Modena che orgogliosamente, dopo 30 anni di progetti naufragati, aveva annunciato due anni fa l'avvio dei lavori per il recupero della palazzina di testa del comparto delle ex fonderie di Modena, la fine del cantiere era stata fissata per questa estate 2022. A ricordare la previsione, a questo punto del tutto mancata, in Consiglio Comunale, è stata il Consigliere Lega Modena Barbara Moretti, nel corso del dibattito generato da una interrogazione presentata proprio sui ritardi del cantiere dal consigliere d'opposizione di Fratelli d'Italia - Popolo della Famiglia, Elisa Rossini. Con una serie di quesiti che hanno portato l'assessore all'urbanistica Anna Maria Vandelli a rispondere e a confermare che il ritardo sulla tabella di marcia dei cantieri è, ad oggi, intorno ad un anno.
'Al netto delle difficoltà congiunturali legate all'aumento del costo dei materiali che ha inciso pesantemente su tanti cantieri e sull'intero comparto dell'edilizia, auspichiamo che i lavori possano concludersi per l'estate 2023' - ha affermato l'Assessore.
'Capisco il problema contingente legato all'aumento del costo delle materie prime e alla crisi internazionale che nessuno discute - replica Elisa Rossini - ma parliamo di un progetto che si trascina da oltre 20 anni e usare oggi il tema della guerra in Ucraina per giustificare il rallentamento mi pare finanche provocatorio. Il comparto è di proprietà del Comune dal 1983, non si è neppure iniziato con la bonifica della zona e soluzioni all'orizzonte non se ne vedono'.
'L'assessore Vandelli - continua Rossini - ha confermato il rallentamento dei lavori di restauro della palazzina degli uffici del comparto ex Fonderie Riunite, ma la cosa ancor più grave è che l'amministrazione comunale non ha una vera agenda temporale per la fine dei lavori.
A mia ripetuta domanda infatti l'assessore ha ipotizzato come data il 2023, ma è evidentemente una data del tutto aleatoria e assolutamente non vincolante'.
Quella che pesa sulle ex fonderie, area ex industriale, strategica, alle porte del centro, è da trent'anni una storia ripetuta di progetti di riqualificazione più o meno partecipati ma costantemente falliti. Una storia di nulla di fatto che attraversa i mandati decennali degli ultimi tre sindaci che si sono succeduti nel palazzo del Municipio: Barbolini, Pighi e, ora, Muzzarelli. Anche il mandato di quest'ultimo, nonostante la qualificata attività svolta dall'organismo tecnico del Comune (in questi anni capace di elaborare proposte vincenti per accedere e qualificarsi in numerosi bandi per l'accesso a fondi regionali, statali ed europei), e all'oggettiva scossa data a diversi cantieri ereditati dal passato dall'Assessore ai lavori pubblici Andrea Bosi, sembra ormai ricalcare quello dei suoi predecessori. Una svolta potrebbe essere data, rispetto ad un passato fallimentare, dai milioni di euro già stanziati per il progetto per la realizzazione del comparto Automotive che dovrebbe riguardare il resto del comparto abbandonato da 30 anni e ancora privo di bonifica, ma si tratta comunque di anni, tanti anni, nella migliore delle ipotesi, anche solo per definire i lavori sulla carta e i potenziali soggetti attuatori. Una prospettiva che riguarderà comunque il post mandato Muzzarelli che, salvo soprese elettorali nel 2023, si concluderà, alla scadenza naturale del 2024 con un nulla di fatto. O meglio, anche nell'ipotesi della conclusione della palazzina, con tre dei quattro comparti in cui è frazionata l'area delle ex fonderie così, come i modenesi da più di trenta anni sono abituati a vederli.
Gianni Galeotti
Redazione Pressa
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