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“Una dittatura non cade dal cielo”. È questo il titolo dell’installazione, un grande cubo nero, collocata in piazza Mazzini per ricordare il centenario dell’assassinio del deputato Giacomo Matteotti e l’avvento, con le elezioni politiche del 1924, del fascismo.
Ognuna della quattro facce visibili del cubo riporta una scritta e ricorda uno specifico episodio: “Una dittatura non cade dal cielo” rimanda alla marcia su Roma del 27 ottobre 1922. “Una dittatura non chiede permesso” riporta lo spettatore al 30 maggio 1924, il giorno in cui Giacomo Matteotti denuncia alla Camera dei deputati il clima di violenza e illegalità in cui si erano svolte le elezioni del 6 aprile. Il 10 giugno il deputato viene aggredito e rapito, il suo corpo sarà ritrovato non lontano da Roma il 15 agosto.
Sulla terza faccia del cubo nero, la scritta “Una dittatura non è un oggetto misterioso” si riferisce al novembre 1926 quando l’approvazione delle “leggi eccezionali per la sicurezza e la difesa dello stato” mette fuorilegge partiti e sindacati, vieta gli scioperi e mette sotto controllo associazioni e giornali. Infine, “Una dittatura non è uno spazio libero” ricorda l’invasione dell’Etiopia, il 3 ottobre 1935, e l’inizio del colonialismo italiano in Africa.
Come spiega il vicesindaco di Modena Gianpietro Cavazza, l’installazione, che sarà visibile fino al 25 aprile, giorno della Liberazione dell’Italia dalla dittatura nazifascista, “invita a riflettere sulla dittatura passata con l’obiettivo di prenderci cura, oggi e ogni giorno, della democrazia e della libertà sancite dalla Costituzione, che non sono date una volta per tutte e di cui abbiamo bisogno come dell’aria che respiriamo”.
L’iniziativa è promossa dal Comitato per la storia e le memorie del Novecento del Comune di Modena nell’ambito del percorso che ha portato anche alla commemorazione del centenario del delitto Matteotti e che è iniziato lo scorso 6 aprile, a cento anni dalle elezioni politiche del 1924 che portarono al potere il fascismo, con due incontri al Collegio San Carlo, uno per gli studenti e uno aperto al pubblico, per ricordare e approfondire quegli avvenimenti, che cambiarono la storia dell’Italia.
Redazione Pressa
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