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Dopo il caso delle vaccinazioni fatte ai parenti con dose di vaccino 'avanzate' sollevato da La Pressa, emerge un'altra anomalia nel sistema delle vaccinazioni modenesi.
Il commento giunto alla nostra redazione è di uno dei medici modenesi che domenica 3 gennaio, con una lettera inviata dal responsabile unico per il piano vaccinale in provincia di Modena, nonché direttrice sanitaria, Silvana Borsari, si sono visti comunicare il rinvio della vaccinazione Covid. Ma non è sul rinvio bensì nelle spiegazioni con le quali viene motivato il rinvio della vaccinazione che emergono alcuni aspetti controversi e rispediti al mittente con richiesta di chiarimento. Aspetti riguardanti la tutela della privacy e dei dati sensibili del personale medico.
Trattati, secondo il parere di un medico raggiunto dalla lettera, senza chiarezza ed autorizzazione in un poco trasparente scambio di dati personali tra Ausl e Ordine dei medici, finalizzato ad effettuare valutazioni sul grado di rischio a cui sono esposti i medici e all'opportunità di inserirli o meno nelle prima fase delle vaccinazioni.
'L’organizzazione della campagna vaccinale in tempi strettissimi, le indicazioni non sempre coerenti sul target di popolazione da invitare prioritariamente nella fase 1, la paura di escludere qualcuno che prioritariamente doveva essere incluso - spiega Silvana Borsari nella lettera inviata ad alcuni medici - ci ha portato a popolare il portale predisposto per la prenotazione delle vaccinazioni con elenchi forniti dai vari Enti ed Ordini che non abbiamo avuto il tempo di controllare adeguatamente.
Ciò ha comportato, in questa fase iniziale, la prenotazione di soggetti che pur avendo diritto al vaccino, come tutti, non sono nelle priorità indicate, al momento, per il primo step della fase 1 della vaccinazione'.
In soldoni: i medici, attraverso i contenuti della lettera con cui la direttrice sanitaria comunica loro il rinvio delle vaccinazioni, notano che l'Ausl, basandosi su un dichiarato scambio di dati ed informazioni sensibili con l'Ordine dei medici effettua una scrematura dei medici giudicati più a rischio comunicando a coloro meno a rischio il rinvio del loro appuntamento. 'La scelta di sospendere la sua prenotazione - si legge nella lettera del 3 gennaio dell'Ausl - è stata determinata dalla necessità di dare la priorità di accesso ai colleghi che lavorano nei contesti più a rischio e per rispettare le norme nazionali e regionali concordate'.
La risposta di un medico inviata in copia anche all'assessore regionale alla sanità Donini, non si fa attendere e pone l'accento non tanto sul rinvio della vaccinazione bensì sull'uso e la trasmissione di dati personali e riservati, compresa anche la divulgazione dell'elenco dei destinatari della lettera. Insomma su una serie di aspetti particolari e delicati che - per i medici - necessitano di un chiarimento.
'Il fatto che i nostri dati personali abbiano viaggiato “avanti e indietro” tra Ausl e Ordine è un fatto molto, molto grave' - specifica il medico. 'Stiamo parlando di prestazioni sanitarie'. Ma non solo: il disappunto va oltre: 'Il fatto che il Presidente di un Ordine professionale abbia potuto disdire una prestazione sanitaria prenotata presso una azienda, è un fatto ancora più grave. A quale titolo ha potuto farlo? Essendoci questo precedente, dobbiamo credere che in futuro fatti analoghi si possano verificare anche per altre prestazioni? A quale titolo io ho appreso da Lei, Direttrice, l’elenco dei colleghi a cui è stata “revocata la richiesta di vaccinazione”? Con quale autorizzazione Lei ha trasmesso il mio nominativo ai colleghi?'
Domande pesanti, perché riguardanti due aspetti cruciali nella vita e nella professione medica: tutela della privacy e diritto al vaccino. Domande che ora attendono risposte. Dalla stessa dirigente sanitaria Silvana Borsari, coinvolta in queste ore come responsabile nell'imbarazzante e altrettanto grave caso dei vaccini somministrati a parenti di operatori che non ne avevano diritto perché non compresi negli elenchi delle categorie e dei soggetti a rischio.
Altro punto controverso, quest'ultimo, rintracciato nella comunicazione della dirigente e segnalato dal medico: 'Nella e-mail in cui mi si annunciava la revoca della mia prenotazione, inviata dal Presidente dell’Ordine - continua il medico - si fa riferimento al fatto che “si è proposto di dare la priorità alle prenotazioni dei colleghi che lavorano quotidianamente in strutture, sospendendo le altre prenotazioni. Personalmente, ho raccolto evidenze sul fatto che diversi colleghi che non lavorano in “strutture” non hanno ricevuto la medesima revoca; si tratta, ad esempio, di medici di medicina generale, convenzionati, ma che non svolgono attività presso strutture. Personalmente, condivido che sia data priorità ai colleghi, che sono in prima linea nella lotta al virus, ma non condivido il fatto che l’Ordine comunichi determinati criteri ma poi ne adotti altri'.
In 5 punti il medico smonta le argomentazioni, chiedendone spiegazioni, della lettera della direttrice sanitaria. 'Come fate a sapere se io lavoro o non lavoro in una struttura? Questo elemento non è disponibile all’Ordine, dove semplicemente compare la mia iscrizione e la mia specializzazione in psichiatria, nonché la mia iscrizione all’elenco speciale degli psicoterapeuti'
La conclusione con cui il medico si rivolge alla direzione sanitaria e alla lettera di revoca della prenotazione per il vaccino, è amara: 'Mi ha privato di una prestazione che avevo prenotato presso una Azienda Sanitaria, il ché rivela una forte discrezionalità nell’intervenire su un diritto acquisito nonché sul mio diritto alla salute, che in questo difficile momento interseca il dovere alla tutela della salute dei miei pazienti'.
Una chiusura amara quella del medico alla direttrice Borsari accompagnata da una richiesta: chiarezza su tutti i punti sollevati, pena la segnalazione al Garante della privacy.
Gi.Ga.