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La maggioranza consigliare a Modena oggi pomeriggio ha approvato la delibera che prevede il rinnovo fino al 2024 dei due patti di sindacato per garantire il controllo pubblico di Hera spa (quello tra tutti i soci pubblici e quello relativo ai soci pubblici del territorio modenese), stipulati nel 2018 e in scadenza il 30 giugno di quest’anno.
Hanno votato a favore i gruppi di maggioranza (Pd, Sinistra per Modena, Verdi e Modena civica), voto contrario per Movimento 5 Stelle, Lega Modena, Forza Italia e Fdi-Popolo della famiglia.
L'inceneritore
Durante il dibattito il sindaco si è soffermato anche sul ruolo dell'inceneritore di Modena gestito appunto da Hera, un impianto attivo h24 350 giorni all'anno, che ogni anno brucia circa 240mila tonnellate di immondizia indifferenziata a fronte di una produzione provinciale di indifferenziata pari a circa la metà.
Un impianto, lo ricordiamo, che dall'incerimento dei rifiuti doveva produrre, anche in funzione del suo potenziamento, energia termica pari a quella prodotta da 10.000 caldaie domestiche. Obiettivo ambientale tradito dalla riconversione in produttore di energia elettrica senza ritorno per Modena ma con tanto guadagno per le casse di Hera. Aspetto omesso dal sindaco che ha preferito disquisire sul termine inceneritore e sulla produzione (lontana da quanto i programmi prevedevano), di energia elettrica.
'Vi invito di smettere di chiamarlo inceneritore, ma a chiamarlo termovalorizzatore perchè produce energia elettrica per la città - ha detto il sindaco Muzzarelli -. E chi produce energia elettrica nei Paesi europei è considerato un impianto sostenibile. A Copenaghen addirittura ci fanno una pista da sci sopra e si divertono a giocare nell'impianto'. Ricordiamo che lo stesso sindaco nel suo programma elettorale ne ha però promesso lo spegnimento nel 2034 e che a Modena la mission dell'inceneritore non era quella di produrre energia elettrica, senza ritorno su Modena, ma per tanto ritorno per le casse di Hera, di cui il comune è socio, ma di produrre energia termica per
Il patto
Al patto generale fanno riferimento 111 enti locali (tra i quali anche le città di Bologna, Ferrara, Ravenna, Cesena, Trieste, Padova e Udine) che al momento detengono circa il 46 per cento delle azioni (comprese quelle non bloccate), mentre viene rinnovato anche il cosiddetto patto di secondo livello che consente a 20 soggetti modenesi, tra Comuni e Unioni di Comuni, di mantenere una presenza organizzata e continuare a esprimere due rappresentanti nel cda dell’azienda. Il gruppo dell’area di Modena possiede circa il 7,8 per cento di Hera spa con oltre 116 milioni di azioni, 93 milioni delle quali bloccate e non trasferibili. La delibera approvata prevede di svincolare dal patto le azioni di alcuni Comuni che lo hanno richiesto, per consentirne l’eventuale vendita nel triennio, e sarà il Comune di Modena a bloccarne una quota maggiore, altri 3 milioni e 270 mila (al valore attuale delle azioni siamo intorno ai 10 milioni di euro), per continuare a garantire i 93 milioni dell’area di Modena previsti dal patto di primo livello. Il Comune possiede complessivamente 97 milioni di azioni e, con l’ulteriore vincolo, quelle bloccate saranno quasi 81 milioni. Le azioni che vengono sbloccate, invece, sono dei Comuni di Sassuolo (un milione), di Castelfranco (un milione), di Serramazzoni (500 mila), di Pavillo (350 mila), di Maranello (290 mila) e di Sestola (130 mila).
Redazione Pressa
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