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Nel 2020, nei comuni capoluogo di provincia e città metropolitane dell’Emilia-Romagna, si è disperso il 29,9% dell’acqua immessa in rete (contro il 36,2% medio nazionale), ma quel che è peggio è che Modena supera la media nazionale. Dall’analisi dei dati pubblicati dall’Istat, sono oltre 7 i milioni di metri cubi di acqua che si perdono nel solo comune di Modena, il 36,7% dell’acqua immessa in rete: un dato che fa della nostra provincia la terza peggiore in regione dietro a Parma e Ferrara. Numeri che danno il senso di una emergenza che va affrontata in fretta.
E' quello che emerge da uno studio Lapam sulla dispersione idrica.
L’agricoltura, spiega l’Ufficio Studi Lapam, è il più grande utilizzatore di acqua, con consumi destinati in particolare all’irrigazione dei terreni e alla zootecnia.
Nella manifattura i settori più idro-esigenti sono quello estrattivo, seguito dal tessile, petrolchimica, farmaceutica, gomma e materie plastiche, vetro ceramica, cemento, carta, prodotti in metallo. In provincia di Modena, nei dieci comparti manifatturieri con una più elevata intensità di utilizzo dell’acqua (con il 69,3% dei consumi di acqua delle imprese di produzione), operano 2mila imprese con 33mila addetti, di cui due terzi sono imprese artigiane (il 59,5%). Nei settori in esame, le esportazioni modenesi del 2022 valgono 4,6 miliardi di euro, il 26,2% dell’export provinciale.
'Il rischio siccità non impatta solo sul settore agricolo – sottolinea il segretario Rossi – ed è quanto mai importante tenere accesi i riflettori su questa situazione. Se prendiamo in esame lo stesso periodo dell’anno precedente, il livello dei fiumi non era così critico come lo è di questi tempi. Se il mese di aprile non sarà eccezionalmente piovoso, gli scenari a cui andremo incontro per il periodo estivo saranno decisamente più critici rispetto a quanto vissuto nell’estate 2022. Il problema, purtroppo, sta diventando endemico e va affrontato senza indugi. Bisogna che tutti evitino gli sprechi, dalle imprese ai privati cittadini passando per le amministrazioni. Ma serve che le istituzioni pubbliche si adoperino per fronteggiare una situazione già critica: si dovrebbero, ad esempio, creare degli invasi in grado di raccogliere e trattenere l’acqua piovana quando si verificano eventi atmosferici di portata eccezionale, evitando che questa si disperda a valle, per poi utilizzarla in caso di necessità. L’emergenza è ora, e ci aspettiamo che venga affrontata nel minor tempo possibile'.
Redazione Pressa
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