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'Quello che sta accadendo nel Pd di Verona, con la ‘rimozione’ di Annamaria Bigon dalla vicesegreteria del Pd, rea di aver votato in modo difforme al gruppo su un tema etico come il fine vita, mi sconvolge: questo accresce il mio allarme rispetto alla ‘manomissione’ di un principio fondatore e presupposto stesso della nascita del Pd'. A rivolgersi con una lettera aperta a Elly Schlein è Paolo Negro, già coordinatore del Comitato Costituente provinciale del Pd di Modena e capogruppo Pd nell’Unione Comuni Bassa Modenese.
'Anna Maria Bigon ha esercitato il suo voto di astensione sulla legge proposta dalla Giunta Zaia, in ordine al fine vita, in coerenza con la Costituzione che non prevede un ‘vincolo di mandato’, in coerenza con il fatto che si tratta di una materia delicatissima su cui in primis legiferare a livello nazionale, in coerenza con la propria coscienza ed in coerenza con un principio fondativo del Pd: il pluralismo culturale, insieme alla Costituzione stessa che nasce dall'incontro fecondo delle culture.
Per questo dovrebbe ora essere processata? Ma siamo pazzi? L’accusa riguarderebbe il non aver accolto il suggerimento di uscire dall’aula al momento del voto, per salvare il suo diritto di differenziare il suo voto ma di consentire in questo modo al contempo l’approvazione della legge regionale. Uscendo dall’aula, come le chiedeva il gruppo Pd, avrebbe consentito l’approvazione di una legge che non condivideva, e su cui peraltro la stessa maggioranza di centrodestra si era spaccata. Se esercitare la propria libertà di coscienza rispetto ad una legge su temi eticamente sensibili che non si condivide, diventa dentro il Pd oggetto di un processo, non è solo che qualcuno si ‘autosospende’, è la ragione esistenziale stessa del Pd, come casa di tutti i riformismi, a essere messa in questione e quindi la possibilità di un’alternativa alla destra in questo Paese'.
'Nei giorni scorsi ci ha lasciato il modenese Giulio Santagata, uno dei sognatori e degli artefici, come braccio destro di Romano Prodi, dell’Ulivo e del PD. Giulio, che nella sua stessa storia personale era crocevia delle culture fondative del Pd, concepiva il Partito Democratico come perno e federatore di una coalizione di centrosinistra, proprio in quanto capace di federare e far fiorire al proprio interno, senza recidere, il legale con il cattolicesimo democratico e con la storia della sinistra nel nostro Paese.
Il Pd deve tornare ad esaltare il proprio pluralismo culturale: se non fa questo, viene meno anche la possibilità di costruire un’alternativa competitiva alla destra, una forte alternativa di centrosinistra in questo Paese, per fermarne il declino'.
Redazione Pressa
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