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Nel suo Paese non sarebbe riuscita a curare la propria malattia mentre in Italia, per la precisione a Modena, ha potuto ritrovare il sorriso e la speranza. È una bella storia quella che arriva dalla Struttura Complessa di Chirurgia Toracica dell’Ospedale Civile di Baggiovara, diretta dal Professor Pier Luigi Filosso, che in collaborazione con la Cardiochirurgia dell’Hesperia Hospital (Gruppo GHC) e in rete con altri professionisti dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena è riuscita a resecare un timoma invasivo del diametro di otto centimetri e mezzo con metastasi pleuriche su una paziente 54enne. La signora, N.C. le iniziali, che vive nelle vicinanze della città di Tirana, adesso sta bene e sta seguendo le terapie assegnatele dagli specialisti oncologi dell’AOU modenese.
N.C., che fino ai primi mesi di quest’anno aveva sempre goduto di un’ottima salute, aveva iniziato ad accusare tosse e dispnea anche in seguito a sforzi minimi, tanto da essere sottoposta ad accertamenti nel proprio Paese.
Le radiografie le avevano evidenziato una voluminosa massa del mediastino anteriore, maggiormente debordante a sinistra. A quel punto l’inizio di un incubo, dato che i medici curanti albanesi avevano suggerito alla donna di rivolgersi all’estero. Qui è entrata in gioco la figlia della paziente, residente nel modenese, la quale ha ospitato la madre da lei e ha preso contatti con la Chirurgia Toracica di Baggiovara. Il percorso ha inizialmente coinvolto la Pneumologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, diretta dal Professor Enrico Clini, proseguendo l’iter diagnostico sotto la supervisione della Dottoressa Emmanuela Meschari. Da qui si è arrivati alla definitiva diagnosi istologica di timoma B3, caratterizzato da un’elevata aggressività biologica, e di conseguenza all’affidamento della paziente al Punto Polmone dell’AOU dove è avvenuta una discussione multidisciplinare in un team composto da oncologo, neurologo, radiologo, radioterapista e chirurgo toracico. È in questo contesto che è stata data indicazione per procedere all’exeresi chirurgica della massa tumorale del mediastino.
«L’aggressività locale di questo timoma – evidenza il Professor Pier Luigi Filosso – si manifesta radiologicamente con la possibile infiltrazione del tronco dell’arteria polmonare sinistra per cui, nell’ottica di offrire un intervento radicale e per la maggiore sicurezza della paziente, ci siamo messi in contatto con la Cardiochirurgia dell’Hesperia Hospital di Modena, diretta dal Dottor Alberto Albertini, per organizzare un intervento complesso in combinata con i Chirurghi Toracici».
L’operazione chirurgica è stata eseguita lo scorso 26 luglio all’Hesperia Hospital, previo nulla osta da parte della Direzione Sanitaria dell’Ospedale di Baggiovara, da un team composto dai chirurghi toracici Professor Pier Luigi Filosso, Professor Alessandro Stefani, Dottor Christian Casali e Dottoressa Beatrice Manfredini, assieme al cardiochirurgo Dottor Davide Gabbieri. Il gruppo di lavoro ha identificato e isolato la lesione neoplastica tramite una sternotomia mediana totale, previo l’isolamento dei grossi vasi mediastinici, questo nonostante ci si sia trovati di fronte a una parziale invasione della pleura mediastinica del polmone sinistro. L’équipe ha eseguito delle manovre delicate in modo che la lesione potesse essere clivata dall’arteria polmonare, senza la necessità di dover procedere alla circolazione extracorporea. Il tumore è stato asportato in maniera radicale anche se poi sono stati individuati plurimi noduli pleurici neoplastici a sinistra, mediante l’ispezione chirurgica dei due cavi pleurici. A quel punto è stato eseguito un intervento oncologicamente radicale dato che, con estrema difficoltà, è stato necessario lussare il mediastino e il cuore, con ripercussioni emodinamiche importanti per la paziente, in modo da asportare completamente i noduli. La paziente, in seguito all’intervento durato circa tre ore, ha trascorso una notte nel reparto di Terapia Intensiva dell’Hesperia per poi essere trasferita in buone condizioni presso la Divisione Universitaria di Chirurgia Toracica di Baggiovara per completare il normale decorso postoperatorio ed essere successivamente dimessa.
Oggi la paziente, confermata la diagnosi istologica di un timoma B3 stadio IVA, vale a dire molto aggressivo, e di lesioni pleuriche secondarie, ha ripreso una vita regolare, continuando ad alloggiare dalla figlia e seguendo, in buone condizioni, le terapia chemio e radio post operatorie sotto la supervisione del Punto Polmone dell’AOU.
Quello eseguito a luglio è solo uno degli interventi particolarmente complessi messi in atto dalla Divisione Universitaria di Chirurgia Toracica di Baggiovara. Ben 13 sono stati quelli eseguiti dallo scorso gennaio per exeresi di timomi, di cui otto in toracoscopia e cinque con tecnica open (dovute alle grandi dimensioni dei tumori e/o alla loro invasività sulle strutture anatomiche adiacenti). Tali dati possono essere allineati con le divisioni italiane di Chirurgia Toracica di maggior esperienza e più riconosciute all’estero.
«Il caso clinico della signora albanese – commenta il Professor Pier Luigi Filosso – ci insegna ancora una volta l’importanza della multidisciplinarità nella gestione clinica di pazienti affetti da patologie neoplastiche rare caratterizzate da un comportamento biologico aggressivo. Il timoma è un tumore del mediastino anteriore molto raro, che ha la sua maggiore incidenza nei due sessi fra i 50 e 60 anni, spesso associato a una sindrome neurologica, nota come Miastenia Gravis. Nella maggior parte dei casi, i timomi vengono diagnosticati in uno stadio iniziale, in cui la chirurgia (per lo più mini-invasiva-toracoscopia) rappresenta il trattamento di scelta e dove non c’è necessità di ulteriori terapie oncologiche postoperatorie. In una percentuale molto minore, invece, la neoplasia è caratterizzata da un comportamento invasivo nei confronti delle strutture anatomiche mediastiniche viciniori (soprattutto grandi vasi, pleura, pericardio e polmone), per cui la chirurgia (usualmente quella tradizionale, open) richiede la asportazione di importanti strutture invase dalla neoplasia, e talvolta anche la necessità di un approccio combinato con chirurghi vascolari e/o cardiochirurghi. Questo è proprio questo il caso della nostra paziente. La multidisciplinarità è consistita nella sua gestione combinata, sia nel preoperatorio (diagnosi e stadiazione della neoplasia) che durante l’intervento chirurgico e nel postoperatorio».