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Stefano Bonaccini investe sulle elezioni europee: dal 12 al 18 maggio, il presidente uscente della regione Emilia-Romagna e candidato Pd a Bruxelles ha speso in 7 giorni 9.795 euro per dei post sponsorizzati su Facebook e Instagram.
Una scelta che del resto si inserisce in una strategia 'di lungo periodo'. Dal 15 aprile 2019 al 18 maggio 2024 l'importo stimato da Meta speso da Bonaccini è di 104.187 euro. Decisamente superiore a quello della media dei politici emiliano-romagnoli, la stessa segretaria Schlein ha speso 'solo' 21mila euro ma in linea con alcuni big dei partiti nazionali (la Meloni ha speso nello stesso periodo 102mila euro, Renzi 310mila euro, Calenda 279mila euro, Salvini addirittura 618mila euro).
Ma se i big della politica spendono migliaia di euro sui social, in Parlamento è ferma da un anno la segnalazione dell'Agcom per rivedere la normativa sulla Par condicio ferma a 24 anni fa e che non tiene conto dei social, terreno in cui risulta difficile riconoscere quando l'uomo delle istituzioni fa propaganda.
Analizzando gli importi stimati che Meta rende pubblici sulle inserzioni a pagamento relative a 'Temi sociali, elezioni o politica', Stefano Bonaccini stacca tutta la squadra dei modenesi candidati alle europee nella circoscrizione nord est Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Veneto.
PAR CONDICIO
La normativa sulla Par condicio nasce nel 2000 per dare alle forze politiche parità di condizioni sui mezzi di informazione tradizionali. Ma oggi 2024 con la situazione ribaltata dai social l'Agcom, l'autorità per la garanzia nelle comunicazioni, ha chiesto al Governo Meloni di aggiornare le norme 'alla luce dei nuovi scenari tecnologici e comunicativi'. Da un anno la segnalazione è ferma a Roma. Social che diventano i mezzi preferiti per intercettare voti. Ma in assenza di un quadro normativo fermo a 24 anni fa, sui social tutto è permesso e per i cittadini diventa impossibile riconoscere il rappresentante di tutti dal politico candidato.
FAR WEST SOCIAL
Se la Par condicio definisce le modalità della comunicazione istituzionale e politica su tv, radio e giornali a partire dall'11 aprile con l'indizione dei comizi; è sui social che il confine diventa indefinito e c'è chi sovrappone il ruolo istituzionale a quello politico.
A poche settimane dal voto dell' 8 e 9 giugno, tutto diventa occasione per una passerella da documentare sui social fra tagli del nastro, inaugurazioni, presentazioni, eventi; e distinguere quando l'uomo delle istituzioni fa propaganda elettorale risulta impossibile.
Su questo l'Agcom nella sezione 'Domande frequenti sul divieto di comunicazione istituzionale durante le campagne elettorali' del 15 aprile 2024, indinca che 'le attività di propaganda elettorale dei singoli titolari di cariche pubbliche, specie se candidati, sono consentite al di fuori dell'esercizio delle funzioni istituzionali', questo 'per evitare una commistione tra elementi istituzionali ed elementi a scopo propagandistico tale da ledere il legittimo affidamento dei cittadini circa la provenienza delle informazioni trasmesse e i principi di legalità, imparzialità e buon andamento dell'azione amministrativa'.
COSA DICE LA NORMA
Per fare un esempio, può un sindaco o un assessore specie se candidato, presenziare sotto elezioni all'inuagurazione di un evento o di un cantiere durante la Par condicio? L'Agcom scrive che 'l'attività è consentita quando non viene associata a forme di pubblicizzazione dell'evento poste in essere dalla pubblica Amministrazione'.
E anche sui propri canali social, i politici non dovrebbero indurre 'i cittadini elettori ad attribuire all'Ente la provenienza della comunicazione', indica l'Agcom. Una norma, scrive l'Agcom, nata a 'presidio del principio costituzionale di imparzialità della pubblica Amministrazione al fine di evitare che nel periodo elettorale le forze politiche di maggioranza' sfruttino 'occasioni di comunicazione quali forme surrettizie di propaganda politica'.
Il criterio della normativa è l'indispensabilità e impersonalità nella comunicazione istituzionale, per evitare 'rappresentazioni suggestive, a fini elettorali, dell'Amministrazione e dei suoi organi titolari'.
CHI PIU' SPENDE
I post vengono spinti sulle bacheche Facebook e Instagram grazie alle inserzioni a pagamento, o rimbalzati fra diversi pagine. Consultando la Libreria inserzioni di Meta, nella squadra dei modenesi candidati alle europee nella circoscrizione nord est Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Veneto è Stefano Bonaccini a guidare la classifica di chi spende di più su Facebook e Instagram.
Dal 12 al 18 maggio 2024, Stefano Bonaccini Pd ha speso un importo stimato di € 9795; Umberto Costantini, ex sindaco di Spilamberto e candidato in Azione € 610; Giulia Pigoni, consigliere regionale e candidata alle europee per Stati Uniti d'Europa (Italia Viva +Europa) € 436; Elisabetta Gualmini parlamentare europeo uscente e ricandidata a Bruxelles per il Pd € 156; Giuditta Pini, ex parlamentare e candidata per i dem in Europa € 254; Stefano Bargi consigliere regionale e candidato Lega meno di 100 euro. Con zero euro investiti nei post sponsorizzati, stando ai dati forniti, risultano Paolo Trande candidato per Alleanza Verdi Sinistra, Antonio Platis per Forza Italia, Francesco Coppi per Noi Moderati, Stefania Cargioli per Azione, Mohamed Kamel Malak per M5S, Alberto Bosi per Alternativa Popolare e Alessandra Filippi di Alleanza Sinistra e Verdi.
Marco Amendola