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Due documenti e una domanda. Partiamo dai due documenti: il primo riguarda la comunicazione, da parte dell'ausl di Modena ai propri operatori, dell'esito, aggiornato al mese di maggio, dei test sierologici sulla risposta anticorpale effettuato sui sanitari, e che dimostrano come rispetto al valore misurato dopo 25-30 giorni dalla seconda dose, si sia registrata, dopo 3 mesi, una riduzione media del 62% nella presenza di anticorpi. Il secondo documento riguarda invece la comunicazione, sempre dell'Ausl, nel mese di luglio, con la quale viene formalizzata la sospensione dei test a sei mesi, confermando il mantenimento di quelli a 30 giorni e a tre mesi.
La domanda è quella posta da Franco Giordano, infermiere sospeso senza stipendio dal servizio perché non vaccinato, al direttore Ausl: domanda che verte sui motivi per i quali, nonostante la consapevolezza del crollo degli anticorpi a tre mesi, e in considerazione che dei mesi trascorsi dalle prime vaccinazioni complete sui sanitari ne sono già passati otto, l'Ausl non abbia proceduto alla misurazione della presenza degli anticorpi sul personale attualmente attivo.
Sospendendo addirittura i test a sei mesi. 'Una cosa inconcepibile' - tuona Franco. 'E' questa la prevenzione del contagio nelle strutture sanitarie? Oltre ai dati ufficiali, ai quali mi attengo, e che attestano un calo del 62% a maggio, è chiaro pensare che oggi molti operatori abbiano presenza di anticorpi ridotti al minimo e di fatto a rischio di essere scoperti, esattamente come chi non è vaccinato. O addirittura più scoperti, rispetto per esempio ad altri operatori sanitari guariti dal Covid, con carica anticorpale alta, ma che, non essendo vaccinati, sono ugualmente sospesi dal lavoro'
'Io non dormo la notte per la sospensione discutibile che ho ricevuto, con una Pec, senza nemmeno un contatto diretto - afferma - ma di fronte a questi dati ritengo che le motivazioni per non dormire ci siano comunque.
So di colleghi al lavoro con una carica di anticorpi ormai ridotta a zero da diverse settimane fa. Come fa l'Ausl a comportarsi così? A non avere interesse a misurare quanto i propri operatori siano coperti ed esposti? Bloccando i test a sei mesi? Che cosa c'è di scientifico in tutto questo e che cosa c'è di politico? Sono sicuro che se oggi venissero scelti a campione 100 operatori sanitari e fosse misurata loro la carica anticorpale, avremmo dati preoccupanti. Mi piacerebbe avere una risposta dal Direttore Generale Brambilla, perché credo che una risposta potrebbe essere utile a tutti gli operatori e a tutti i cittadini che usufruiscono delle strutture sanitarie ed ospedaliere e che hanno diritto di avere la garanzia che quegli spazi e le persone che vi operano, siano il più possibile sicure'
Gi.Ga.
Redazione Pressa
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