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Oltre al danno dell'inquinamento, la beffa. Quella che continua, sulle spalle e sulla salute dei modenesi in particolare, legata alla scelta politica di essere sede di uno dei più grandi inceneritori del nord Italia, progettato, dimensionato e potenziato con una sola grande quarta linea (a differenza delle 3 che ne permettavano un dimensionamento anche a scalare alla sua costruzione), per un bacino di area vasta. Un impianto, quello di via Cavazza, posizionato nel catino soffocante della pianura padana e di una zona industriale della città dove già gli inquinanti impregnano l'aria. Un impianto, e qui sta il paradosso per Modena, che per funzionare e produrre introiti per Hera derivanti dal doppio canale degli euro per ogni tonnellata bruciata e di ogni KW/h di elettricità prodotta e venduta, deve funzionare a pieno regime.
Cioè bruciando fino a 220.000 tonnellate annue senza scendere, al netto di periodi di stop per manutenziona (solitamente in agosto), al di sotto di una certa quantità.
Una quantità di rifiuti non avviabili al riciclo che deve essere garantita e che per questo se si riduce per la tipologia dei rifiuti urbani, per effetto della raccolta differenziata porta a porta che aumenta la quantità di rifiuti riciclabili e riduce quella degli indifferenziati da avviare all'inceneritore, viene compensata a Modena dall'aumento di rifiuti urbani importati dalle altre province
.
Trasportati ovviamente da grandi camion che attraversano la pianura padana solo per trasportare qui rifiuti da altre zone d'Italia. Per essere bruciati, scaricando in una atmosfera praticamente priva di ricicolo di aria, tonnellate di gas incandescenti, polveri e talli. Con effetti gravi sulla salute umana sul lungo periodo confermati da uno studio decennale (Moniter), che la Regione condusse ma una volta resi noti i risultati, non continuò.
Tornando al paradosso modenese, derivante dalle caratteristiche e dal dimensionamento dell'inceneritore Hera capace di vanificare anche gli effetti virtuosi legati ad una differenziata che riduce la quantità di rifiuti da avviare all'inceneritore, arriviamo ai dati che lo confermano.
Se nell'agosto del 2022 i rifiuti totali (urbani e speciali) bruciati dal termovalorizzatore erano 128.000 tonnellate, nello stesso mese del 2023 (ultimo dato paragonabile disponibile), erano saliti a 149.000.
Aumento dei rifiuti in ingresso anche misurando la frazione urbana sia dalla provincia di Modena sia da altre province. La quantità di rifiuti urbani bruciati passa in questo caso dalle 84.000 tonnellate del 2022 alle 92.000 del 2023. Ma è scorporando il dato totale in dato provinciale di Modena e dal atre province che il paradosso moenese si evidenzia.
L'aumento dei rifiuti urbani inceneriti è esclusivamente legato a quelli importati da altre province, passati dalle 14.800 tonnellate del 2022 alle 23.900 del 2023. Aumento capace, appunto, di compensare il calo seppur non enorme ma comunque virtuoso dei rifiuti urbani indifferenziati prodotti in provincia di Modena, passati dalle 69.000 tonnellate del 2022 alle 68.000 del 2023.
Riassumento, i modenesi, nel periodo di riferimento, riducono di 1000 tonnellate i rifiuti urbani destinati all'inceneritore, ma Hera contestualmente ne importa 9000 tonnrllate in più da altre province.
A questo si aggiunge l'aumento di oltre 13.000 tonnellate di rifiuti speciali anche di derivazione industriale. La quantità conferita all'inceneritore è passata dalle 43.900 tonnellate del 2022 alle 57.000 tonnellate del 2023.
La differenza sul totale dei rifiuti inceneriti a Modena, calcolata con la somma dei rifiuti urbani prodotti sia in provincia di Modena sia in altre province unita ai rifiuti speciali ad agosto 2023 rispetto ad agosto 2022, genera un saldo positivo di circa 22.000 tonnellate di rifiuti conferiti in più.
Dato e tendenza che conferma quello già rilevato dal raffronto tra il dato aggiornato del luglio 2023 con il luglio 2022. Oggetto di un articolo precedente, e rispetto al quali Hera aveva spiegato che l'aumento sarebbe derivato anche da un maggiore periodo di stop dell'inceneritore nel 2022 e dal fatto che nel 2023 l'inceneritore di Modena fu riferimento per il conferimento anche dei rifiuti derivanti dalle macerie dell'alluvione della Romagna. Anche in questo caso, con dati aggiornati anche solo di un mese, chiediamo al gestore se le motivazioni possano essere le stesse.
Alla luce dei dati aggiornati ad agosto 2023, che se confrontati con lo stesso periodo del 2022 rispecchiamo i mesi dell'entrata a regime del sistema di raccolta porta a porta non solo a Modena ma anche in altri comuni del bacino Hera in provincia, il dato e la tendenza rimangono invariati, per lo più al rialzo. Dati che confermano quanto gli sforzi dei modenesi (soprattutto quelli residenti nella città capoluogo e dei comuni limitrofi sui quali pesano le ricadute dirette, evidenziate nella foto, delle emissioni inquinanti dell'inceneritore) per produrre meno rifiuti siano totalmente vanificati. Essendo condannati a respirare i fumi dell'incenerimento di dei rifiuti, in aumento, provenienti da altre province.
Con effetti diretti ed indiretti sull'ambiente e sulla salute.
Gianni Galeotti
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>