Udicon
La Pressa redazione@lapressa.it Notizie su Modena e Provincia
Logo LaPressa.it
Facebook Twitter Youtube Linkedin Instagram Telegram
Udicon
articoliSocieta'

Mafia: Dia, in E-R Covid 'opportunità' come il sisma

La Pressa
Logo LaPressa.it

'Sto coronavirus è stato proprio un buon affare'. La frase riportata nell'ultima relazione della DIA sintetizza il compiacimento dei clan per i buoni affari


Mafia: Dia, in E-R Covid 'opportunità' come il sisma
Paypal
Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente. Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.

E' stata pubblicata oggi l’ultima Relazione Semestrale della Direzione Investigativa Antimafia e riferibile al secondo Semestre 2020.
Nella relazione si evidenzia che il perdurare dell’emergenza sanitaria da Covid-19 ha accentuato le conseguenze negative sul sistema sociale ed economico italiano originate dalle misure resesi necessarie per contenere l’espandersi del contagio. E' il dato di fondo che emerge dalla Relazione semestrale al Parlamento sull'attività svolta dalla Direzione investigativa antimafia (Dia) relativa al II semestre 2020. Di tale situazione, che vede in difficoltà finanziaria imprese e cittadini, potrebbero approfittare le organizzazioni malavitose, per altro sempre più orientate verso una sorta di metamorfosi evolutiva, con mire e interessi nel sistema imprenditoriale. Con la Covid economy, inoltre, le mafie che ora potrebbero rivolgere le proprie attenzioni operative verso i fondi comunitari che giungeranno a breve grazie alle iniziative del governo per assicurare un tempestivo sostegno economico in favore delle categorie più colpite dalle restrizioni connesse all'emergenza sanitaria.


Inoltre, i sodalizi mafiosi - si legge ancora nella relazione - potrebbero utilizzare le ingenti risorse liquide illecitamente acquisite per aiutare privati e aziende in difficoltà al fine di rilevare o asservire le imprese in crisi. Una strategia mafiosa che si rivelerebbe utile anche per il riciclaggio e per l'infiltrazione nei pubblici appalti.

Proprio per contrastare le contaminazioni mafiose nel sistema economico e sociale, l’Organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso – istituito nel mese di aprile 2020 e guidato dal direttore centrale della Polizia criminale Vittorio Rizzi – ha continuato ad esaminare attentamente il fenomeno.

Il documento presentato oggi, quindi, è orientato all’analisi e interpretazione delle possibili strategie d’azione e linee di tendenza evolutive, soprattutto sul piano imprenditoriale nel medio-lungo periodo, delle organizzazioni mafiose che non conoscono confini di settore e geografici.

La relazione, attraverso lo studio dei macro fenomeni criminali, analizza i principali gruppi malavitosi. La ‘ndrangheta si conferma come un’organizzazione unitaria, territoriale e saldamente strutturata su vincoli di parentela ed esprime un sempre più elevato livello di infiltrazione nel mondo politico-istituzionale, ricavandone indebiti vantaggi nella concessione di appalti e commesse pubbliche. In Sicilia coesistono organizzazioni criminali eterogenee che seguono dinamiche diversificate sia pure con la storica preminenza di cosa nostra. La camorra si conferma quel macro-fenomeno criminale connotato da un potere mafioso espresso da alcune grandi e consolidate organizzazioni tra loro autonome. Per quanto attiene ai sodalizi pugliesi, varie sono le espressioni criminali legate rispettivamente alla provincia di Foggia, al territorio di Bari e al basso Salento.

Un focus è dedicato alle organizzazioni criminali straniere in Italia con sodalizi attivi nel narcotraffico, nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e nella tratta di esseri umani finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e del lavoro irregolare. Tra i clan più strutturati, quelli nigeriani, albanesi e cinesi.

Il documento contiene, inoltre, analisi e approfondimenti su: appalti pubblici (con le attività svolte dalla Dia in tale settore strategico per l’economia nazionale); criminalità organizzata italiana all’estero e relazioni internazionali; attività di prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio; sodalizi mafiosi nei settori del gioco d’azzardo (gaming) e delle scommesse (betting), con circuiti paralleli a quello legale allo scopo sia di riciclare, sia di incrementare le cospicue risorse a disposizione.

Attività Dia. Alcuni dati nel dettaglio.
L’aggressione ai patrimoni illecitamente conseguiti dalle organizzazioni criminali ha visto la Dia protagonista in attività preventive sia su propria iniziativa, sia a seguito di delega dell’Autorità giudiziaria competente. Sono stati sequestrati beni alla 'ndrangheta per un valore di 52.949.419 euro, a Cosa nostra per un valore di 165.652.138 euro, alla camorra per un valore di 10.000.000 euro, alla criminalità pugliese e lucana per un valore di 300.000 euro, ad altre organizzazioni criminali italiane e straniere per un valore di 58.539.492 euro. Nel complesso, sono stati, inoltre, confiscati beni alle organizzazioni criminali per un valore di 181.134.492

Ispezionati 26 cantieri in seno ai quali si è proceduto al controllo di 545 persone fisiche, 138 imprese e 353 mezzi.
Eseguite 6.394 richieste di accertamenti antimafia a carico di 32.956 imprese e di 7.863 persone fisiche ad esse collegate.
Sono stati 364 i provvedimenti interdittivi emessi dagli Uffici territoriali del Governo e comunicati all’Osservatorio centrale appalti pubblici della Dia.

Emilia-Romagna: Relazione DIA, 2 semestre 2020
“’…Sto coronavirus è stato proprio un buon affare”. La frase è stata intercettata nel corso dell’indagine “Dirty cleaning”171 e sintetizza il compiacimento per i redditizi risultati raggiunti da un imprenditore pregiudicato napoletano vicino al clan DI LAURO già coinvolto nel 2014 nell’operazione antidroga denominata “Drugstore”. Il soggetto era il gestore occulto di un’azienda operante tra Rimini e Pesaro nel settore delle sanificazioni che è risultato coinvolto in un’articolata inchiesta della Guardia di finanza di Rimini finalizzata al contrasto dell’infiltrazione criminale nell’economia legale della provincia romagnola. L’espressione fa eco alle conversazioni a suo tempo captate nel corso dell’indagine “Aemilia”172 quando uomini questa volta di ‘ndrangheta chiedevano di inserirsi nel proficuo giro di affari legato alla ricostruzione post-terremoto 2012. Si tratta di riscontri che contestualizzano anche in territorio emiliano-romagnolo la propensione tipica della criminalità organizzata a strumentalizzare a proprio vantaggio le gravi situazioni di crisi. Da sfruttare come un’opportunità per la diversificazione dei propriaffari in nuovi ambiti dell’economia quale quello delle sanificazioni, nonché per approfittare
degli eventuali finanziamenti pubblici stanziati per fronteggiare le situazioni emergenziali.

Le profonde ripercussioni della pandemia da COVID-19 sui mercati finanziari e soprattutto la grave crisi di liquidità che ha investito specialmente le piccole e medie imprese operanti nei settori più colpiti dal lockdown (turismo, ristorazione e commercio) possono costituire inoltre una favorevole condizione per il reinvestimento degli ingenti flussi di denaro provenienti dalle attività illecite. In recenti interviste173 alla stampa il Procuratore Capo di Bologna, Giuseppe AMATO, ha sottolineato come “…la crisi delle aziende sia un’occasione che la criminalità potrebbe non lasciarsi sfuggire…Prendiamo ad esempio il settore della ristorazione, tra i tanti forse quello cheha più sofferto. L’imprenditore deve essere accompagnato dallo Stato a uscire con le proprie gambe dalla crisi. Diversamente? Potrebbero arrivare richieste malavitose, difficili da rifiutare. Penso al mondo dell’usura…”.
In territori come quello emiliano-romagnolo dove è soprattutto l’elevata dinamicità del tessuto economico a catalizzare gli interessi criminali convergono di frequente interessi mafiosi
e interessi illegali di una criminalità economica comune. L’infiltrazione della criminalità organizzata avrebbe assunto, in via generale, un approccio silente di basso profilo e una dimensione prettamente affaristica. Il processo di espansione fuori regione attiene, infatti, principalmente all’esportazione dei metodi tipici dell’impresa mafiosa “in particolare dei legami fiduciari che ne sostengono le aspirazioni di reinvestimento speculativo e di legittimazione sociale” attraverso strategie finalizzate ad ampliare l’area di connivenza e soggezione nei diversi contesti (economico, politico e sociale) in aree lontane sia geograficamente, sia culturalmente dai territori di elezione delle mafie. Infatti, come confermato dai riscontri investigativi, giudiziari e di prevenzione degli ultimi anni il potere mafioso e la forza intimidatrice espressa dal vincolo associativo hanno assunto in Emilia Romagna connotati manageriali e prevalentemente indirizzati alla tessitura di reti relazionali negli ambienti politico-amministrativi ed economico-finanziari anche attraverso attività corruttive finalizzate al controllo dei finanziamenti pubblici, al
condizionamento di appalti e concessioni mirando, in definitiva, all’annullamento della concorrenza. Ancora il Procuratore Giuseppe AMATO ha evidenziato “la presenza di quella che
chiamiamo ‘zona grigia’. Ormai non c’è l’associazione che opera autonomamente, bensì l’inserimento di soggetti non tradizionali come consulenti, professionisti o qualche appartenente alle amministrazioni.
Una sponda molto pericolosa che significa, in epoca di virus, il rischio di contagio del territorio in cui le
associazioni operano”. Come conseguenza, la paura a denunciare è stata sostituita dall’esistenza di “una minoranza che ha interesse a non farlo”.
Rispetto ai tentativi di contaminazione degli Enti locali e delle Istituzioni pubbliche, resta peraltro significativo anche il fenomeno degli atti intimidatori rivolti contro gli amministratori locali che secondo quanto indicato nel documento di analisi elaborato dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale sulla base dei dati forniti trimestralmente dalle Prefetture in Emilia Romagna per il 2020 sarebbero stati 51 sostanzialmente in linea con i 53 del 2019 comunque tra i più elevati a livello nazionale.
Inoltre, il tentativo d’infiltrazione mafiosa nel territorio trova riscontro anche nel monitoraggio delle attività imprenditoriali operato dai Gruppi interforze presso le Prefetture ai fini dell’emissione delle interdittive antimafia ovvero strumentali all’iscrizione nelle cd. “White List”. Numerosi sono stati i provvedimenti antimafia emessi nel semestre in esame dai Prefetti di Bologna, Reggio Emilia, Ferrara, Parma, Modena e Ravenna nei confronti di aziende attive soprattutto nel campo dell’edilizia e ritenute a rischio d’infiltrazione mafiosa per i collegamenti tra soggetti delle relative compagini societarie ed elementi della criminalità organizzata calabrese, campana e pugliese. Significativo anche il diniego d’iscrizione nella white list per una ditta operante nel trasporto anche transfrontaliero e nello smaltimento dei rifiuti per “malaccorta gestione dell’attività produttiva” pur in assenza di collegamenti diretti con la criminalitàorganizzata.

Nello scenario in esame s’inquadra il profondo radicamento della criminalità organizzata calabrese le cui politiche imprenditoriali avrebbero consolidato, in buona parte dell’Emilia Romagna quel “sistema integrato” tra imprese, appalti e affari che costituisce l’humus sul quale far crescere le attività di riciclaggio e di reinvestimento delle risorse illecitamente acquisite. In
particolare in Emilia Romagna si confermano le qualificate proiezioni di cosche reggine (BELLOCCO, IAMONTE, MAZZAFERRO, MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI179), vibonesi (MANCUSO), crotonesi (oltre ai cutresi, anche i cirotani FARAO-MARINCOLA) e di altre famiglie calabresi che, in generale, compongono una mappatura criminale complessa.
Del resto l’incidenza della cosca cutrese GRANDE ARACRI180 ha trovato pieno riscontro nel menzionato processo “Aemilia” con la sentenza conclusiva emessa il 17 dicembre 2020 dalla Corte d’Appello di Bologna che nonostante l’assoluzione di 25 degli imputati condannati in primo grado ha confermato sostanzialmente l’impianto accusatorio nei confronti degli altri 93 circa la sussistenza dell’associazione di tipo mafioso. Nello stesso ambito si contestualizza la confisca181 di beni mobili e immobili, per un valore complessivo stimato in oltre 10 milioni di euro, eseguita il 19 dicembre 2020 dalla DIA di Bologna nei confronti di un pregiudicato calabrese trasferito dal 1977 nel capoluogo emiliano dove ha coltivato cointeressenze in imprese edili e immobiliari peraltro arrestato proprio nell’ambito dell’inchiesta citata per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p.. L’uomo rappresenta una figura di raccordo tra i GRANDE ARACRI e personaggi del mondo politico locale, funzionale sia al rafforzamento e all’espansione economica del sodalizio, sia all’influenza sulle governance del luogo.

Un’ulteriore conferma a livello giudiziario dell’operatività sul territorio dei GRANDE ARACRI perviene dal processo “Grimilde” il cui primo grado si è concluso il 26 ottobre 2020 per i 48 imputati che hanno scelto il rito abbreviato con 42 condanne tra le quali spiccano quelle a 20 anni di carcere (per i reati di associazione di tipo mafioso e altro) a carico del nipote del boss di Cutro e di un politico di origine cosentina esponente di spicco del Consiglio comunale di Piacenza, nonché responsabile dell’area assistenza e informazioni agli utenti dell’Agenzia delle Dogane di Piacenza. L’inchiesta conclusa dalla Polizia di Stato nel giugno 2019 è la naturale prosecuzione dell’indagine “Aemilia” avendo portato all’arresto di altri esponenti del gruppo di ‘ndrangheta emiliano in particolare nel territorio di Brescello182(RE). Agli arresti avevano fatto seguito provvedimenti ablativi di immobili e società del valore di migliaia di euro183.
Sulla base di quanto emerso dall’inchiesta “Grimilde”, inoltre, nel semestre in esame il Prefetto
di Piacenza ha emesso un’interdittiva antimafia nei confronti di un’azienda ritenuta vicina al
sodalizio calabrese essendosi avvalsa del compiacente favore del pubblico ufficiale condannato, onde evitare il pagamento dalle tasse doganali dovute in relazione a merci importate dalla Cina.

Nonostante gli importanti successi investigativi e giudiziari “…non si può affatto dire che l’’ndrangheta sia in ginocchio, perché proprio la nuova modalità sofisticata di infiltrazione – nel mondo economico e degli affari grazie alle risorse accumulate è quasi indipendente rispetto ai pur ottimi esiti delle investigazioni. Tanto è vero che la Procura di Bologna è molto attiva nel settore delle misure di prevenzione, convinta di utilizzare uno strumento utile per privare la criminalità - attraverso la confisca- dei beni profitto dell’attività delittuosa…”.
Cosa nostra, risulta presente nella Regione già dalla fine degli anni ‘80 con attività criminali
legate al riciclaggio di denaro e al traffico di stupefacenti e conserverebbe una certa operatività attraverso elementi appartenenti a sodalizi del palermitano (CORLEONESI), del catanese (SANTAPAOLA) e del gelese, (RINZIVILLO). Di particolare interesse appare il provvedimento di sottoposizione alla misura di prevenzione del controllo giudiziario del 29 giugno 2020 (ai sensi dell’art. 34 D.lgs. 159/2011, Codice antimafia), disposto per la durata di un anno dal Tribunale di Bologna nei confronti di un’importante società immobiliare operante in provincia di Reggio Emilia. L’impresa è riconducibile a un nucleo familiare originario del trapanese il cui capofamiglia è stato condannato per associazione mafiosa in quanto appartenente alla famiglia di SALEMI nel 1992 ed è stato vittima di un letale agguato di tipo mafioso da parte di noti esponenti di cosa nostra. “…Si tratta di un provvedimento che, con riferimento alla sua genesi, è il primo sul territorio nazionale, in quanto proposto all’organo giudicante in forma congiunta da un Procuratore distrettuale (di Bologna) e da un Questore (di Reggio Emilia), con il supporto investigativo del Servizio Centrale Anticrimine della Polizia di Stato. … Dalle indagini è emerso che la società favoriva aziende e ditte riconducibili a gruppi di criminalità organizzata di matrice ‘ndranghetista, appartenenti al clan GRANDE ARACRI di Cutro…”.

Da evidenziare, inoltre, l’ulteriore esito dell’operazione “Golden Wood” che conclusa nel febbraio 2020 aveva riscontrato il ruolo svolto dalla famiglia palermitana TAGLIAVIA di Corso dei Mille nell’immettere entro il circuito economico legale liquidità di provenienza illecita mediante la creazione di imprese di comodo in Toscana e Lazio oltreché in Sicilia. Nel luglio 2020 infatti, in Sicilia, Toscana, Lazio, Emilia Romagna e Liguria la Guardia di finanza ha eseguito un sequestro preventivo per equivalente di beni mobili, immobili e quote societarie, a vario titolo, nelle disponibilità degli indagati, per complessivi 38 milioni e 647 mila euro. Tale importo corrisponde all’ammontare delle condotte di riciclaggio ed autoriciclaggio realizzate mediante la fatturazione per operazioni inesistenti.

La camorra risulta presente sul territorio attraverso proiezioni soprattutto imprenditoriali dei
CASALESI e di importanti cartelli napoletani. Al riguardo, lo scorso semestre erano risultati
particolarmente significativi alcuni provvedimenti ablativi eseguiti dalla Guardia di finanza
nei confronti di imprenditori riconducibili ai clan MOCCIA e MALLARDO. Nel periodo in
esame a seguito dell’operazione “Hammer” dell’ottobre 2019 sono stati invece condannati dal
GUP del Tribunale di Bologna187 i componenti di un gruppo criminale riferibile al clan CONTINI che avrebbe replicato nel riminese le tipiche modalità operative camorristiche. Le pene
più gravose sono state inflitte al nipote del capoclan CONTINI (storico boss detenuto in regime differenziato) e al suo braccio destro. Il giovane emergente si era trasferito a Rimini e con un
proprio gruppo si era sostituito a un altro sodalizio (riconducibile allo storico clan VALLEFUOCO) da anni presente sul territorio, imponendo la propria protezione alle vittime di pregresse
attività estorsive e rivolgendo le proprie richieste estorsive anche a uno storico esponente della
camorra napoletana legato al clan NUVOLETTA e da anni presente sul territorio riminese.
Inoltre, per affermare la propria supremazia e stabilire le nuove gerarchie criminali sul territorio il giovane camorrista avrebbe esercitato una spregiudicata pressione sul territorio anche
attraverso azioni di forza e l’ostentazione di un’ampia disponibilità di armi. Ciò a conferma
che la violenza resta un’opzione sempre attivabile soprattutto per consolidare a livello locale
l’architettura e la forza di intimidazione del sodalizio criminale in modo da garantire la consapevolezza sia all’interno che all’esterno dell’organizzazione mafiosa dell’esistenza e dell’operatività del gruppo criminale quale entità autonoma.
Un’altra importante indagine della Guardia di finanza l’operazione “Darknet”188ha documentato come un’organizzazione di matrice camorristica, con al vertice personaggi legati al clan
SARNO189 e ai CASALESI si fosse radicata nella città di Cattolica (RN) e fosse riuscita a inserirsi nel tessuto economico riminese assumendo il controllo di società operanti nell’edilizia, nella
ristorazione e nell’impiantistica industriale, intestando fittiziamente beni e riciclando denaro
provento di attività illecite.
Per quanto attiene alle mafie pugliesi, l’operatività di affiliati al clan cerignolano PIARULLI-FERRARO è stata ulteriormente comprovata dagli ultimi provvedimenti ablativi eseguiti
dalla DIA di Bologna che ha sequestrato beni mobili e immobili, per un valore complessivo
di oltre 50 milioni di euro, a un imprenditore ravennate condannato in primo grado a 9 anni e
mezzo di reclusione per associazione per delinquere, riciclaggio e autoriciclaggio nell’ambito
della inchiesta “Malavigna”. La misura patrimoniale disposta dal Tribunale di Bologna su
proposta del Procuratore della Repubblica di Ravenna ha interessato 74 immobili situati in
Emilia Romagna e Lombardia, numerose partecipazioni societarie e compendi aziendali, autoveicoli e rapporti bancari di cui uno presso un istituto di San Marino.

Nella Regione resta pressante il fenomeno del traffico di sostanze stupefacenti cui si connette anche l’aumento dei casi di overdose spesso mortali così come documentato dalla “Relazione
annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia - anno 2020” del Dipartimento
politiche antidroga. Rispetto a tale ambito criminale risulta significativa la confisca eseguita il 4 dicembre 2020 dalla DIA tra Milano, Monza e Bergamo del patrimonio di un soggetto al vertice di un’associazione criminale transnazionale dedita all’importazione, alla lavorazione, alla distribuzione e al successivo spaccio di ingentissime quantità di sostanze stupefacenti. La spiccata caratura criminale del pregiudicato era emersa nell’indagine “Double Game” nel cui ambito egli era stato condannato dal Tribunale di Bologna nel giugno 2019 a 16 anni di reclusione quale promotore di una banda di narcotrafficanti che nel 2014 aveva importato in Italia a bordo di imbarcazioni modificate oltre 3 tonnellate di hashish dal Marocco. La misura di prevenzione ha riguardato beni per un valore complessivo di oltre 1 milione di euro.
Nel narcotraffico risulterebbero peraltro coinvolte soprattutto organizzazioni di matrice straniera come quelle nigeriane che figurano al centro di traffici su scala transnazionale o gruppi interetnici meno strutturati talvolta partecipati da pregiudicati italiani e particolarmente attivi oltre che nello spaccio a livello locale anche nello sfruttamento della prostituzione, nonché nello smercio di beni contraffatti (specie dei capi di abbigliamento) sulla costa romagnola.
La criminalità nigeriana sembra aver consolidato nel territorio della Regione le caratteristiche tipiche delle organizzazioni mafiose organicamente strutturate così come già ampiamente comprovato dalle recenti operazioni “Burning flame”195 del luglio 2019 nonché “Little Free Bear I” e “Little Free Bear II” del gennaio 2020196. In particolare, nell’ambito del processo “Burning Flame”, il 29 ottobre 2020 il Tribunale di Bologna ha condannato con pene fino a 9 anni di reclusione 21 indagati, tutti d’origine nigeriana per aver fatto parte del cult mafioso dei MAPHITE o “Green Circuit Association” un sodalizio gerarchicamente organizzato e attivo almeno dal 2016 in Emilia-Romagna e nel Nord Italia.
L’operatività della criminalità nigeriana ha trovato ulteriore riscontro nell’operazione “Signal”198 della DDA di Bologna conclusa il 28 ottobre 2020 dalla Polizia di Stato a Ferrara e a Torino con l’esecuzione di un provvedimento restrittivo nei confronti di 31 nigeriani dei quali 26 indagati per associazione di tipo mafioso. L’indagine è stata avviata a fine luglio 2018 a seguito del tentato omicidio di un giovane appartenente al cult EIYE aggredito a Ferrara da cinque connazionali armati di un machete. Un’inchiesta che ha dimostrato la presenza in quella provincia di articolazioni del cult mafioso SUPREME VIKING AROBAGA che risulta collegato al relativo network internazionale. Come ha scritto il GIP di Bologna nel provvedimento restrittivo “il programma criminoso degli Arobaga Vikings era quello di acquisire il controllo del territorio annientando violentemente o mettendo, comunque, in condizione di non nuocere, altre confraternite nigeriane concorrenziali, per acquisire il monopolio sulle attività criminose di interesse”. L’associazione, prosegue il magistrato, “è stata in grado di diffondere nella comunità nigeriana di Ferrara, ma anche in altre città, un comune sentire caratterizzato da una forte soggezione di fronte alla forza intimidatrice e prevaricatrice del gruppo, alla quale ha fatto da sponda, quanto meno, una certa omertà”.

Anche la criminalità albanese che è contraddistinta da una notevole capacità organizzativa al
pari di quella nordafricana predilige il narcotraffico e lo sfruttamento della prostituzione come
confermato dall’operazione “Riviera” eseguita dai Carabinieri il 22 luglio 2020.
In generale la criminalità proveniente dall’est Europa in particolare quella rumena prediligerebbe i reati predatori e lo sfruttamento della prostituzione specie in pregiudizio di giovani connazionali. La criminalità cinese che è presente soprattutto nelle province di Reggio Emilia,
Ferrara, Rimini e Ravenna sfrutta il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, la prostituzione e la manodopera clandestina.

Redazione Pressa
Redazione Pressa

La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 


Whatsapp
Societa' - Articoli Recenti
Concordia, la Bella Sfilza compie due..
'In questo tempo, abbiamo lavorato sodo per creare un luogo dove la diversità è celebrata ..
20 Aprile 2024 - 11:48
Modena, manifestazione per la ..
Si terrà oggi alle 15, in piazza Matteotti a Modena, la manifestazione indetta dalla mamma ..
20 Aprile 2024 - 09:50
Modenamoremio, ecco tutti i nomi del ..
Maria Carafoli, che dopo 12 anni di successi alla guida di Modenamoremio, con questo atto ..
19 Aprile 2024 - 18:58
Spaccio e furto: due arresti dei ..
In città un 29enne, italiano, aveva rubato generi alimentari e spinto a terra la guardia ..
19 Aprile 2024 - 16:40
Societa' - Articoli più letti
Reazioni avverse e morti: confronto ..
I morti sono stati sinora 223, 27 eventi gravi ogni 100.000 dosi. Nel periodo considerato ..
31 Maggio 2021 - 13:40
Tragedia a Bastiglia, muore a 16 ..
Il padre: 'Non credo il vaccino abbia influito. In ogni caso non mi importa il motivo, farei..
09 Settembre 2021 - 20:11
Il sindacato dei carabinieri: 'Green ..
'Al carabiniere non vaccinato è vietato mangiare in mensa con i vaccinati, però può ..
03 Ottobre 2021 - 23:39
'Trombosi cerebrale dopo la seconda ..
La storia di una ragazza 24enne residente nel milanese. Si chiama Valentina Affinito e vive ..
11 Febbraio 2022 - 14:24