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Il 15 gennaio del 1993, il Crimor, la squadra speciale del Ros del generale Mario Mori e del colonello Mauro Obinu, guidata dal capitano Sergio De Caprio (nome di battaglia Ultimo), arrestò Salvatore Riina a pochi chilometri dalla sua villa in via Bernini 54 a Palermo. Sono passati 30 anni da un evento che cambiò il volto di Cosa Nostra. I protagonisti di quell'arresto hanno dovuto sopportare fango mediatico e processi (da quello sulla cosiddetta Trattativa Stato Mafia, passando per quelli sul presunto ritardo nell'arresto di Provenzano e sulla mancata perquisizione del covo di Riina), venendo sempre assolti da tutte le accuse.
I fatti
L’8 gennaio del 1993 in provincia di Novara venne arrestato Balduccio Di Maggio, ex autista di Riina, l’uomo che parlò del famoso bacio tra il capo di Cosa Nostra e il sette volte presidente del Consiglio Andreotti.
L’esponente mafioso di San Giuseppe Jato – contro cui Cosa Nostra aveva emesso una condanna a morte - decise di collaborare dando preziosi informazioni sul nascondiglio di Riina. Il 14 gennaio il Ros filmò un’auto che usciva dalla casa di via Bernini all’interno della quale Di Maggio riconobbe la moglie di Riina, Ninetta Bagarella e alla guida il suo autista Vincenzo Di Marco. La mattina seguente alle 8.05 uscì dal medesimo cancello un’auto con all’interno Salvatore Riina stesso, accompagnato da Salvatore Biondino. De Caprio e la sua squadra seguirono l’auto per circa due chilometri e, una volta distanti dalla villa, intervennero. Riina venne catturato senza opporre la minima resistenza. Dopo mezz’ora era in caserma a Palermo.
Il ricordo
'Di quel giorno ricordo i carabinieri che erano accanto a me, i loro sguardi, la loro umiltà, il loro coraggio, la loro semplicità.
Ricordo il tempo, che aveva una dimensione fisica, l'attesa. E poi lo sguardo di Riina impaurito, come uno che tremava, uno sconfitto. Infine il vuoto, quando abbiamo iniziato a pensare alle altre battaglie. Cos'era quello, in fondo, se non l'inizio di una lunga battaglia?'. Così ieri all'Adnkronos lo stesso Sergio De Caprio.
'La mafia è la stessa di sempre. Basta leggere l'ordinanza di custodia cautelare del gip Claudia Rosini del 2021 contro Giuseppe e Carlo Guttadauro: la mafia è esattamente la stessa ed evolve per linee di sangue. Occorre, quindi, una normativa diversa da tutte le altre strutture e una lotta diversa. Pure i professionisti dell'antimafia sono in declino - aggiunge De Caprio - avevano il giochino della trattativa che gli si è sgretolato tra le mani, sono riusciti a delegittimare le istituzioni e a minimizzare il ruolo di cosa nostra nelle stragi e forse se ne stanno rendendo conto. Alla fine sono rimasti nel nulla che sono, quello da cui venivano'.
Redazione Pressa
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