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In 5 anni la sanità pubblica ha speso 1,7 miliardi per i 'gettonisti'

In 5 anni la sanità pubblica ha speso 1,7 miliardi per i 'gettonisti'

Antonio De Palma (Sindacato Nursing up) su dati Anac: 'Il ricorso a professionisti esterni è costato più di quello che serve per il prossimo rinnovo contrattuale del comparto sanità'. In Regione e a Modena il triplo a turno, rispetto ad un professionista dipendente


2 minuti di lettura

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Anche in Emilia-Romagna il ricorso alle cooperative esterne di medici per la copertura dei vuoti negli organici della sanità pubblica è stato massiccio. Più volte, nello specifico della provincia di Modena, lo abbiamo evidenziato nel merito dell'emergenza urgenza e dell'ostetricia, nelle realtà di Carpi e di Mirandola. Dove già dal 2022 per tutto il 2023 l'Ausl è ricorsa a contratti con soggetti privato per la somministrazione di servizi medici ed ospedalieri a costi davvero importanti. Basta pensare i 1400 euro a turno pagati per servizi esterni rispetto ai circa 450 pagati ad un medico professionista assunto in struttura. Con appalti da centinaia di migliaia di euro.

Un vero e proprio fiume di denaro quello legato ai professionisti della salute “a gettone”, diffuso in tutto alla stivale al punto da portare il “mercato” di medici e infermieri esterni a generare un costo di circa 1,7 miliardi di euro in 5 anni.

I dati nazionali sono richiamati al sindacato nazionale Nursing UP. 'Una cifra spropositata, se si pensa che l'intero, prossimo rinnovo contrattuale del personale del comparto sanità (esclusa dirigenza) dovrebbe valere circa 1 miliardo e 500 milioni' - sottolinea il Presidente Antonio De Palma.

'Numeri che lanciano un nuovo preoccupante campanello di allarme sulle scelte assolutamente paradossali e poco comprensibili da parte delle nostre Regioni.
Non esageriamo affatto affermando che siamo di fronte all’ennesimo “Vaso di Pandora”, un pentolone scoperchiato davanti agli occhi della collettività.
E il contenuto non è certo edificante. 
Doverosamente ci chiediamo come sia possibile sostenere queste spese, laddove le Regioni lamentano sempre di non avere risorse a disposizione, e soprattutto laddove si potrebbe investire maggiormente sui professionisti dipendenti delle nostre realtà sanitarie, la cui valorizzazione economica, invece, viene costantemente ignorata, aprendo la strada a fenomeni come fughe all’estero e dimissioni volontarie che minano nel profondo la stabilità del nostro SSN.

Secondo l’ANAC da Nord a Sud, nessuna azienda sanitaria, “per tappare le falle”, è esente dal ricorrere a medici e infermieri che vengono forniti da società esterne. 

Vogliamo arrivare fino in fondo, continua De Palma. Il Governo, rispetto a professionisti dipendenti la cui magra retribuzione ci colloca da tempo al terz'ultimo posto in Europa, ha il dovere di spiegarci, in relazione a queste cifre, quanto mediamente è destinato alle società appaltanti per i loro servizi , e quanto realmente viene messo a disposizione dei liberi professionisti. 

Ci aspettiamo anche spiegazioni sul perchè, di fronte a tale evidente emorragia di risorse pubbliche, il Governo, invece di
predisporre un serio piano di valorizzazione degli infermieri e degli altri professionisti sanitari del SSN, si ostini a mantenere il braccino corto, per poi restare muto di fronte allo sperpero delle regioni, che addirittura avrebbero speso più di quanto è stato preventivato per un intero rinnovo contrattuale' - conclude De Palma.
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