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Quando si parla di sport estivi, nella stragrande maggioranza dei casi si è portati a pensare a discipline come il surf. Si tratta di uno sport estremamente appassionante che, sempre più persone, praticano anche a livello agonistico e non soltanto per occupare le loro giornate al mare, in vacanza, nelle mete in cui le onde lo permettono. Il surf, insomma, rappresenta molto più di un semplice vezzo, soprattutto per gli amanti degli sport e del mare, avendo una storia decisamente affascinante, seppur non estremamente dettagliata a causa dello scarso quantitativo di documenti e testimonianze storiche relative a questo peculiare sport.
Nel corso dei secoli questa disciplina si è diffusa in molte parti del mondo, trasformandosi da tradizione locale a fenomeno globale.
Oggi, del resto, il surf è praticato in tutti i continenti e, anche grazie alla presenza di corsi e scuole – come ad esempio PointBreak, che consente di imparare a fare surf a Fuerteventura, località tra le più apprezzate dagli amanti di questo sport – si è trasformato in uno stile di vita per milioni di appassionati che ogni anno affollano le spiagge di tutto il mondo.
Insomma, oggi il surf rappresenta uno sport appannaggio delle masse che, tra veri e propri atleti e occasionali curiosi, appassiona decine di migliaia, se non milioni di persone. È bene sottolineare che il surf in Europa sia arrivato in tempi relativamente recenti, negli anni ’60 all’incirca, quando in Spagna si cominciò a cavalcare le onde sulle tavole apposite.
Come già accennato in precedenza, la Spagna rappresenta un territorio particolarmente fertile per chi pratica il surf, con diverse scuole e location dove è possibile praticare la disciplina in sicurezza e divertendosi. Quanto alla storia di questo sport, ne scopriremo tutti i dettagli arrivati ai giorni nostri nelle prossime righe.
La storia del surf: tutto ciò che c’è da sapere sulle sue origini
Compiendo un salto nella storia, è possibile ricondursi alle prime tracce del surf e della sua messa in pratica tra le spiagge del Perù e, in particolare, nella provincia di Trujillo. Fu in questo meraviglioso territorio del Sud America che i nativi misero a punto, ormai secoli fa, delle attrezzature composte con materia prima proveniente da una pianta con cui provare a cavalcare le onde.
Una ulteriore testimonianza storica del surf proviene dalle storie del capitano James Cook, scopritore delle Hawaii che, nel XVIII secolo si mise al comando di una spedizione per conto della marina britannica, interagendo con gli indigeni e comprendendone lo stile di vita e i rituali sociali. Proprio alle Hawaii, Cook scoprì in che modo gli autoctoni fossero in grado di scivolare con nonchalance sulle onde del mare, una pratica – chiaramente – allora sconosciuta per ogni cittadino europeo.
L’esploratore parlò di tavole ovali in legno della medesima altezza e larghezza di chi vi si sdraiava, con cui gli indigeni hawaiiani erano soliti trascorrere il loro tempo tra le onde degli specchi d’oceano cristallini che bagnano le isole. Al di là delle storie peruviane, è molto comune attribuire la nascita del surf, nell’accezione moderna a cui siamo avvezzi, alla Polinesia, dove la disciplina sarebbe stata da sempre praticata sia da sdraiati che in ginocchio. L’obiettivo degli abitanti delle isole polinesiane, quando surfavano, era quello di attrarre i pesci alla riva per facilitarne la pesca.
Colonialismo e surf: quando lo sport scomparve
Il colonialismo rappresentò una pagina nera per la storia del surf. I missionari cristiani alle Hawaii, infatti, vietarono la disciplina ritenendola immorale. Si trattò di un periodo oscuro, in cui la cultura hawaiiana tese a scomparire a causa dell’imposizione di quella europea e dalle malattie portate sulle isole dai coloni stessi.
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>