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In Italia non passa di moda la mania delle “manine”. Tra ieri e oggi si è aggirato lo spettro dell'adesione del nostro paese al Green Pass globale voluto dall'Organizzaizione Mondiale della Sanità, ma lo Stato Italiano, per voce del Ministro della Salute Orazio Schillaci, non vi prenderà parte.
Preambolo: il 2 marzo è uscito sulla Gazzetta Ufficiale il decreto legge n. 19, il così detto decreto PNRR che all'articolo 43 introduce il 'digital green pass'. Proprio l'articolo dice «la Piattaforma nazionale digital green certificate (Piattaforma nazionale - DGC) (la stessa del Green Pass n.d.s.) emette, rilascia e verifica le certificazioni e le ulteriori certificazioni sanitarie digitali individuate e disciplinate con uno o più decreti del Ministro della salute, adottati di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e previo parere del Garante per la protezione dei dati personali».
La norma quindi cristallizza la piattaforma che emette, rilascia e verifica le certificazioni sanitarie nell'ordinamento e garantisce idoneo finanziamento a carico dello Stato per il suo funzionamento. Il decreto-legge sarà ora esaminato dal Parlamento per l'eventuale conversione. Una specie di Green pass europeo.
Tuttavia, lo stesso ministro Schillaci ha fatto seguito con questa dichiarazione «A seguito dell’approvazione in Consiglio dei ministri del decreto-legge del 26 febbraio, ritengo utile precisare che il governo non ha alcuna intenzione di aderire al cosiddetto ‘green pass globale’ dell’Oms. In sede di conversione del decreto-legge, verrà presentato un emendamento per riformulare il testo e ricondurre la norma agli obiettivi Pnrr in tema di salute, a partire dalla piena operatività del fascicolo sanitario elettronico».
Un errore di comunicazione dunque, ma non si poteva fare attenzione al momento della stesura?
Ma a che cosa, il Governo della Repubblica, non aderirà precisamente? Nato da un accordo tra l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e l’Unione europea del giugno scorso, il green pass globale è un documento per la condivisione dei dati sulla certificazione vaccinale a livello internazionale. Uno strumento nato per sviluppare – sulla scia della pandemia da Covid-19 – un sistema da utilizzare in altri casi, come ad esempio, la digitalizzazione del certificato internazionale di vaccinazione o profilassi. Come facile immaginare, complice la mancata adesione dell’Italia, la partecipazione alla rete mondiale di certificazione sanitaria digitale dell’Oms “è volontaria per gli Stati membri dell’Ue”. L’intesa amministrativa messa nera su bianco da Commissione e Oms non è vincolante per le due organizzazioni, mentre per quanto concerne la digitalizzazione del certificato, questa fa parte della strategia digitale dell’Oms, presentata nel 2020, che punta, in un quadro di ampliamento della sicurezza sanitaria globale, anche attraverso lo sviluppo della telemedicina.
Stefano Bonacorsi
Stefano Bonacorsi
Modenese nel senso di montanaro, laureato in giurisprudenza, imprenditore artigiano, corrispondente, blogger e, più raramente, performer. Di fede cristiana, mi piace dire che sono .. Continua >>