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Voto a Modena, Negrini: 'Sono pronto a scardinare il sistema di potere'

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Intervista a tutto campo al candidato sindaco del centrodestra. 'Non dimenticherò mai la frase di mia figlia, quando le ho detto della candidatura: 'Se non vinci e non fai il sindaco, papà fai il mago'


Voto a Modena, Negrini: 'Sono pronto a scardinare il sistema di potere'
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Luca Negrini, imprenditore, 33 anni. E' il candidato sindaco più giovane che il centrodestra modenese abbia mai messo in campo. Si avvicina alla politica per la prima volta nel 2019 con una lista civica, poi due anni fa l'approdo a Fratelli d'Italia, oggi il salto a guida della coalizione alternativa all'asse Pd in vista delle elezioni di giugno.

Nella Modena da 80 anni governata dal centrosinistra, molto spesso si ripete che a chi fa impresa non convenga impegnarsi politicamente nel centrodestra. Lei ha smentito questa tesi. Cosa si rischia a spendersi in un campo da sempre minoritario in città?
'È vero, non lo nego, è una cosa che si dice nel mondo delle imprese e non solo, si racconta spesso che sia controproducente esporsi in prima persona nel centro destra perché, la narrazione vuole, si rischia di essere di fatto tagliati fuori da quello che è il mercato.

Altrettanto sinceramente le dico che è stato uno dei motivi che mi ha spinto ad accettare e a candidarmi. Perché spero che la mia candidatura, al netto del risultato finale, sia un primo passo per far cambiare anche questa narrazione. Un messaggio ai tanti che vorrebbero impegnarsi e che hanno timore nel farlo.
Gli incontri che spesso faccio a porte chiuse a qualsiasi ora, sono purtroppo ancora l’evidenza che questo timore è ancora presente a Modena'.

Cosa le dà più fastidio del sistema di potere locale? E cosa cambierebbe per prima cosa?
'La cosa che mi dà più fastidio e con cui molto spesso in questi anni di politica, prima nel mondo civico e poi da dirigente di partito, mi sono scontrato, è l’arroganza di chi appartiene ad un sistema e vive nella convinzione di essere in qualche modo superiore.

La supponenza di pensarsi sempre migliori e imbattibili, non a caso, francamente, sono convinto che questo modo di pensare sia uno dei fattori principali del declino della città. La prima cosa da cambiare è l’approccio troppe volte distante dalla realtà che la gente vive e troppo poche volte pratico.
Io credo molto nell’approccio pratico. C’è un problema, lo si analizza e lo si risolve. Nessun problema non può essere risolto. Certo, a volte si deve fare i conti con quello che si possiede, ma nella maggior parte dei casi si può lo stesso trovare una soluzione che garantisca di migliorare la situazione'.

La sua è una storia famigliare di sinistra. Cosa l'ha spinta a intraprendere un percorso differente?
'È vero nella famiglia di mio padre, storica famiglia di Albareto, c’è sempre stato il mito di Berlinguer, mio nonno era convintamente di sinistra. Mi ricordo quando, a 18 anni gli dissi che non avrei votato a sinistra. Era una domenica. Si alzò e andò in polisportiva senza dire nulla. Nella sua contrarietà ho sempre ammirato il rispetto che ha dimostrato delle mie idee. Crescendo ho trovato nei valori che sono il pilastro del centro destra la mia casa. La famiglia di mia madre è liberale. Sono figlio di genitori divorziati in un periodo dove non era così consueto che accadesse, non è stato facile, ma ho avuto la fortuna di essermi potuto avvicinare alla politica perché ne sentivo parlare spesso in casa, in modi differenti e con approcci differenti, ma questo è stato uno spunto in più e così ho potuto formare la mia idea oltre a comprendere quanto sia importante il ruolo della famiglia nel sensibilizzare i figli ad interessarsi alla politica senza contaminarne le idee, non per forza per essere attivi politicamente, ma anche solo per essere consapevoli dell’importanza che ha la politica sulla quotidianità di tutti. Questo credo che purtroppo si stia sempre più perdendo con il tempo'.

Rispetto all'ambiente identitario di Fratelli d'Italia, la sua è certamente una figura più 'laica'. Sta trovando difficoltà nell'intercettare sostegni, anche economici, dal mondo imprenditoriale modenese per la sua campagna elettorale?
'Nel mio partito ci sono dirigenti che hanno iniziato la militanza nel movimento giovanile proprio da ragazzi molti dei quali giovanissimi. Io vengo da una gioventù differente, da un’esperienza politica iniziata nel mondo civico in una lista che racchiudeva tanti volti noti del tessuto modenese per poi approdare in Fratelli d’Italia dopo le amministrative del 2019 e non nascondo che questo mi facilita sotto un certo punto di vista, nel senso che molti mi conoscono per la professione che faccio, per la storia della mia famiglia, perché sono cresciuto in città e il mio profilo “personale” molto spesso, già nei panni del dirigente di partito ma anche nel mio ruolo di candidato sindaco, arriva prima. E altrettanto spesso fa passare in secondo piano la mia appartenenza partitica. Questo mi sta aiutando nel dialogo con mondi a cui già nella mia vita privata parlavo per legami dettati non dalla politica ma dall’amicizia o dall’appartenenza. Lo stesso vale per determinate categorie: anche nel rintracciare risorse per la campagna elettorale questo mi agevola'.

Mancano poco più di due mesi alle elezioni. Per molti il suo nome è stato ufficializzato in ritardo. Lei quando ha saputo che sarebbe stato indicato come candidato sindaco?
'Era martedì 5 marzo erano le 13:35 e mi trovavo a pranzo. Erano giorni intensi e si sapeva che in quelle ore sarebbe successo qualcosa. Mi arrivò la chiamata e mi dissero che ero io il candidato per il centrodestra a Modena. Ricordo che ci fu un attimo dentro di me dove realizzai che mi era stata data una grande occasione di cui ho capito subito l’importanza, l’ho compresa anche fisicamente mi ricordo che fui colpito da una sorta di “pugno” allo stomaco che sentii subito. Risposi soltanto “perfetto, grazie per la fiducia”, riattaccai rientrai nel ristorante abbracciai le due persone che pranzavano con me consapevole che da quel momento tutto sarebbe cambiato nei mesi successivi. Non mi sono mai soffermato troppo sul presto o tardi, ho sempre pensato nella vita che non bisogna mai lamentarsi troppo di quello che potrebbe andare meglio ma piuttosto che uno debba trovare le forze per cambiare le cose in meglio. Sono un ottimista e non ho mai creduto a chi decide cosa è possibile e cosa è impossibile. Credo invece che uno debba dare tutto se stesso a testa bassa e senza crearsi alibi nelle sfide che intraprende, pensando al risultato solo alla fine. Questo approccio molte volte nella vita mi ha aiutato'.

Lei ha una compagna e una figlia. La sua famiglia come ha accolto la sua decisione di candidarsi?
'Ho la fortuna che Simona, la mia compagna, fin da piccola ha condiviso gli affetti con la politica perché suo papà ha avuto ruoli politici ed era attivo politicamente. Lei si ricorda tutt’ora che quando era bambina e nel suo paese in Puglia c’erano le amministrative, suo padre era impegnato in campagna elettorale giorno e notte. Non si racconta spesso l’altra faccia della medaglia di chi si spende in politica, ovvero che molto spesso gli affetti più cari ci rimettono in termini di presenza.
Però non dimenticherò mai quando quel martedì la chiamai e le dissi “Mi hanno chiamato, vado io”. Lei mi rispose semplicemente “Sii te stesso, comunque andrà, per noi hai già vinto”. Ho sempre pensato che l’appoggio di chi ami oltre a non essere scontato valga doppio. Maria Vittoria, mia figlia, invece nella purezza dei suoi tre anni quando le dissi “sai, papà prova a fare il Sindaco e prova a vincere mentre fa la politica”, lei mi rispose, creando un ricordo indelebile che porterò sempre con me, dicendomi “se non vinci e non fai il sindaco, papà fai il mago”. Sorrisi pensando che il sindaco e il mago, in fondo, sono un po’ la stessa cosa'.
 
Suo padre gestisce con lei l'azienda di famiglia. Le ha mostrato qualche perplessità in queste settimane?
'Ci sono state tante perplessità all’inizio. Quando ero nella rosa dei papabili candidati ho visto in mio padre una sorta di crescente preoccupazione. I giorni prima della nomina sono stati strani, pesanti, sono successe cose strane e anche in azienda era percepibile una sorta di tensione perché un candidato sindaco del centro destra che possiede una famiglia con una azienda non si era visto di fatto. Arrivai al punto di dirgli che, se lui non era tranquillo, io avrei ritirato la mia disponibilità subito. Senza problemi. Quella volta mi rispose senza alzare la testa e con gli occhiali da vista inforcati, mentre stava compilando un modulo mi disse “male non fare paura non avere”. Il giorno dopo arrivò la nomina: arrivai in ufficio gli dissi che ero io il candidato, si alzò e mi abbracciò, non capita spesso che lo faccia, nella consapevolezza che il giorno dopo non sarei andato a lavorare fino alla fine della campagna elettorale. Così è stato. Il giorno dopo non sono andato a lavorare per dedicare tutto il mio tempo alla campagna elettorale e così sarà fino al 9 giugno. A volte mi manca stare in ufficio. Io e mio padre, pur con ruoli differenti, lavoriamo da dieci anni tutti i giorni insieme, non sapere cosa succede in azienda alle volte mi fa sentire spaesato ma ho apprezzato e apprezzo tanto il suo sacrificio e di chi lavora di più perché io non ci sono'.

I suoi detrattori la accusano di scarsa esperienza. Cosa risponde?
'Guardi, io non sono solito farmi abbattere dalle accuse degli altri. Che comunque rispetto sempre. Sorrido perché chi decide qual è l’esperienza corretta e quanto uno è pronto? Sulla base di cosa? Nessuno dei miei avversari è mai stato sindaco. Tutti abbiamo esperienze diverse e veniamo da mondi differenti, da generazioni differenti, da esperienze di vita differenti. Non esiste il pedigree per il sindaco perfetto. Conosco molti amministratori che sono ottimi sindaci, assessori, parlamentari e prima facevano altro. Io vengo dal mondo delle imprese e credo che il mio bagaglio lavorativo possa essere un punto a favore più che un punto a sfavore. Ho la fortuna di credere che, contrariamente, a quanto troppo spesso si pensi, il sindaco fortunatamente non è un sultano e che proprio per questo ha la fortuna di compiere un lavoro importante insieme agli assessori e ai tecnici. Un insieme di figure che se ben scelte fungono da attori principali nella costruzione del ventaglio delle ipotesi volte ad aiutare lo stesso sindaco a fare le scelte migliori. Per me nella politica, come nel lavoro, la squadra è fondamentale'.

Cosa vorrebbe dire, davanti a una birra, al suo principale avversario, Mezzetti?
'Ho avuto modo di parlarci rapidamente due volte, la prima all’inaugurazione del mio comitato elettorale, la seconda qualche giorno fa al suo. Condividiamo l’idea che lo “scontro” debba essere sempre sul campo e sui contenuti politici e mai personali. Questo credo faccia bene alla città. Sono due le cose che non ho avuto modo di dirgli e che a questo punto gli dico qua e sono convinto le leggerà. La prima è che sono contento di scontrarmi con un profilo che è reputato da tanti addetti ai lavori forte. Mi sono sempre piaciute le sfide con i forti. Sono molto stimolanti.
La seconda cosa è che spero profondamente che ami Modena almeno la metà di quello che la amo io. Ma questa speranza ci sarà modo di palesarla a voce prima o poi così che possa guardarlo negli occhi quando e se vorrà rispondermi. Credo molto negli occhi delle persone'.

Qual è la sua paura più grande, quella che la angoscia maggiormente?
'Vede, molti risponderebbero la morte. Io ho una risposta diversa perché la morte la conosco. Il mio lavoro mi porta al contatto quotidiano con la morte e con le dinamiche non prevedibili che spesso la accompagnano, molte delle quali tragiche. Proprio per questo io non ho paura della morte in sè, ma dei colpi bassi che la morte a volte dà. In questo senso l’idea di morire senza vedere crescere mia figlia, senza poterla seguire nella fase di crescita che la porterà ad essere donna, è la mia più grande paura'.

Qual è il pensiero che la consola, la cosa bella sulla quale contare a prescindere?
'Simona e Maria Vittoria. Senza Simona non avrei mai potuto fare molto di quello che faccio perché si basa sul suo tanto silente quanto straordinario lavoro che lei compie quotidianamente per me e per la nostra famiglia e di questo le sarò sempre grato. Maria Vittoria è la mia gioia più grande, a cui ogni giorno devo la capacità di riuscire a ristabilire il corretto ordine delle cose con un semplice sorriso vero, come solo quello di una bambina può essere. Qualsiasi giornata affronto, loro sono il mio porto sicuro, la mia forza'.

Crede in Dio?
'Si. Credo anche nella purezza dei sentimenti, ovvero nella forza che hanno le azioni mosse da sentimenti profondamente puri. Una forza capace di qualsiasi cosa che non può essere artefatta o ingannabile. E credo che le due cose siano strettamente connesse tra loro'.

Se dovesse vincere quale sarebbe la prima persona che ringrazierebbe?
'Ci sono tante persone che devo già ringraziare al netto di come andrà a finire, perché hanno deciso di essere al mio fianco in questo percorso difficile. Per alcuni impossibile. Persone che hanno sposato la mia idea, molte delle quali non vengono dal mondo della politica e non guadagnano nulla e che, come me, sono spinte dalla consapevolezza che non possono essere gli altri a decidere quali sono i tuoi limiti. Uomini e donne che lavorano quotidianamente, perché credono nell’importanza che ha il cambiamento dopo ottant’anni di monocolore in città. Detto questo non voglio eludere la domanda: le prometto che se dovesse accadere le dirò come è andata'.

Se non raggiungesse nemmeno il ballottaggio reputerebbe il suo percorso una sconfitta?
'No. Ma per comprendere questa risposta occorre la profondità necessaria per leggere bene il messaggio che racchiude quello che le sto per dire. Stiamo facendo un lavoro mai fatto prima.
La prima volta che viene scelto dal centro destra un candidato sindaco preso dal mondo dei partiti con già un ruolo partitico. Come diceva lei, sono il candidato sindaco più giovane mai sceso in campo a Modena. Sono qui nonostante, come dicevamo, molti non si sarebbero esposti così. Abbiamo aperto una sede, quella che io chiamo “la casa del centro destra”, altra cosa impensabile anni fa. Tutto questo sarà comunque un passo avanti che abbiamo fatto al netto del risultato finale'.

Tra 10 anni dove si vede?
'Nella mia città, con la mia famiglia, i miei amici, magari con un ruolo all’interno di un'amministrazione di Modena di centro destra. Come dico sempre a chi mi sta vicino, soprattutto a chi si fa abbattere o ha un carattere un po’ più “grigio”, bisogna sorridere, abbiamo la fortuna che sognare fa bene e non costa nulla'.
Giuseppe Leonelli

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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