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Ex fonderie, altro che rigenerazione: qui crescono solo pericolo, degrado e insicurezza
La Pressa
Lo stato del fatiscente immobile, storico simbolo di una riqualificazione mancata, peggiora. Cedono parti di colonne, aumentano gli accessi di sbandati e la montagna di terreno contaminato ammassato da 20 anni, dagli scavi preliminari alla bonifica, non sono più protetti e isolati, come dovrebbe essere. L'apertura di accessi su tutti i lati rende l'area anche un facile rifugio
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Sempre peggio. La situazione di degrado e pericolo nell'area dell'ex fonderie, sta ulteriormente peggiorando. Decine di migliaia di metri quadrati che da 30 anni rappresentano una ferita urbana alle porte del centro città. Simbolo della mancatta rigenerazione di uno dei sette grandi comparti ex industriali della fascia ferroviaria nord. Da un lato c'è il ritardo ormai pluriennale dei lavori di ristrutturazione dell'unico piccolo lotto avviato alla riqualificazione, nella palazzina fronte cavalcaferrovia di Ciro Menotti, futura nuova sede dell'istituto storico. Dall'altro, costituito dai lotti 2,3 e 4, nonostante i progetti innovativi annunciati e formalmente finanziati anche con risorse PNRR. la situazione, disastrosa e pericolosa da decenni, sta addirittura peggiorando.
La vecchia struttura, bonificata una quindicina di anni fa dalle centinaia di metri quadrati di amanto delle enormi coperture, continua a rappresentare elementi di degrado e di potenziale pericolo, anche ambientale. L'immagine di una colonna portante del muro esterno che si sta letteralmente sgretolando e collassando su se stessa, è emblematica dello stato già dichiarato pericolante da anni.
L'area è chiaramente ad accesso vietato, fatto sta che continua ad essere frequentata da senza fissa dimora, spacciatori che in quella vasta e desolata area nascono merce, e chissà cosa altro e bivaccano. Qui è un via vai continuo - ci conferma un residente su via Mar Jonio. Presenza che entrano ed escono sempre più facilmente dai numerosi varchi ricavati dalle transenne nelle recinzioni metalliche e dai muri provvisori da 20 anni, che circondano il perimetro dell'area che da via Santa Caterina si snoda confinanzo con via Mar Jonio. Dove troviamo non solo le recizioni divelte ma anche uno dei cancelli secondari di accesso al comparto ex industriale, ora completamente aperto. L'area ad ovest è più nascosta, fuori dal traffico principale di una via, Mar Jonio, che lì non ha sbocchi. Luogo preferito da incivili che in grande numero quotidiano, scaricano abusivamente quintali di rifiuti indifferenziati e ingombranti. Aggiungendo degrado al degrado e trasformando l'area in una grande discarica a cielo aperto. Grave, ma nulla in confronto a ciò che entrando nell'area ci si trova di fronte. La grande montagna di terreno contaminato dalle scorie derivanti dalle lavorazioni della storica fonderie, scavato agli inizi degli anni 2000 allo scopo di analizzarlo e ai fini della bonifica dell'area. Coperto e sigillato per anni, per non disperdere nell'aria le sostanza inquinanti ed evitare la perdita di percolato nel terreno, non è più protetto. Teloni e coperture si sono rotte, in parte volate via, lasciando così le tollellate di terra cotaminata in balia di vento e pioggia. A una cinquantina di metri dalle numerose residenze del quartiere. Per una situazione di pericolo e di degrado urbano che continua da circa trenta anni. E che oggi, anziché migliorare, continua inesorabilmente, a peggiorare.
La lunga storia di una rigenerazione mancata
E' una storia fatta di promesse mancate quella delle ex Fonderie. Nel 2001 la giunta destinò il comparto all'Azienda USL locale per la realizzazione della propria sede generale. Un progetto sfumato.
Nel 2006 la giunta avviò un “Percorso di pianificazione partecipata per la riqualificazione dell'area Ex Fonderie Riunite” che dal 2007 al 2008, coinvolse istituzioni, associazioni e cittadini sull'elaborazione di una proposta condivisa di riuso e recupero dell'area. Di qui un concorso di idee per la riqualificazione urbanistica ed architettonica dell'area Ex Fonderie Riunite - progetto DAST che si è concluso, nel gennaio 2009, con la proclamazione del progetto vincitore. Lì però si rimase. In mezzo anni di degrado, di degenerazione urbana, di mancante opportunità.
Addirittura nel 2012 vennero svolte le prime operazioni allo scopo di preparare l'area per le future destinazioni spendendo 260mila euro. Nel settempre 2018 Muzzarelli rimesso sul tavolo la questione. Dopo quasi due anni, e dopo il progetto presentato in via esecutiva, si è arrivati al bando e alla proposta di aggiudicazione alla ditta che, svolte le adeguate verifiche, avrà il via libera definitivo per aprire il cantiere
Gianni Galeotti
FOTO: L'accesso ovest (il vecchio cancello con davanti la montagna di rifiuti e, sullo sfondo, la montagna di terreno contaminato

Redazione Pressa
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