Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
'L’ordinamento giuridico attuale, dispone che anche con condanne definitive a 4 anni non si vada in carcere. Ci ritroviamo per strada anche delinquenti abituali che hanno più e più volte commesso reati con violenza, che risultano essere quelli che maggiormente preoccupano i cittadini. Ed è così che furti, minacce, percosse e lesioni, danneggiamenti, invasione di terreni o edifici, interruzioni di pubblico servizio, truffa ed altri reati predatori non portano chi li commette in carcere, almeno nell’immediatezza. Questa gravissima incertezza della pena fa sì che chi delinque non sia per nulla intimorito dalla presenza delle pattuglie su strada, trovando sempre più coraggio e arroganza per aggredirle e malmenarle. Se poi chi delinque arriva da Paesi dove l’attività repressiva delle Forze di Polizia e dell’ordinamento carcerario è molto molto più rigido e severo, ecco che l’Italia appare come il paese del Bengodi.
Con tale scenario, province ricche come quella modenese attirano moltissimo soggetti pericolosi per l’ordine e la sicurezza pubblica, ecco perché è necessario intervenire subito a livello legislativo per fermare questa spirale: risorse umane e certezza della pena, altrimenti a breve la situazione non sarà più recuperabile'.
Roberto Butelli, segretario provinciale SIULP (Sindacato Unitario Lavoratori di Polizia), traccia un quadro a dire poco preoccupante di una situazione sempre più difficile, rischiosa stressante e, ci sta, avvilente della situazione e del contesto giuridico in cui si trovano ad operare. Dove anche delinquente, straniero, senza fissa, spacciatore che aggredisce un poliziotto ha meno da temere del poliziotto stesso.
Del resto i numeri forniti dal Siulp parlano chiaro: nel 2022 le aggressioni alle Forze dell'Ordine in tutta Italia sono state circa 2700, in aumento rispetto al 2021: oltre il 36% di questi attacchi è stato commesso da cittadini stranieri.
La Polizia di Stato ha subìto la maggior parte delle aggressioni con quasi 1300 episodi.
A livello locale, non siamo da meno visto che le statistiche ci parlano negli ultimi 12 mesi di 58 violenze a personale della Polizia di Stato con 47 operatori che hanno riportato lesioni certificate, a volte anche superiori ai 30 giorni di prognosi. A questi vanno naturalmente aggiunti gli attacchi subìti da Carabinieri e Polizia Locale. Infine vanno aggiunte tutte quelle lesioni lievi per le quali, molto spesso, i poliziotti non si fanno refertare a causa della farraginosa e lunghissima procedura burocratica prevista per poter rientrare in servizio.
'La domanda che sorge spontanea è: se proprio le Forze dell’Ordine, che sono deputate all’ordine e alla sicurezza pubblica, sono così massicciamente attaccate, che ne sarà a breve dei normali cittadini e delle altre professioni d’aiuto?' - chiede Butelli che prosegue su un altro dibattuto punto.
'La carenza di personale, non certo unico problema, anzi. Insistiamo su questo primo e fondamentale tassello per fare controllo del territorio, attività repressiva, ordine pubblico ed investigazione, ma la certezza e l’immediatezza della pena sono altrettanto fondamentali se si vuole debellare questa preoccupante spirale di violenza della nostra provincia. Poiché l’ordinamento giuridico, oltre a prevedere la presunzione dell’innocenza sino a processo concluso, dispone che anche con condanne definitive a 4 anni non si vada in carcere, ci ritroviamo per strada anche delinquenti abituali che hanno più e più volte commesso reati con violenza, che risultano essere quelli che maggiormente preoccupano i cittadini'.
'In compenso - afferma Butelli - prevedono una corposa attività burocratica da parte dei poliziotti che devono procedere alla denuncia o arresto dell’autore del reato, tenendo ferme le pattuglie ore ed ore, di conseguenza allentando il presidio del territorio. Una situazione anche disincentivante, il previsto l’onere della denuncia da parte del cittadino che, inoltre, dovrà anche presenziare a processo per confermare quanto denunciato, pena l’archiviazione immediata del processo penale'.
'Un danno, oltre che una beffa - afferma - che ricade su poliziotti, cittadini e soprattutto sulle vittime dei reati, che risultano essere sempre più marginalizzati nel processo penale e mai ristorati del danno subìto, mentre invece dovrebbero essere figure centrali, adeguatamente tutelate nel procedimento giudiziario ed in qualche modo ripagati dall’autore del reato o dallo Stato. Insistiamo sulla carenza di personale, primo e fondamentale tassello per fare controllo del territorio, attività repressiva, ordine pubblico ed investigazione, ma la certezza e l’immediatezza della pena sono altrettanto fondamentali se si vuole debellare questa preoccupante spirale di violenza della nostra provincia'.