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E' andato alla reggiana Catia Silva, da sempre in prima fila nella lotta alle mafie e prima a denunciare i fatti che hanno portato al commissariamento di Brescello, il primo Premio nazionale intitolato a Lea Garofalo, organizzato in Calabria dall’Associazione Antimafie e Antiusura Dioghenes Aps.
Lea Garofalo venne massacrata e bruciata in un bidone dalla mafia calabrese a Milano il 24 novembre del 2009. Il premio, consegnato ieri a Petilia Policastro, ha visto il coinvolgimento attivo degli studenti delle scuole italiane e l’individuazione di personalità (“Testimoni” del nostro tempo) che si sono distinte tramite la loro professione e il loro impegno, dando un serio contributo alla lotta alle mafie e al contrasto della mentalità mafiosa. Tra questi testimoni, appunto, è stata premiata Catia Silvia.
'Le mafie hanno spostato la palma al Nord da troppi anni - si legge nelle motivazioni del riconoscimento consegnato alla Silva -.
E in quel pezzo del Paese, dove molti continuano a nascondere per paure, per vantaggi e per collusioni affaristiche con le mafie (in questi anni, soprattutto, con la ‘ndrangheta), una donna emiliana ha dimostrato che il coraggio, la perseveranza e la tenacia possono portare al contrasto attraverso processi giudiziari. Nel paese di Brescello, famoso per Peppone e don Camillo, una donna-coraggio ha disturbato l’invasione barbarica della maledetta mafia calabrese'.
Il premio è andato anche a membri delle forze dell’ordine, a Dario Vassallo, fratello del sindaco-pescatore Angelo, ucciso dalla mafia, alla sorella di Lea Garofalo, Marisa, al magistrato Sebastiano Ardita e a Salvatore Borsellino.
Redazione Pressa
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