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Carcinosi peritoneale, l’Aou di Modena avvia nuovo trattamento mini-invasivo

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Le prime due pazienti sono state dimesse nelle scorse settimane in buone condizioni generali


Carcinosi peritoneale, l’Aou di Modena avvia nuovo trattamento mini-invasivo
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Arriva anche nell’azienda ospedaliero-universitaria di Modena la possibilità di poter trattare i pazienti affetti da carcinosi peritoneale attraverso la metodica innovativa mini-invasiva denominata PIPAC, vale a dire chemioterapia con aerosol intraperitoneale pressurizzato. In questo modo, con un’esecuzione in laparoscopia, è possibile introdurre un aerosol di farmaci antitumorali ad alta pressione nella cavità addominale, in grado di penetrare più efficacemente nel tessuto neoplastico.
Le prime due pazienti sono state trattate circa un mese fa, ovvero il 16 giugno scorso: in entrambi i casi la dimissione ospedaliera è avvenuta nell’arco di due giorni dal trattamento, in buone condizioni generali. Durante le procedure il team locale è stato affiancato dai Dottori Michele De Simone e Marco Vaira dell’IRCCS di Candiolo (Torino), tra i maggiori esperti italiani in questa procedura.

La carcinosi peritoneale è stata considerata per decenni uno stadio terminale delle neoplasie intra-addominali avanzate, sia di origine primitiva (per esempio il tumore sieroso papillifero del peritoneo e mesotelioma peritoneale), sia a partenza dall’apparato ginecologico o gastroenterico (come nelle neoplasie del colon, dello stomaco, dell’ovaio, dell’appendice ciecale, pseudomixoma peritonei).

«La patologia tumorale peritoneale, per la sua intrinseca malignità si caratterizza per un notevole impatto clinico-sociale in termini di utilizzo di risorse purtroppo a fronte di uno sfavorevole andamento clinico e una bassa aspettativa di vita - spiega la professoressa Roberta Gelmini, Direttore della Chirurgia Generale d'Urgenza e Oncologica del Policlinico - Con l’introduzione della metodica PIPAC l’AOU Policlinico di Modena arricchisce ulteriormente le sue connotazioni di eccellenza, rappresentando sempre di più il luogo di cura ideale per il trattamento di una patologia oncologica ad elevata complessità e multidisciplinarietà, quale la carcinosi peritoneale.

Come Struttura Organizzativa Complessa di Chirurgia Generale d’Urgenza e Oncologica siamo affiliati alla SICO (Società Italiana di Chirurgia Oncologica) e in particolare all’Oncoteam Peritoneo insieme agli altri 20 centri a livello nazionale che si dedicano al trattamento delle patologie maligne del peritoneo. Questo network di professionisti dedicati ha portato all’implementazione di protocolli condivisi ed uniformità di trattamento, in centri ad alto volume e professionalità, di una patologia considerata fino a pochi anni or sono come una fase terminale di malattia, senza possibilità di cura».

La SOC di Chirurgia Generale d’Urgenza e Oncologica dell’AOU di Modena ha già maturato un’esperienza pluriennale nel trattamento delle neoplasie del peritoneo, sia primitive sia secondarie, mediante citoriduzione e HIPEC (chemio ipertermia intraperitoneale) con risultati di outcome clinico sovrapponibili a quelli della letteratura internazionale. Il gruppo di professionisti dedicati a questa chirurgia, complessa e impegnativa, è costituito, oltre che dalla Professoressa Roberta Gelmini, anche dal Dottor Nicola Cautero e dalla Dottoressa Lorena Sorrentino coadiuvati dagli altri componenti dell’equipe chirurgica e dai medici in formazione afferenti all’UO. Accanto a loro anestesisti della SOC di Anestesia e Rianimazione 1 (diretta dal Professor Massimo Girardis) ed infermieri di sala operatoria con una specifica preparazione per l’utilizzo della strumentazione necessaria per la procedura di HIPEC e PIPAC. Tutti i pazienti, prima di essere sottoposti a procedura di citoriduzione e HIPEC o di PIPAC, vengono valutati da un Gruppo di Lavoro Multidisciplinare (GLM) di professionisti dedicati alla patologia neoplastica del tratto gastroenterico e del peritoneo composto essenzialmente da chirurghi, oncologi, radiologi, endoscopisti ed anatomopatologi che stabilisce il corretto e personalizzato iter terapeutico.

I dati
Dal punto di vista epidemiologico, sulla base dei dati di incidenza AOIM/AITRUM, annualmente in Emilia Romagna considerando il numero di abitanti (4.590.000), sono ipotizzabili circa 3.343 nuove diagnosi di carcinoma colo-rettale, 1.109 di carcinoma gastrico e 398 di neoplasia dell’ovaio.
Considerando che la carcinosi peritoneale si manifesta nel 40% dei tumori colorettali, nel 65-80% delle neoplasie gastriche e nell’82% di quelle ad origine ovarica, è lecito attendersi nella nostra regione circa 1.337 casi\anno di carcinosi peritoneale di origine colorettale, circa 720 ad origine gastrica e 326 casi a partenza ovarica.
L’incidenza dei tumori rari, per l’esiguità dei numeri, può essere desunta dai dati epidemiologici pubblicati in letteratura secondo cui, in Italia, il mesotelioma ha un’incidenza di circa 1 caso\1.000.000 abitanti\anno, lo pseudomixoma di 1-2 casi\1.000.000 abitanti\anno ed il carcinoma sieroso primitivo del peritoneo di 1-4,9 casi\1.000.000 abitanti\anno.
In Emilia Romagna sono quindi da attendersi circa 4,4-5 casi di mesotelioma, 4,4-9 casi di pseudomixoma e 4,4-17,8 casi di carcinoma sieroso primitivo per un totale di 13,2-31,2 casi di tumori rari del peritoneo\anno.
Lo stato attuale delle tecniche operatorie e della disponibilità di presidi farmacologici ha consentito la creazione di protocolli terapeutici della carcinosi universalmente accettati.

Focus sul trattamento
Il trattamento “gold standard” è rappresentato dall’intervento di peritonectomia associato a trattamento HIPEC (chemio ipertermia intraperitoneale). Questa tipologia di intervento prevede una complessa e prolungata fase demolitiva (fase citoriduttiva - CRS) volta a rimuovere ogni traccia macroscopica di tumore peritoneale. Segue l’introduzione in addome di farmaci chemioterapici alla temperatura di 40°C in infusione continua di 90 minuti.
Un’altra opzione terapeutica quando la metodica HIPEC non si applicabile o, in altri casi, in associazione all’HIPEC, è appunto rappresentato dalla PIPAC che sfrutta l'effetto della nebulizzazione ad alta pressione intraddominale di soluzioni di chemioterapici allo scopo di aumentarne la penetrazione nel tessuto tumorale e quindi l’efficacia nel contrastare la progressione neoplastica e tutte le sue implicazioni cliniche.
La metodica PIPAC viene effettuata con tecnica laparoscopica con tempi operatori variabili fra 80 e 120 minuti e le sedute (fino a tre) vengono solitamente ripetute ogni 6 settimane. Nei centri ad alto volume il paziente viene trattato in regime di day-hospital.
La tecnica è ormai standardizzata in tutte le sue fasi, sicura, ben tollerata ed efficace nel trattamento di pazienti con neoplasia del peritoneo di diversa origine.

Redazione Pressa
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