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E’ dell'estate 2016 la relazione del Ministro dell’Interno dell’attività svolta dalla Direzione investigativa antimafia nel secondo semestre 2015. Tanti gli elementi che interessano anche il nostro territorio. Ricordiamo tra l’altro che l’ultimo rapporto della Direzione nazionale antimafia, nel quale si faceva riferimento a una società emiliano- romagnola «omertosa», era stato criticato dalla giunta guidata da Stefano Bonaccini, in particolare dall’assessore regionale alla legalità Massimo Mezzetti , che aveva parlato «generalizzazione ingenerosa » . Ma ecco, stando all’ultima relazione della Dia, come le varie mafie sono diramate a Modena e in regione.
La mafia siciliana in Emilia
La fotografia della mafia siciliana in Emilia viene scattata dalla Dia in questi termini: «In provincia di Bologna si segnalano presenze di esponenti delle famiglie dei Corleonesi, dei Portanuova di Villabate, nonchè di soggetti contigui alle famiglie mafiose del capoluogo etneo.
La provincia di Modena registra la presenza di soggetti legati ai clan gelesi, quella di Parma vede presenti elementi delle cosche Emanuello-Rinzivillo di Gela, oltre ad appartenenti alle famiglie originarie della zona di Barcellona Pozzo di Gotto. Nella provincia di Reggio Emilia si segnalano esponenti della famiglia Provenzano di Palermo, mentre a Ferrara è stata rilevata in passato la presenza della famiglia siciliana Villabate. Infine a Forlì Cesena risultano presenti personaggi vicini ai Corleonesi e ai clan del quartiere palermitano di Brancaccio, mentre in provincia di Ravenna si registra la presenza di appartenenti al clan Nicotra di Misterbianco. A fattor comune il traffico di stupefacenti rappresenta il principale ambito criminale per i clan operativi sul territorio emiliano. Il settore peraltro richiama l’interesse di formazioni criminali di diversa estrazione e nazionalità che concorrono anche in questa regione a creare un sottobosco malavitoso attivo nel rifornire di stupefacenti tanto l’Emilia Romagna quanto la Sicilia».
La ‘ndrangheta calabrese in Emilia
«Le proiezione ‘ndranghetiste in Emilia Romagna sono espressione soprattutto della cosca Grande Aracri di Cutro che negli anni risulta essersi perfettamente integrata nel tessuto socio-economico del territorio intessendo relazioni con gli apparati politici ed imprenditoriali locali - si legge nella relazioni -. Oltre che nel capoluogo di Regione dove nel tempo sono state registrate anche presenze di cosche reggine la famiglia crotonese risulta stabilmente insediata nelle province di Reggio Emilia Parma e Piacenza come peraltro confermato dalle investigazioni dell’inda gine Aemilia. Un’organizzazione molto attiva anche nel post sisma 2012. Un ulteriore sviluppo dell’indagine Aemilia ha portato a luglio al sequestro di una società di costruzioni di San Felice del valore di circa 20 milioni di euro intestata a una donna indagata per concorso esterno in associazione mafiosa con l’aggravante di aver favorito le attività della cosca Grande Aracri». «In provincia di Modena emergono anche soggetti legati alla cosca calabrese Arena di Isola Capo Rizzuto, famiglia presente anche nel par mense».
La camorra campana in Emilia
Sulle organizzazione camorristiche operanti nella nostra Regione la Dia afferma: «vi è stato un cambio di strategia dei sodalizi criminali che sembrano prediligere un approccio non più ancorato al predominio militare del territorio, ma volto alla corruttela e alla ricerca di connivenze. Una condivisione degli interessi, specie quelli legati alla ricostruzione post sisma a Bologna, Ferrara, Modena e Reggio». «Il sodalizio casertano per mascherare il legame con alcune ditte e superare così i vincoli imposti dalla normativa antimafia aveva indotto queste stesse imprese a simulare di avere subito intimidazioni ed estorsioni da parte dei Casalesi ed a costruire un’associazione antiracket per accreditarsi di fronte all’opinione pubblica e alle istituzioni». E ancora: «Le investigazioni condotte negli ultimi anni sulla Regione testimoniano una presenza maggiore della camorra, in particolare di soggetti legati al clan dei Casalesi, con riferimento alle province di Ferrara, Modena, Ravenna, Reggio, Rimini e Parma».
La criminalità pugliese e lucana in Emilia
«La particolare propensione a commettere furti e rapine manifestata dai gruppi foggiani è stata al centro di indagini che hanno riguardato anche la procura di Modena e Parma con una importante operazione di polizia conclusa a settembre - aggiunge la relazione della Dia -. Un’associazione composta per lo più da foggiani aveva messo a segno una serie di furti di consistenti quantità di generi alimentari da destinare al mercato clandestino tra le province di Modena, Mantova, Reggio, Alessandria e L’Aquila . Lo stesso dinamismo si coglie nel traffico di sostanze stupefacenti dove prosegue l’interazione con i sodalizi albanesi».