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Alterazioni evidenti nelle valutazioni cliniche dei soggetti, abbandono della pratica sportiva, anche agonistica, isolamento sociale, aumento del peso ponderale, difficoltà nella ripresa dell'attività fisica.
Sono solo alcuni effetti riscontrati dai professionisti della sanità pubblica, con picchi nel periodo immediatamente successivo al termine dell'emergenza pandemica, sulla salute psicofisica di adulti ma soprattutto di ragazzi. Giovani sottoposti per mesi, oltre alla Dad, alle restrizioni Covid, che hanno negato, impedito e limitato, attraverso l'introduzione di Green Pass e Super Green Pass, tutto ciò che fino al quel momento era sempre stato considerato fondamentale, e come tale irrinunciabile dagli esperti, per la loro salute ed il loro sano sviluppo psicofisico: l'attività sportiva e motoria.
Divieti e negazioni applicati in virtù dell'emergenza Covid e attraverso uno strumento come il Green Pass, nelle sue diverse varianti rafforzate e rafforzanti, che pur senza presupposto scientifico verificato né prima né dopo, ha negato per mesi a milioni di giovani, gli effetti benefici, conclamati e universalmente riconosciuti dell'attività fisica e della pratica sportiva. Con la motivazione di un presunto effetto protettivo rispetto al contagio, proprio e altrui. Effetto smentito dall'evidenza data dal verificarsi dei contagi anche tra i possessori del Green Pass, base e rafforzato.
Gli effetti negativi di tali divieti erano evidenti e prevedibili. Gli effetti positivi del Green Pass, no. Eppure si procedette ugualmente. Per decreto. Negando sport e aggregazione. Elementi da sempre fondamentali per lo sviluppo dei ragazzi. Prima in maniera generalizzata, vietando l'attività a tutti, e poi discriminatoria attraverso il divieto di praticare attività sportiva e di gruppo (comprese quelle all'aperto come le partite di calcio) solo ai ragazzi e alle ragazze che pur in salute e sani, subivano l'onta di non essere stati sottoposti, o non avere completato, l'intero ciclo vaccinale. Nel silenzio anche di chi, a livello istituzionale e pubblico, aveva fatto della promozione dell'attività motoria e sportiva il proprio lavoro e la propria ragione di vita.
Gli effetti furono diffusi e negativi. Evidenti, per molti gravi, per molti recuperabili, per molti no. Perché non sono mancati e non mancano, anche oggi, i giovani già avviati nel pre-covid all'attività agonistica che per conseguenze fisiche o mentali si sono dovuti o voluti fermare. Con conseguenze anche nel medio e nel lungo periodo. Effetti che i professionisti sanitari e i responsabili dei dipartimenti di Medicina Sportiva hanno verificato soprattutto nell'immediato post emergenza, come ha confermato, a nostra domanda Augusto Savino, responsabile della Medicina Sportiva dell'Ausl di Modena.
Gi.Ga.
Redazione Pressa
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