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Modena sovraesposta al rischio alluvioni, inaccettabile non adeguare il sistema

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Il docente di Costruzioni idrauliche Stefano Orlandini ospite di un evento divulgativo a Modena: 'Prevenzione non significa eliminare il rischio ma trovare l'equilibrio tra risorse investite per la protezione e i danni delle alluvioni'. E per Modena questo punto è ancora lontano


Modena sovraesposta al rischio alluvioni, inaccettabile non adeguare il sistema
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Prevenire le alluvioni è possibile, ma non significa eliminare il rischio, bensì adeguare il sistema ad un livello ottimale di protezione. Quest'ultimo dato dal punto di equilibrio tra quelle che sono le risorse che si dovrebbero investire per arrivare a fare fronte a determinati livelli di piena, e i costi delle alluvioni che gli eventi di piena possono creare. I nostri sistemi idraulici dovrebbero gestire eventi con Tempo di Ritorno 200 anni. Un punto sul quale il mondo accademico, nel quale su questi temi si registrano posizioni e conclusioni anche divergenti, sembra avere trovato a sua volta un equilibrio. In sostanza, il livello da prendere a riferimento per definire i sistemi in sicurezza è il TR200. Oggi i sistemi fluviali di Secchia, Panaro ma così anche la maggioranza dei bacini dell'Emilia Romagna e di altre regioni, sono adeguati a tempi di ritorno dai 20 ai 50 anni.

In particolare Secchia 20 e Panaro 50, in quest'ultimo caso, grazie all'adeguamento con paratoie del sistema delle casse di espansione.  Comunque ad un livello di sicurezza inferiore e, di fatto, rischio maggiore. E' il quadro emerso in premessa alla relazione che Stefano Orlandini, docente di costruzioni idrauliche dell'Università di Modena, ha tenuto all'appuntamento divulgativo, dedicato alla stampa e aperto al pubblico, organizzato dal nuovo soggetto politico Democrazia Sovrana e Popolare che ha come referente modenese Daniele Giovanardi. 

Una opera divulgativa sulla situazione dei livelli di rischio dei sistemi idraulici e sulla prevenzione delle alluvioni che il Prof. Orlandini ha svolto di recente anche in diversi Comuni della Romagna, soggetti al devastante evento alluvionale di maggio. Alcuni di questi seguiti e documentati dal nostro giornale. A margine dell'incontro dei giorni scorsi, a Modena, abbiamo rivolto al docente alcune domande che riportiamo di seguito, sia in forma video che testuale.

Professore, è possibile prevenire le alluvioni, anche nello specifico del contesto idraulico modenese?
'Si, è possibile. E' la nostra materia. L'ingegneria civile e ambientale con indirizzo idraulico studia proprio come prevenire le alluvioni. Che non significa eliminare il rischio ma trovare il livello di sicurezza ottimale che bilancia quelle che sono le risorse che noi dovremmo investire per arrivare alla protezione del territorio con i danni che invece si possono verificare quando i nostri sistemi fluviali si rilevano inadeguati a far fronte agli eventi di piena che sono a loro volta causati dagli eventi meteorici'. 

A che livello troviamo questo equilibrio? A che livello è il sistema idraulico della provincia di Modena?
'Oggi il livello ottimale è quello che corrisponde ad eventi con tempo di ritorno di 200 anni. Ovvero i nostri sistemi dovrebbero non andare in crisi fino ad eventi che si ripetono ogni 200 anni. A Modena i sistemi fluviali di Secchia Panaro, così come tutti quelli emiliani, sono in una condizione di sicurezza inferiore, con tempi di ritorno che va dai 20 ai 50 anni. Siamo più esposti al rischio alluvionale con costi maggiori in caso di alluvione'

In provincia di Modena ma non solo scontiamo grandi ritardi in opere per la prevenzione e la messa in sicurezza. Dopo le alluvioni del 2014 qualcosa si è mosso, in particolare sul Secchia, ma siamo ancora a livelli lontani dal livello di sicurezza indicato. Che cosa bisogna fare per arrivare o almeno a tendere ad un livello di sicurezza come quello posto a TR200?
'Da professore di idraulica posso dire che non dobbiamo tendere ma dobbiamo arrivare a quel livello. Non è accettabile non arrivarci perchè non arrivarci significa continuare ad impiegare risorse dello Stato, e lo Stato sono i cittadini, per non avere un livello di protezione adeguato ed essere esposti in modo grave agli eventi alluvionali che comportano costi enormi.
Il raggiungere un livello di sicurezza adeguato ad eventi con Tempo di Ritorno 200 anni spetta all'impegno da parte di tutti dei decisori'

Non spetta però agli scienziati e ai tecnici indicare ai decisori che cosa fare?
'Esattamente. All'Universita di Modena e Reggio Emilia, e in altre università studiamo i fenomeni e facciamo il nostro mestiere indicando soluzioni. Se non veniamo ascoltati continuiamo a farlo ugualmente. Sarebbe utile che a livello universitario ci fosse maggiore dialogo al fine di trovare soluzioni. Su queste infatti ci possono essere delle divergenze tra gli studiosi ma sono coinvinto che con il dialogo se ne possano trovare di sempre migliori. Dialogo che non sempre c'è'

Rispetto ad un nodo idraulico così delicato e a rischio alluvione come quello modenese sembra non corrispondere una adeguata consapevolezza del rischio da parte della popolazione. La sua opera divulgativa su questi punti è intensa. Che opinione ha su questo punto?
'Credo che la consapevolezza dei cittadini sia cresciuta. Anche da quello che leggiamo sui giornali emerge che le persone di Modena magari non hanno la consapevolezza piena di come stanno le cose a livello tecnico, ma direi che dal 2014 abbiano fatto di progressi giganti. Fino al 2014, anno dell'alluvione, la popolazione era quasi inconsapevole di quello che fosse il rischio alluvionale per il loro territorio. Poi ci sono stati gli eventi che hanno portato ad una consapevolezza maggiore del sistema anche rispetto a termini tecnici e al loro significato. Adesso le persone di Modena conoscono gli enti che gestiscono i siti fluviali e conoscono anche il concetto di tempo di ritorno che è una questione tecnica che rappresenta la ricorrenza media con cui si ripete un evento si ripete'.

Gianni Galeotti


Redazione Pressa
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