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Un altro duro colpo per lo sport di base e gli Enti di Promozione, la chiusura dettata dalla nuova “zona rossa” in provincia di Modena e non solo. Un ulteriore sforzo richiesto a un mondo ormai davvero dimenticato dal Governo centrale e che, ancora una volta, viene messo in secondo piano. Uno sforzo che tutti gli EPS a Modena come a livello nazionale, hanno accettato col solito senso di responsabilità ma che questa volta non può essere esente da forti proteste: ancora una volta infatti, non è la prima, si sono create disparità tra gli Enti di Promozione e il resto del mondo sportivo che afferisce alle federazioni. Alcune di queste, sia chiaro, si sono da sempre dimostrate molto collaborative e sensibili alle problematiche degli enti, in un confronto molto produttivo sul territorio provinciale.
Ciò non toglie che i provvedimenti che arrivano da Roma, ancora una volta, trattino lo sport di promozione sociale come ultimo tra gli ultimi.
Non è la prima volta: da quando è iniziata la pandemia gli Enti di Promozione Sportiva hanno più volte denunciato le misure a due marce. Non è una battaglia contro il professionismo o l’attività delle federazioni, assolutamente, ma soltanto una richiesta, a gran voce, di parità di trattamento. Il discrimine deve essere la sicurezza e il rispetto dei protocolli, che gli EPS hanno concordato con il Governo e imposto con grandi sacrifici alle loro società. Con questo provvedimento il messaggio che passa continua ad essere quello di due pesi, due misure, che in alcuni casi, ove non vi sia collaborazione o comprensione degli organi federali, crea una concorrenza sleale: alcune ASD e SSD affiliate agli EPS, infatti, in un anno di pandemia non hanno perso soltanto soldi e lavoro, ma anche migliaia di tesserati che hanno preferito tesserarsi con altri organismi ai quali invece era consentita ancora la pratica sportiva.
Insomma, è l’ennesima ferita, che segue lo stop forzato alle piscine e palestre dello scorso ottobre, dopo gli sforzi enormi fatti per adeguarle ai protocolli: impianti spesso gestiti proprio dagli Enti di Promozione ma che in zona rossa rimangono aperti, con enormi perdite, solo per garantire attività che non afferiscono agli Enti stessi. Un anno di pandemia ha portato già migliaia di realtà associative allo stremo e la maggior parte di quelle che resistono, lo fanno a fronte di aiuti dello Stato non sufficienti alla reale tenuta del sistema.
A parlare sono i presidenti Uisp e Csi, e insieme a loro si uniscono alla protesta anche gli altri enti provinciali, l’Aics col presidente Sandro Zoboli («si ponga fine a questa incomprensibile disparità che discrimina atleti di serie A e serie B»), l’Acli col presidente Guido Capiluppi, l’Asi col presidente Giulio Dotti, lo Csen col presidente Andrea Mariotti.
Vera Tavoni, presidente Uisp Modena, fa proprie le parole dell’Uisp nazionale: «I nostri protocolli li abbiamo sempre rispettati alla lettera, ma c’è un altro protocollo che ancora una volta qualcuno non onora: il protocollo dell’uguaglianza, del diritto di tutti e per tutti, e soprattutto quello della serietà e della parola data. Ci ritroviamo in ginocchio noi, con ristori ampiamente inadeguati poiché calcolati solo sul fatturato, che per enti come i nostri rappresenta solo una piccola parte di bilanci che sono per lo più istituzionali; si ritrovano in ginocchio i nostri operatori, con bonus elargiti solo per pochi mesi e con grande ritardo. Il nostro è un appello accorato».
Con lei, la presidente CSI Modena Emanuela Carta: «Con le scuole chiuse in zona rossa la sospensione anche degli allenamenti è una decisione comprensibile: vogliamo però ricordare ancora una volta, e non smetteremo mai di farlo, quanto lo sport sia importante per le nostre comunità, per il benessere psicofisico delle persone e per la capacità di favorire inclusione sociale, crescita ed educazione, soprattutto per le persone più giovani e più fragili. In questa situazione di poca chiarezza al movimento sportivo modenese va riconosciuto il grande senso di responsabilità nell’attenersi alle disposizioni limitando, e in alcuni casi sospendendo, le proprie attività. Questa attenzione va sostenuta e valorizzata, in particolare vanno supportate da un punto di vista progettuale ed economico quelle realtà che da tempo investono nella promozione sportiva, spesso anche attraverso la complessa e impegnativa gestione degli impianti sportivi»
Redazione Pressa
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