'Anche in questo caso le responsabilità dell’amministrazione e di Cirelli, che si trova ad essere Presidente di Seta solo grazie alla tessera di partito che ha in tasca, sono evidenti. Abbiamo più volte sostenuto la necessità di prevedere una presenza mobile delle forze di pubblica sicurezza nei momenti di maggiore utenza, seguendo l’esempio di Regione Lombardia e Regione Piemonte, dove sono stati siglati dei protocolli di intesa che permettono alle forze dell’ordine di viaggiare gratuitamente sui mezzi di trasporto regionali, con il preciso scopo di garantire la sicurezza dei viaggiatori e del personale di bordo. Abbiamo chiesto informazioni circa l’installazione del famoso pulsante di allarme immediato degli autisti, previsto da un protocollo siglato tra la Prefettura e Seta, e il presidente di Seta ha risposto che tale dispositivo è presente su tutti i mezzi'.
'Peccato che chi quei mezzi li usa quotidianamente non sia a conoscenza dell’esistenza di quel pulsante. Quindi delle due l’una: o Cirelli ha pubblicamente mentito sull’esistenza del bottone di allarme immediato, oppure gli autisti degli autobus non sono stati correttamente informati sull’istallazione del nuovo dispositivo. In effetti, francamente, non si comprende la motivazione tale per cui in nessuno dei numerosi casi di violenze, verificatesi sugli autobus nell’ultimo periodo, si sia attivato il dispositivo di allarme sopra menzionato. In qualsiasi caso su Cirelli pendono pesanti responsabilità di gestione di Seta. Senza dimenticare le numerose soppressioni di corse, la carenza di personale e la sua imbarazzante e goffa attività di scouting di personale presso le comunità straniere. Per l’ennesima volta consigliamo a chi gestisce il trasporto pubblico locale di destinare le risorse economiche alla valorizzazione del capitale umano che già ha e di iniziare politiche serie e strutturali, finalizzate a dare dignità professionale ed economica ai lavoratori del trasporto pubblico locale, evitando di sperperare denaro pubblico in iniziative quali reclutamento presso la comunità filippina ovvero l’organizzazione di banchetti informativi' - conclude Pulitanò.