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Si conclude a fine luglio l'esperienza di Cinzia Franchini alla guida nazionale del settore trasporti Cna. Un addio che la stessa Franchini ha motivato con l'incapacità della sua associazione di proseguire con fermezza la battaglia sulla legalità che era stata promossa dalla sua presidenza. Una Cna sclerotizzata e vittima di 'forti resistenze di chi vorrebbe una vera e propria restaurazione' - ha affermato con toni decisamente critici la Franchini. Un passo indietro peraltro legato al sostegno alla candidatura di uno dei suoi vicepresidenti (Olindo Brega), in opposizione alla linea conservatrice della Cna. Ma qual è stato questo impegno sul fronte della legalità della Fita di questi anni? Proprio oggi la stessa Franchini è intervenuta sul blog di Repubblica 'mafie', curato da Attilio Bolzoni, ricordando le battaglie contro le infiltrazioni malavitose nella logistica e nei trasporti.
L'intervento
'Durante la mia presidenza abbiamo affrontato per il settore dei trasporti e della logistica, il protagonismo, della cosiddetta mafia mercatista. Una metamorfosi mafiosa che appare in tutta la sua evidenza anche nel processo Aemilia dove la presenza malavitosa ha condizionato il settore del movimento terra e più in generale quello dei trasporti e della logistica. Se è vero che le organizzazioni criminali, vedendo ridotti i profitti derivanti dall’utilizzo distorto di fondi pubblici e la crisi del ciclo dell’edilizia al Sud, hanno reinvestito al nord e al centro per trovare nuova linfa, va sottolineato invece come nel settore che rappresento le mafie non solo vi sono rimaste, al sud, ma si sono egualmente distribuite radicandosi sempre più ovunque perché in questo settore l’incentivazione pubblica è ancora molto alta e perché il nostro resta un comparto strategico per tutta l’economia - scrive la Franchini -.
Chi come il crimine organizzato, ha fatto del controllo del territorio il suo tratto distintivo conosce bene il valore strategico di un sistema produttivo che insiste nelle infrastrutture cardine come porti, interporti, aeroporti e autostrade. In un Paese, il nostro, dove ancora quasi il 90 per cento delle merci viaggia su gomma, quindi sui nostri camion, controllare in parte questi snodi strategici significa di fatto gestire una fetta rilevante dell’economia italiana. A questo si somma che l’incentivazione pubblica è spesso gestita da snodi aggredibili come i consorzi di servizio che per anni hanno e continuano ad erogare lauti finanziamenti di Stato come i rimborsi sui pedaggi autostradali e la formazione. A questo pericoloso protagonismo delle mafie pure le associazioni di rappresentanza del mio settore hanno risposto con armi spuntate e in certi casi con semplici dichiarazioni di intenti. Penso in particolare alla lunga stagione dei protocolli di legalità e alla loro più recente e pessima evoluzione nei “bollini di legalità”. Personalmente ritengo necessario un rilancio del ruolo delle associazioni su questo fronte fatto di meno retorica e clamore e più evidenze che debbono coincidere, nei casi più gravi, anche con il preventivo allontanamento di imprese e funzionari dalle associazioni stesse. Altre volte però l’associazione sa e può mettere in guardia imprenditori e funzionari dal rischio di certe vicinanze. Per questo, però, quando nulla accade - oppure, nel caso peggiore, determinate vicinanze diventano veri e propri matrimoni - all’interno delle gerarchie associative deve esserci coerenza individuando le responsabilità del caso. Troppo spesso la rappresentanza, già in crisi di consensi, perde di credibilità, perché rimane inerme di fronte a chiare evidenze'.
Il caso Geotrans
In questo contesto un caso simbolico e che potrebbe essere preso a riferimento per il futuro è quello della Geotrans, una azienda catanese attiva nel settore dell’autotrasporto e ad oggi l’unica azienda del settore sopravvissuta all’amministrazione dello Stato in seguito al sequestro e successivamente alla confisca. Geotrans era fino a pochi anni fa l’azienda del boss mafioso Vincenzo Ercolano, nipote di Pippo, reggente del clan Ercolano-Santapaola. E fino a pochi anni fa era una azienda associata ad un consorzio di servizi di emanazione della CNA-Fita. Fu la stessa Franchini a denunciarne la presenza nell’ambito del proprio sistema associativo, prima di tutte le evidenze giudiziarie, e ad estrometterla dalla stessa associazione, non senza difficoltà ed opposizioni, tra querele e diffide. Oggi, la “nuova” Geotrans, è stata nuovamente associata alla CNA-Fita della Franchini in seguito ad una collaborazione virtuosa nata da oltre un anno.
Infatti accadde più o meno un anno fa che Luciano Modica, attuale amministratore giudiziario dell’azienda, fece un appello disperato, denunciando la mancanza di commesse e denunciando come i clienti della Geotrans del boss non fossero disponibili ad affidare trasporti alla Geotrans ritornata ad operare nella legalità. Quel grido d’aiuto fu accolto e rilanciato proprio dalla presidente Franchini che si recò subito a Catania ad incontrare Modica e i suoi più stretti collaboratori. A quel primo incontro ne seguirono altri, e la Franchini rilanciò quella richiesta d’aiuto che venne accolta dalla Filt-Cgil dell’Emilia Romagna e dal presidente di una importante cooperativa emiliana con sedi su tutto il territorio nazionale. E’ cosi che sono iniziate ad arrivare commesse, trasporti e clienti che hanno consentito alla Geotrans di mantenere alle proprie dipendenze tutti i lavoratori assunti e di crescere acquistando anche nuovi autocarri.
Grazie a questa prospettiva di lavoro sono arrivati anche i finanziamenti di una banca con l'appoggio di un consorzio fidi della Cna, la stessa Cna di Catania (ironia, si fa per dire, della sorte) che diffidò la Franchini ai tempi dello scontro con gli Ercolano.
Un esempio - quello di Geotrans - che potrebbe essere mutuato altrove a dimostrazione che le associazioni di categoria - se e quando vogliono - possono incidere davvero sulla realtà. Denunciando le infiltrazioni, cacciando le mele marce e scommettendo su imprenditori onesti che con fatica vogliono smarcarsi definitivamente dalla criminalità organizzata. Un modo per fare rappresentanza davvero, andando oltre i premi per la legalità, i bollini, gli elenchi bianchi o neri o ai codici etici di legalità. Medagliette inutili per altrettanto superate convenzionalità, adatte - per usare il linguaggio fuori dal coro, pur gentile, della Franchini - solamente ad 'associazioni sclerotizzate'.
Giuseppe Leonelli