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Il tentativo di superare divisioni e polemiche che anche quest'anno avevano anticipato le celebrazioni del 25 aprile, sembra riuscito. Almeno a Modena. Dal palco del 25 aprile in piazza grande a Modena, sparisce il tema della guerra in Ucraina se non richiamato da chi come Don Ciotti ricorda le altre 59 guerre che oltre a quella di ci sono nel mondo 'ma che non vengono considerate'. Ma scompare anche il concetto di 'resistenza Ucraina'. C'è il sindaco che parla del fondamentale valore delle forze alleate nella liberazione d'Italia e del loro 'riconoscimento del ruolo della resistenza, che insieme - dice - sono elementi fondamentali per porre le condizioni basilari alla nascita della nostra Costituzione'.
Ci sono alcuni manifestanti contrari alla Nato e all'invio delle armi che con i loro cartelli sfilano (e vengono lasciati sfilare), in corteo, a fianco di Sindaco, Presidente della Provincia e Prefetto, dopo la messa e prima dell'arrivo in Piazza Grande.
C'è il presidente dell'Anpi Vanni Bulgarelli, che rispondendo alla nostra domanda supera la critica all'invio delle armi (al centro dell'intervento dello scorso anno) e gioisce per la celebrazione di 'grande festa di popolo e di unità nazionale che supera le divisioni'. C'è anche una bandiera di Forza Italia che sventola in piazza a pochi metri di una del PD. Sul palco, quest'anno, insieme al sindaco e presidente Anpi, sale anche Don Luigi Ciotti. L'anno scorso c'era Don Mattia Ferrari, il giovane sacerdote della ONG Mediterranea. Oggi c'era lui. Il presidente di Libera ha risposto all'invito del sindaco di Modena. Ma il perché non sembra legato al 25 aprile. 'Avevo altri inviti per oggi' - afferma rispondendo alla nostra domanda sul perché della sua presenza a Modena - 'ma ho preferito venire qui perché in questa provincia Libera ha una presenza forte' - dichiara.
La mafia, nel suo intervento, arriva solo nel finale. 'Oggi è più forte che prima, pervasiva, è la mafia dei manager' - afferma.
E se nel corteo insieme a diversi esponenti del PD locale spiccano esponenti di centro destra, come il Capogruppo Lega Giovanni Bertodi e Alberto Bosi (Alternativa Popolare), sul palco ci sono, tra i politici, solo parlamentari PD (Rando e Vaccari) e del Movimento 5 Stelle (Ascari).
I riferimenti critici al governo da parte dei relatori ci sono ma sono limitati, e diretti soprattutto alle dichiarazioni di La Russa su via Rasella o sulle fosse Ardeatine, ma alla fine gli attacchi forti, come gli scorsi anni ci avevano abituato, non arrivano. Il tentativo, pur tirato e forzato, è chiaro. Nessuno, pare, vuole correre il rischio di essere accusato di alimentare divisioni, soprattutto dopo averle condannate. 'È da questo giorno del 1945 che è ripartita l’Italia democratica: l’antifascismo è la radice e patrimonio del Paese e univa forze diversissime tra loro che insieme hanno lavorato in Assemblea costituente per dare vita a una Costituzione che tutelasse tutti e riportasse il paese alla democrazia' - afferma il sindaco.
L'attacco all'avversario politico, e tanto più al governo, quando il riferimento sono la Costituzione e le istituzioni democratiche, non paga. O forse, non paga più. Ed è così che quando le stoccate al governo arrivano non sono tanto sul 25 aprile, ma soprattutto sull'immigrazione. Parte integrante e comune degli interventi dei tre relatori e che di fatto sostituisce quello della guerra e delle resistenza ucraina, mantra dello scorso anno, di fatto sparito oggi. Il sindaco con l'appello a non scaricare sui territori il peso dell'emergenza, e Don Ciotti con una condanna bipartisan a chi considera l'immigrazione come risorsa da sfruttare e e respingere e contro i piani stipulati dai governi italiani (quindi ci centrodestra e centrosinistra), con paesi come Turchia e Libia, in funzione dei quali vengono fermate le partenze con la 'forza e i lager'. Netta la critica di Don Ciotti contro l'Onu, 'istituzione da riformare'. Intorno alle 12,30 nel rispetto dei tempi previsti, i saluti finali. I circa 3000 di piazza Grande si diradano. Senza polemiche.
Gianni Galeotti