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'Se non cambiamo le regole su quarantena a rischio diritto di voto'

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Bassetti: 'Oggi, con il Covid che è una forma influenzale, non è possibile dire a un cittadino che non può andare a votare'


'Se non cambiamo le regole su quarantena a rischio diritto di voto'
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'Il prossimo 25 settembre ci sono le elezioni. Credo che sicuramente dovremo vaccinare le persone, perchè è probabile che avremo una nuova fiammata di casi. Questo vuol dire che i contagi cresceranno, torneremo a scuola, torneranno le attività produttive. Ma se andiamo alle urne con questa regola sulle quarantene e se avremo un aumento dei contagi, ci saranno milioni di persone che non potranno andare a votare'. Lo ha sottolineato il direttore della clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, ospite su La7 del contenitore 'La Corsa al voto'. 'Se non cambiamo la regola della quarantena e non consentiamo alle persone di uscire da casa, magari con una mascherina- si è domandato il virologo- quante di loro non potranno votare perchè in quarantena?'.

Secondo Bassetti 'oggi, con il Covid che è una forma influenzale, non è possibile dire a un cittadino che non può andare a votare perchè in Italia non abbiamo deciso di fare quello che, invece, avviene in molti altri Paesi, per esempio consentire alle persone di uscire con le mascherine. Questo lo dovremmo fare, se non altro per consentire a tutti di votare'. Interpellato su Andrea Crisanti, neo candidato nelle liste del Partito Democratico nella Circoscrizione Europa, che ha affermato 'se Bassetti vuole fare il ministro si deve presentare alle elezioni', il virologo ha poi risposto che 'i quattro migliori ministri della Salute del nostro Paese erano quattro tecnici. Cito su tutti Umberto Veronesi, ma possiamo parlare di Elio Guzzanti, di Ferruccio Fazio o di Girolamo Sirchia.

È evidente che forse Crisanti non conosce la storia del nostro Paese, forse sarebbe bene che la andasse a studiare, perchè la storia del nostro Paese è fatta di tanti tecnici. Cito su tutti il presidente Draghi, che non mi sembra fosse eletto'. Sull'affermazione di Crisanti, secondo cui 'se Salvini fosse stato al governo, ci sarebbe stato il doppio dei morti di Covid', con riferimento alle posizioni no vax e no mask iniziali, Bassetti ha precisato: 'Penso che se la poteva risparmiare. Comunque sia, credo che Crisanti si riferisse al Salvini aperturista, un Salvini che sentiva il consiglio di tanti di noi'. 

'Ricordiamoci che quando si è deciso di aprire l'Italia- continua Bassetti- non è stato fatto perchè lo ha detto Salvini ma perchè avevamo una buona parte di popolazione vaccinata e il presidente Draghi parlo di 'rischio calcolato'. Ricordo molto bene che Crisanti e altri dissero 'no, il rischio non è calcolato e ci sarà un'ecatombe'. Non mi pare, invece, che i morti ci siano stati'. A chi gli fa notare che il grosso delle posizioni critiche su vaccini e no vax fossero comunque del centrodestra, Bassetti ha replicato che 'bisogna fare dei distinguo. Quando c'è stato da criticare le posizioni tiepide o fredde sui vaccini, l'ho fatto. Dopodiché io credo che Salvini non solo si sia vaccinato ma abbia anche detto che i vaccini hanno avuto un beneficio. Credo che il distinguo sia stato sul Green Pass. Personalmente ho sempre pensato al Green Pass come uno strumento per portare le persone a vaccinarsi. Evidentemente è uno strumento politico che, lecitamente, può essere criticato. Francamente credo che Crisanti poteva risparmiarsi la polemica'.

A questo punto la domanda diretta: se Lei fosse ministro della Salute, quali sarebbero le prime due cose che farebbe, diverse rispetto alla linea tenuta da Roberto Speranza? 'Credo che la cosa più importante - ha informato - sarebbe imparare a convivere con il virus. Mi sembra che Crisanti abbia detto che se circolerà nuovamente una variante più aggressiva ci dobbiamo preparare alle restrizioni. Ecco: la parola restrizioni non deve più esistere nel nostro Paese, perchè con il 90% della popolazione vaccinata, e quindi coperta dalle forme gravi, non possiamo più neanche pronunciare la parola restrizioni'. 'La seconda cosa - ha poi proseguito - è una maggiore collaborazione tra ospedale e territorio e una maggiore unione tra centro e periferia. Quello che è stato il grande problema di questo Paese è che le prime cinque regioni che hanno affrontato il Covid, ovvero la Lombardia, l'Emilia, il Piemonte, il Veneto e la Liguria, nel primo Cts non avevano neanche un membro chiamato a prendere decisioni sulla pandemia. Questo non è normale. Spero che per il futuro le regioni e il ministero della Salute abbiano una maggiore coesione, che diventi una sorta di conferenza Stato-regioni all'interno del ministero della Salute', ha concluso Bassetti.

Redazione Pressa
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