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'Erasmo diceva che è meglio una pace iniqua di una guerra equa, forse non dovremmo mai dimenticarlo. Senza pace davvero tutto è perduto e non c'è ricchezza per nessuno. C'è la legittima difesa ma anche la legittima aspirazione della pace. La guerra non è un temporale, quelli che la fanno dovrebbero dire 'prima ne parliamo'. Ma siamo tutti noi che dobbiamo decidere la pace, non facendo ad altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi'. Così il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, aprendo i lavori oggi a Bologna, nella sala Santa Clelia della Diocesi, dell'incontro 'Le armi nucleari e l'Italia. Che fare?'. Promosso dalla Rete cattolica ecumenica per il bando alle armi nucleari, a partire dall'appello 'Per una Repubblica libera dalla guerra e dalle armi nucleari', l'appuntamento, in presenza e in streaming, è mirato a chiedere l'adesione dell'Italia al Trattato di proibizione delle armi nucleari e in sala si susseguono gli interventi critici sulla guerra in Ucraina, presa di mira dal punto di vista del riarmo generale.
'Soltanto tanti artigiani di pace, tutti insieme, potranno costruire gli architetti e l'architettura della pace. Ne sentiamo oggi drammaticamente l'urgenza', si rivolge Zuppi ai presenti in sala e da remoto.
Il cardinale, nel suo intervento prima delle tante testimonianze che sfilano, tra proposte di nuove manifestazioni anti-guerra e appelli ai parlamentari, ricorda infatti che 'tra poco saranno 10 anni di papa Francesco' e 'conviene riprendere il suo messaggio in occasione della prima riunione degli Stati parte del trattato sulla proibizione delle armi nucleari', il 21 giugno scorso: 'Papa Francesco ha detto in quella sede che non c'è posto per le armi nucleari e per le altre armi di distruzione di massa. Questa è la convinzione della Santa sede: è necessario e possibile un mondo libero da armi nucleari. Per la prima volta, il papa ha condannato moralmente anche il mero possesso delle armi nucleari. No quindi - rimarca l'arcivescovo di Bologna- al falso senso di sicurezza e all'equilibrio del terrore, che ostacola ogni vero dialogo tra popoli'.
Redazione Pressa
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