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Nicola Gratteri, ora procuratore Capo di Napoli, si definisce un uomo libero che ha combattuto, ha pagato e sta pagando per la sua libertà. 'Una libertà che - dice - non si esprime nel potere fare tranquillamente un giro in bicicletta o in una gita al mare, cose che non faccio da anni, ma nel dire liberamente ciò che si pensa, e di non essere aviluppati al siistema'.
E durante il suo intervento al Dig Festival di Modena, nell'appuntamento organizzato dall'Associazione Stampa Emilia-Romagna e Modena sulla riforma Cartabia, Gratteri lo dimostra.
Anche quando, incalzato sul merito della protesta del sindacato dei giornalisti sugli effetti delle riforma Cartabia che limita se non annulla il contatto con le procure e la possibilità di avere informazioni minimali per il diritto di cronaca, afferma di condividere le ragioni della protesta ma fa notare come in commissione parlamentare giustizia, nella discussione preliminare all'approvazione della riforma, né il Consiglio Nazionale dei Giornalisti né il sindacato di categoria si siano presentati. 'Dopo anni iniziate a vederne gli effetti' - afferma rivolgendosi ai giornalisti. 'Ora dovreste andare dai vostri editori e dire loro di parlare con i loro amici in parlamento per cambiare la legge'.
La platea è numerosa, ma mancano tanti amministratori e autorità, almeno rispetto ad altri appuntamenti di questo livello, a Modena. C'è solo il sindaco che segue il primo giro di domande e se ne va. C'è il questore e il sindaco di Castelfranco. La prima fila, di fatto, si ferma lì.
La discussione entra nel vivo di un altro tema giuridicamente caldo: le intercettazioni. Gratteri va dritto al punto, accellerando anche le domande dei giornalisti, quasi ripresi per il rischio di lunghe premesse. 'Non concordo con l'opinione del governo di tagliare 180 milioni alle intercettazioni. Non si considera il valore anche economico delle intercettazioni. Ogni giorno, grazie ai risultati ottenuti grazie alle intercettazioni, vengono recuperati milioni di euro, contanti o preziosi che possono essere venduti all'asta'. Come dire, le intercettazioni si pagano da sole. E sul punto c'è, per Gratteri, anche una questione di metodo. 'Stiamo a parlare di soldi per le intercettazioni quando le organizzazioni criminali hanno assoldato degli hacker stranieri non solo per criptare i telefoni ma per costruire intere piattaforme come WhatsApp per parlare tra di loro al di sopra delle nostre teste. La Polizia olandese, grazie a forti investimenti, ha bucato il sistema e ci ha inviato migliaia di file audio che stiamo decriptando, così ha fatto la Polizia tedesca. Cosa che senza analoghi investimenti, quella italiana, pur avendo a disposizione risorse umane di altissimo livello sul piano investigativo, non è riuscita a fare'
Poi c'è un altra questione che vede Gratteri in contrasto con le scelte del ministro: distinguere le intercettazioni escludendo quelle rispetto alle indagini sulla pubblica amministrazione, per peculato, concussione corruzione. 'Perché dare una via privilegiata ad amministratori, primari, funzionari?'
Poi il procuratore capo di Napoli torna sulla riforma Cartabia. Il giornalista Giovanni Tizian prova a spostare il tiro sulle responsabilità dell'attuale governo, ma Gratteri ne anticipa il finale: 'Sbagliato fermarsi a questo governo. La volontà di riforma parte da molto lontano e poi è stata votata dal precedente governo, il governo dei migliori, ad esclusione di Fratelli d'Italia'. Qui Gratteri viene subito fermata. La tesi della responsabilità del governo sta per essere ribaltata e salva Fratelli d'Italia, allora Tizian rilancia. 'Intendo che certe dichiarazioni, come quelle del ministro nei confronti anche di chi indaga sulla mafia, accusato di vedere la mafia ovunque, quasi fosse assillato da questo, che messaggi possono lanciare?'.
'Sinceramente non mi stupisco delle dichiarazioni del ministro Nordio perché fanno parte della sua cultura che conosciamo da anni. Nordio è coerente con se stesso e con quello che dice da almeno dieci o venti anni. Io l'ho conosciuto direttamente una volta in quanto lo invitai, come Ministro in carica, all'inaugurazione della nuova procura di Catanzaro. E' un uomo colto, di grandi letture, ma per quanto riguarda le idee sul contrasto alla criminalità organizzata alle mafie non sono d'accordo con lui. Preferisco sentirlo parlare di storia e di arte ma non di strumenti per il contrasto alle mafie. Io non sono d'accordo con le sue idee ma credo che il vero dramma sia che le sue idee non servano per contrastare le mafie, migliorare la giustizia, velocizzare i processi, migliorare il sistema e a dare risposta alle migliaia che sono in attesa di giustizia'.
Gi.Ga.
Redazione Pressa
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