Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Ci sono novità sulla concessione in deroga del Punto nascita di Mirandola? Quali sono le intenzioni della Regione riguardo il Punto di nascita di Mirandola? L’esternalizzazione di alcune prestazioni ospedaliere è soltanto temporanea oppure definitiva?”.
E' quanto chiede in un'interrogazione alla Giunta il consigliere regionale della Lega, Stefano Bargi, che insieme al consigliere comunale leghista di Mirandola, Guglielmo Golinelli, rivendicano chiarimenti dalla Regione circa “la volontà di investire sul personale del Punto nascita mirandolese per renderlo attrattivo anche per la vicina provincia di Mantova” e “se l'ente di viale Aldo Moro intenda dare seguito alla ricostituzione dell’unità operativa complessa di anestesiologia e all’introduzione della parto-analgesia presso l’Ospedale di Mirandola, così come approvato all’unanimità in una mozione comunale, arricchendo il punto nascita di un nuovo servizio a disposizione delle partorienti”.
“Nell’ottobre 2017 – spiega Bargi - il Ministero della Salute aveva concesso la deroga, chiesta dalla Regione, per evitare la sospensione dell'attività di assistenza al parto, solo per gli ospedali di Scandiano (Reggio Emilia) e per i due del cratere sismico: Mirandola (Modena) e Cento (Ferrara). Il Ministero chiese alla Regione di predisporre un progetto che garantisse la fidelizzazione delle donne al Punto nascite di Mirandola e che qui avvenissero almeno 500 parti l’anno. Bisognava garantire un servizio, tecnicamente parlando, di primo livello, con la presenza 24 ore su 24 di anestesista, ginecologo, pediatra e ostetriche. Secondo i dati riportati anche da alcuni organi di informazione, nel 2019 i nati erano solo 364, tuttavia - stando a quanto riportato dall’allora Ministro della Salute - con la revisione del decreto ministeriale 70 veniva disciplinata anche la questione dei punti nascita e il tetto dei 500 parti non più ritenuto necessario.
Nel 2021, comunque, nell’Ospedale di Mirandola venivano registrati 338 parti a fronte dei 390 dell’anno precedente, pur configurandosi il suo punto nascita “come centro di riferimento per la fisiologia all’interno dell’Ausl di Modena”. Sostanzialmente, il punto nascite di Mirandola, rimasto aperto in virtù di una deroga concessa nel 2017 (la stessa non concessa all'analogo punto di Pavullo nel Frignano), ha ora bisogno di dimostrare nuovamente di essere in condizioni di potere rimanere aperto. Ciò avviene attraverso l'invio, da parte della Regione, al Ministero, di una richiesta di deroga corredata da un piano elaborato dall'Ausl di riferimento rispetto alla garanzie sugli standard di sicurezza e di servizio erogati. Sostanzialmente l'Ausl invia il piano alla Regione che a sua volta, a norma di legge, lo invia al Ministero e a corredo e a sostegno della richiesta di deroga. Il piano Ausl per il punto nascita di Mirandola, da informazioni noi acquisite, sarebbe stato inviato alla Regione lo scorso mese di luglio, ma ancora non si sa se e quando la Regione lo abbia inviato al Ministero. E su questo punto insiste anche la richiesta di chiarimenti da parte dei consiglieri leghisti insieme ad un altro tema, quello del personale.
Nel maggio scorso l’Amministrazione Comunale di Mirandola stigmatizzava ufficialmente la decisione della Regione Emilia-Romagna di appaltare esternamente le prestazioni di ostetricia e ginecologia dell’Ospedale Santa Maria Bianca (per 5 mesi, rinnovabili per altri 5, per una base d’asta di oltre 500 mila euro), manifestando il timore che si trattasse di un preludio verso la chiusura del punto nascita.
Diverse erano le carenze denunciate nella lettera del Comune di Mirandola alle varie autorità competenti, “a iniziare dal numero del personale operativo nel punto nascita, talmente esiguo da anni, da garantire il solo parto fisiologico (applicare protocolli che prevedono solo parto fisiologico significa una conseguente minore attrattività per le partorienti)”.
“Cosa non avvenuta per altri poli ospedalieri (Carpi in particolare) dove i servizi legati al parto sono maggiori e di conseguenza si sostiene concretamente l’attrattività da fuori provincia (Reggio Emilia per Carpi)” – puntualizza il Consigliere Bargi -. A Mirandola invece, nonostante la vicinanza del territorio mantovano e la possibilità di incrementarne l’attrattività con investimenti mirati in personale, si sarebbero privilegiate scelte e procedure riduttive che ne hanno declassato la struttura ospedaliera, riducendo le possibilità di gravidanza per tutta una serie di categorie”.
Duro il commento del consigliere leghista mirandolese Guglielmo Golinelli: “Si sta ulteriormente manifestando la volontà del Pd di colpire le periferie (dove ormai non viene più votato) e accentrare tutto sulla via Emilia, in questo caso, chiudendo il punto nascite di Mirandola”.
“La strategia è sempre la medesima – attacca Golinelli -: si riducono i servizi, le categorie e le casistiche di partorienti, per poi dire che non ci sono i numeri, o che tenere aperto il Punto nascite è rischioso. È da aprile che il Comune di Mirandola attende una risposta alla lettera formale inviata alla regione chiedendo lo stato dell’arte relativo alla deroga sul punto nascite, risposta mai arrivata. Le voci insistenti sulla volontà di chiudere il punto nascite e le mancate risposte sono la prova che è tutto fondato. La Lega non ci sta a vedere depauperato ulteriormente il territorio di servizi e si opporrà in tutte le sedi” conclude.