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Sala negata per conferenza Mariupol: l'assessore difende la scelta, il consigliere attacca

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L’assessore Sagliano ha risposto all’interrogazione di Beatrice De Maio (Modena Sociale – Indipendenza) e accusa: 'Promuoveva la guerra d'invasione'. Il consigliere: 'E' il contrario. Parole gravissime frutto di pressioni da organismi internazionali ucraini. Roba da tribunale del popolo, il contrario di democrazia e libertà'


Sala negata per conferenza Mariupol: l'assessore difende la scelta, il consigliere attacca
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Si sapeva che la discussione, in aula, dell'interrogazione con la quale il consigliere comunale di Modena Sociale - Indipendenza avrebbe chiesto conto all'amministrazione di negare una sala civica per una conferenza programata il 20 gennaio scorso, sul tema la ricostruzione di Mariupol, è già precedentemente concessa per analoghe iniziative, ma poi negata, avrebbe comportato un acceso di battito di merito. E così è stato.
'L’iniziativa su Mariupol sarebbe stata, per l'assessore Carmen Sagliano - una manifestazione di aperto sostegno alla guerra d’invasione intrapresa dalla Russia nei confronti dell’Ucraina. Lo si è capito quando sono stati resi noti dettagli e temi dell’appuntamento, non tutti esplicitati al momento della richiesta di utilizzo della sala civica di via Viterbo, ed è questo il motivo della revoca della concessione da parte del Comune di Modena, perché sarebbe stata un’iniziativa “palesemente in contrasto con lo Statuto comunale e la Costituzione italiana”.


 
L’assessora ha voluto premettere l’assenza di pregiudizi da parte dell’Amministrazione comunale nei confronti dell’associazione richiedente 'Russia Emilia-Romagna', precisando anche che la pluralità di punti di vista non può certo rappresentare causa di annullamento di una iniziativa, come ipotizzava De Maio, purché, però, tale pluralità rispetti la Carta costituzionale. Sagliano ha infatti affermato che “è prerogativa imprescindibile per l’Amministrazione comunale salvaguardare il rispetto di tutti i valori sanciti dalla Costituzione italiana e dello Statuto comunale. Rispetto – ha proseguito – che, in quanto fondamentale, viene previsto anche nelle richieste di uso a pagamento delle sale civiche, da sottoscrivere da parte dei richiedenti”.

In particolare, l’assessora ha chiarito che alla data di presentazione della richiesta di utilizzo della sala, in novembre, non erano noti all’ente tutti i dettagli dell’evento né, quindi, gli orientamenti sugli argomenti trattati.

Aspetti che per l'assesore 'sarebbero emersi successivamente sia dagli organi di informazione sia dai canali di comunicazione della stessa associazione, rivelatisi “non coerenti con l’impegno a rispettare certi valori e al divieto di professare e praticare ideologie e comportamenti fascisti e razzisti, come peraltro sottoscritto nella stessa richiesta'.

L’assessora, pertanto, citando alcuni passaggi del provvedimento di revoca della Giunta, del 9 gennaio, ha specificato che la prevista conferenza “assumeva le caratteristiche di una manifestazione di aperto sostegno alla guerra d’invasione intrapresa dalla Russia nei confronti dell’Ucraina, in contrasto con l’articolo 3 dello Statuto comunale che promuove e afferma giustizia, libertà, democrazia e pace”. Inoltre, “gli orientamenti consolidati sugli argomenti trattati, come appurato durante altri eventi su temi simili a quelli previsti dalla conferenza, risultavano palesemente in contrasto anche con l’articolo 11 della Costituzione, che sancisce l’impegno dell’Italia a ripudiare la guerra come strumento di offesa e a promuovere la pace nelle relazioni internazionali”.

Per questo motivo, ha concluso l’assessora, è stato necessario provvedere alla revoca della sala e alla restituzione della somma, avvenuta l'1 febbraio 2024, a rimborso del pagamento già effettuato dall’associazione per il noleggio.

Netta la replica del Consigliere Beatrice De Maio: “La decisione di revocare la sala civica inizialmente concessa, all'Associazione Russia Emilia Romagna, alla conferenza su Mariupol, è sbagliata nel metodo e nel merito e rappresenta un grave precedente per una città come Modena. Così come gravi ed inaccettabili sono le parole di un assessore che parla di una conferenza pro guerra. Il tentativo di demonizzare la conferenza e i singoli partecipanti per giustificare una scelta chiaramente ed esplicitamente dettata da pressioni internazionali arrivate dal fronte ucraino contro la conferenza, è aberrante e ideologicamente pericoloso. Soprattutto per il futuro. I processi alle intenzioni supposte e la costruzione di tesi artefatte ex post utili solo per delegittimare e mettere a tacere le opinioni di chi non esprime la narrazione dominante, sono altrettanto pericolosi e richiamano i tribunali del popolo e non la democrazia. Arrivare a stravolgere pubblicamente e sul piano istituzionale la realtà, a tal punto da definire l’iniziativa pubblicamente e addirittura sul sito del comune una conferenza pro guerra,  rappresenta un’ offesa non solo all’associazione, ma anche alle istituzioni e alla democrazia.
Se davvero ci fossero stati motivi per negare una sala o per autorizzare l’iniziativa, sarebbero intervenuti altri organismi deputati a farlo. Basti pensare che si sarebbe potuta svolgere senza problemi in un qualsiasi spazio, anche pubblico, dove non vige la scure antidemocratica e illiberale del comune. Che invece per piegarsi ai diktat e a pressioni internazionali, si è assunto una grave responsabilità. Quella di negare la libertà di espressione e l’occasione di dialogo anche con posizioni opposte che, come in altre conferenze, si sarebbe creato. Non è stato possibile a causa di un provvedimento oscurantista, sfregio alla democrazia e alla libertà” - conclude De Maio

Il dibattito in aula, l'intervento degli altri consiglieri

L’interrogazione sulla revoca della sala civica di via Viterbo all’associazione Russia Emilia-Romagna, presentata da Beatrice De Maio (Modena Sociale – Indipendenza!) alla quale ha risposto l’assessora a Quartieri e Partecipazione Carmen Sagliano, è stata trasformata in interpellanza che prevede il dibattito

Aprendo il dibattito, Antonio Carpentieri (Pd) ha precisato che “l’articolo 21 sulla libertà di pensiero, invocato dall’associazione, ha un perimetro, poiché la libertà di espressione non è infinita” soprattutto se si intende esercitarla in una sede di un ente pubblico. Il capogruppo ha infatti chiarito che l’iniziativa vedeva tra i relatori “soggetti quantomeno discutibili che nel tempo hanno detto cose chiare e gravi su guerra, democrazia e libertà: giusto quindi che la manifestazione di certe tesi, in un luogo pubblico, abbiano incontrato un limite nella Costituzione e nello Statuto comunale”.

“Siamo talmente immersi nei conflitti che siamo obbligati a prendere delle posizioni, a volte non proprio a favore della libertà dei cittadini” ha affermato Paola Aime (Europa Verde-Verdi) sostenendo che l’amministrazione comunale “in questo scenario distorto” non poteva agire diversamente: “Per l’attuale clima, infatti, la revoca della sala è stato un obbligo istituzionale”.

“Pur consapevole della necessità di equilibrio da parte dell’Amministrazione, le modalità di revoca non ci entusiasmano”, ha affermato Enrica Manenti (Movimento 5 stelle). La consigliera ha infatti parlato di “censura preventiva dovuta ai nomi dei relatori che crea un piccolo precedente”. Manenti ha quindi argomentato che chi parla pubblicamente deve potersi assumere la responsabilità di ciò che dice “e se si va contro le regole questo ha delle conseguenze”.

Anche Beatrice De Maio, in replica, ha parlato di “grave precedente” sulle modalità di revoca: “Prima è stata data la concessione e poi è stata tolta, anche per pressioni internazionali, determinando peraltro uno sgarbo istituzionale nei confronti della rappresentanza consolare russa”. La consigliera ha dunque parlato dell’importanza di “non criminalizzare le idee ma di confutarle dialetticamente”, aggiungendo, infine, che “la libertà di espressione non può essere piegata al politicamente corretto e a visioni di parte”.

Intervenendo a conclusione del dibattito, l’assessore Sagliano ha ribadito le motivazioni della revoca affermando che “alla luce di contenuti e temi di cui siamo venuti a conoscenza, è surreale pensare, supporre o sostenere che ci potesse essere un’inerzia dell’amministrazione'.

Nalla foto l'immagine del consiglio comunale, e sotto, da sinistra, Beatrice De Maio e Carmen Sagliano

Redazione Pressa
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