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Avevamo già lanciato l'allarme sull'argomento nel convegno del 13 ottobre 2022 tenutosi a San Felice Sul Panaro dal titolo “Le cosiddette baby gang un fenomeno da capire” basandoci, oltre che sulle esperienze modenesi, anche sul rapporto del centro di ricerca interuniversitario “Transcrime” dell'Università Cattolica di Milano, Alma Mater di Bologna e Università di Perugia. Esattamente un anno dopo, ovvero ottobre 2023, viene pubblicato il rapporto “Criminalità minorile in Italia anni 2010 – 2022” del Ministero dell'Interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza, che conferma quanto da noi già evidenziato nel citato convegno, e cioè che il fenomeno della criminalità minorile, anzi in alcuni casi addirittura adolescenziale, è in costante crescita ovvero un fatto conclamato che non si può più ignorare, sminuire o addirittura giustificare.
Soprattutto per l’intensità crescente, in frequenza e violenza, esercitata da costoro, nel consumare i reati predatori di strada; ma ciò che più colpisce è, che dal 2010 ad oggi i reati commessi dai minorenni in Italia sono aumentati del 15,34%, e nell’anno 2022, il 52,3% delle denunce riguarda ragazzi immigrati, che quindi hanno superato quelle dei coetanei italiani.
Da ultimo il Procuratore Capo di Modena, insieme al Procuratore Reggente presso il Tribunale dei Minori di Bologna, hanno sottolineato che gli episodi di aggressioni violente da parte dei minori hanno subito un sostanziale aumento generando preoccupazione nella popolazione.
La Prefettura e la Questura, insieme alle altre forze dell'ordine, hanno quindi ancora più intensificato i servizi di investigazione, prevenzione e repressione finalizzati a contrastare questo tipo di fenomeno criminale particolarmente preoccupante.
Le attuali norme tutelano in modo eccessivo o comunque non adeguato ai tempi i ragazzi di oggi che crescono in fretta, nel bene e nel male, pronti a rivendicare i propri diritti ma refrattari ad assumersi le responsabilità conseguenti alle proprie azioni che a volte neanche comprendono.Sempre le attuali norme non tutelano in maniera adeguata le vittime dei reati, tantomeno agevolano le loro legittime e doverose denunce, tanto che, essendo demotivate dalle lungaggini burocratiche e procedure processuali lunghe e con esiti incerti, sono propense a rinunciare al loro diritto di chiedere la punizione dell’aggressore. A questo punto, come forze di polizia, non interessa più di tanto sapere come a da chi siano composte le bande minorili che spadroneggiano in città sentendosi impunite.
Che siano stranieri, italiani o italiani acquisiti non ha una grande importanza di polizia, sono comunque delinquenti che dovrebbero rispondere davanti alla legge per le loro azioni criminose.
Saperlo ha invece un certo valore civile, perché nel caso di minori stranieri evidenzia il fallimento delle politiche di accoglienza indiscriminata ed integrazione posti in essere in questo paese negli ultimi 20 anni.
Eppure, quello che sta accadendo in Svezia, in Francia ed in Germania, paesi storicamente aperti all’immigrazione, ma che attualmente registrano tassi di criminalità straniera altissimi, soprattutto giovanile, dovrebbe essere di monito alla politica ed amministratori nazionali.
Ma per tutti, italiani e stranieri, evidenzia anche il fallimento del ruolo educativo della famiglia e della scuola, che dovrebbero essere i pilastri sui quali costruire la personalità dell’individuo, prima bambino, poi adolescente ed infine adulto, con diritti, doveri e responsabilità.
Quello che poi preoccupa ancora di più e che, all’imperversare della criminalità minorile di strada, già si notano le prime avvisaglie di risposte inconsulte di cittadini che non accettano più di esser vittime innocenti e di non essere tutelate dallo Stato.
E ricordiamoci i primi anni 90 quando anche in questa provincia, gruppi di cittadini onesti, ma esasperati dalla criminalità e sfiduciati dalla deludente risposta dello Stato, si riunirono per passeggiare e vigilare personalmente interi quartieri e, talvolta, intervenire direttamente senza aspettare o delegare alle forze dell’ordine il compito di prevenire e reprimere i reati.
E speriamo che l’aggressività delle bande criminali giovanili, scontrandosi con la risposta difensiva di cittadini esasperati, non produca danni irreparabili sia per gli uni che per gli altri e, più in generale, per la collettività.
Come rappresentanti sindacali delle forze di polizia non possiamo fare altro che ripetere come sempre, che facciamo e faremo quello che possiamo con le risorse umane e materiali disponibili, nell’ambito di un quadro normativo totalmente inadatto a fronteggiare una criminalità, compresa quella minorile, sempre più aggressiva e violenta poiché certa di quasi impunità.
In un paese nel quale il solo personale in uniforme patisce un’aggressione ogni 3 ore e che, se rapportata a tutti gli appartenenti alle helping profession (sanitari, professori, autisti di mezzi pubblici, ecc. ecc.), scende ad una ogni 3 minuti, non si comprende come si possa tutelare efficacemente l’ordine pubblico e garantire la sicurezza della gente senza delle norme che tutelino veramente chiunque eserciti una professione di sicurezza e servizio pubblico.
Roberto Butelli - segretario provinciale Siulp di Modena