'In condizioni normali – ha spiegato il dottor Lucio Brugioni, Direttore della Medicina Interna ed Area Critica (MIAC) del Policlinico – il tromboembolismo venoso viene trattato farmacologicamente attraverso l’uso di farmaci anticoagulanti che consentono di ridurre dapprima fino ad eliminare il trombo che occlude il vaso sanguigno. Il nostro paziente, però, aveva un’emorragia in atto e quindi non è stato possibile utilizzare questi farmaci: questo ha reso il caso davvero difficile e la sua situazione clinica molto pericolosa per la sua incolumità.
Il Policlinico di Modena ha una lunga tradizione nel trattamento non farmacologico delle trombosi venose: in via del Pozzo vengono infatti centralizzati i parti difficili e le donne gravide affette da tromboembolismo venoso– 5-6 ogni anno – che non possono essere trattate farmacologicamente stante il rischio che i farmaci anticoagulanti avrebbero sul feto. L’intervento è stato svolto in emodinamica dal dottor Carlo Cappello e dal dottor Fabio Sgura (Cardiologia), insieme alla dottoressa Elisa Romagnoli, al dottor Tommaso Baldini e alla dottoressa Francesca De Niederhausern (Medicina Interna e Area Critica) e al dottor Cristian Caporali (Radiologia interventistica).
'La nostra Emodinamica – ha aggiunto il professor Giuseppe Boriani, Direttore della Cardiologia del Policlinico – ha quindi maturato un significativo expertise nel trattare queste patologie che vengono gestite come altre procedure interventistiche, ad esempio la coronarografia, in regime di sedazione. In accordo con i colleghi del Reparto MIAC, con cui abbiamo una continua collaborazione, abbiamo quindi operato una procedura di disostruzione in arteria polmonare, liberando i vasi dalla trombosi acuta, responsabile di un quadro clinico altamente critico.
Una volta effettuato l’intervento, sono entrati in scena i Radiologi interventisti e il dottor Cristian Caporali, Responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale di Radiologia Interventistica ha spiegato: 'siamo intervenuti per mettere in sicurezza il paziente dall’eventuale ulteriore embolizzazione proveniente dal sistema venoso profondo degli arti inferiori mediante il posizionamento di un filtro cavale e la procedura è avvenuta senza complicanze, consentendo la prosecuzione della gestione clinica di questo paziente'.