Ha stupito dunque come, davanti a questa affermazione, il capogruppo Pd Antonio Carpentieri, presente la scorsa sera, come noto, in sostituzione di Massimo Mezzetti fermato da un problema all'occhio, abbia dichiarato apertamente che gli studi dimostrano l'assenza di tale legame.
Ora, una svista può capitare, ma vista la delicatezza del tema è giusto, anche per dovere nei confronti dei tanti presenti al dibattito, riprendere con precisione quanto fotografato da quello studio sulla realtà modenese, studio peraltro mai replicato negli anni seguenti.
I risultati di quello studio sono ancora rintracciabili sul web.
Sui nati pretermine lo studio recita: 'Lo studio degli effetti sanitari ha riguardato la popolazione residente nell’area di 4 km di raggio intorno a ogni inceneritore per rifiuti solidi urbani (RSU) e ha valutato l’occorrenza di effetti associabili a:
1.
2. esposizioni di lunga durata (effetti a lungo termine, che hanno considerato la mortalità e l’incidenza di tumori).
Lo studio intendeva anche indagare eventuali effetti sulla salute dei lavoratori degli impianti di incenerimento, in relazione all’esposizione professionale. Non è stato tuttavia possibile ricostruire con affidabilità e completezza la coorte dei lavoratori, se non a partire da anni recenti e si è quindi dovuto rinunciare a questa parte dello studio. L’analisi degli effetti riproduttivi ha considerato i 9950 nati nella aree in studio nel periodo 2003-2006; l’indirizzo materno è stato georeferenziato e l’esposizione è stata attribuita utilizzando modelli matematici di dispersione al suolo delle emissioni misurate, utilizzando il PM10 come tracciante. E’ stata osservata un’associazione tra l’esposizione e l’esito “nati pretermine”, la cui frequenza aumenta con i livelli di esposizione, mentre nessuna associazione è stata rilevata per il basso peso nei nati a termine, i “piccoli per età gestazionale”, la gemellarità, il rapporto tra i sessi alla nascita.
Sulla correlazione coi linfomi non Hodgink invece Moniter afferma: 'Di fatto nella coorte di Modena l’unica sede tumorale che appare significativamente associata con l’esposizione è il colon nelle femmine. Il risultato non è replicato nelle due coorti più ampie. Sempre nella coorte di Modena occorre segnalare il trend al limite della significatività per il tumore del corpo dell’utero, non replicato nelle due coorti maggiori e, con incertezza maggiore, l’aumentare dell’incidenza di linfomi non Hodgkin all’aumentare del livello di esposizione nei due sessi considerati congiuntamente. Considerando le due coorti più numerose, occorre valutare il tumore del pancreas e quello del fegato nei maschi'.