Sospesa nel nome della libertà: centinaia con La Pressa per la Regoli
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Sospesa nel nome della libertà: centinaia con La Pressa per la Regoli

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Nello splendido parco della Villa Pignatti Morano centinaia di persone hanno voluto partecipare all'incontro promosso dal quotidiano La Pressa


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L'incontro è iniziato con le note de 'La libertà' di Giorgio Gaber, intonate dalla Banda della liberazione del duo Massimo Caruso-Domenico Ferrara. E proprio la parola 'libertà' è stato il filo conduttore della serata di ieri a Saliceta San Giuliano. Nello splendido parco della Villa Pignatti Morano centinaia di persone hanno voluto partecipare all'incontro promosso dal quotidiano La Pressa con la giornalista Raffaella Regoli.
Libertà di scelta.
Libertà di cura.
Libertà di raccontare la realtà da giornalisti, sapendo che di neutro non vi è nemmeno il sapone, ma provando a evitare schemi preconfezionati, clichè e 'ordini di scuderia'.
Libertà di rivendicare diritti universali che per mesi sono stati calpestati.
Libertà di dubitare.
E anche libertà di prendere le distanze da strumentalizzazioni partitiche.

Raffaella Regoli ha presentato il suo libro, 'Sospesa', soffermandosi sulla sua esperienza di giornalista di 50 anni, costretta ad abbandonare per settimane la redazione Mediaset di 'Fuori dal coro' in nome di un Decreto che, solo in Italia, ha impedito alle persone da quell'età in poi di continuare a lavorare. 
Sospesa dopo essere state tra le prime inviate a partecipare ai tragici fatti di Trieste, ad essere tra i portuali vergognosamente colpiti dagli idranti. Sospesa, ma non per questo meno giornalista. Raffaella Regoli ha continuato a raccontare sulle sue pagine social la pandemia e anche la guerra, viaggiando fino ai confini dell'Ucraina per portare aiuti, ma anche per raccogliere con la sua telecamera racconti e testimonianze.
E tra le note della Banda della liberazione, tra sorrisi mescolati alla rabbia per quello che è successo nel nostro paese, la serata è stato un modo per non dimenticare fatti accaduti nel nostro Paese nell'incredibile indifferenza generale. 'Nelle liste di proscrizione ci siamo finiti tutti noi che abbiamo deciso di non piegarci all’obbligo vaccinale - scrive Raffaella Regoli nel suo libro -. Sarebbe più corretto dire obbligo terapeutico di massa, perché abbiamo rivendicato la libertà di scelta di cura, sancita dalla nostra Costituzione. E con l’ennesimo Decreto ministeriale, arrivato in una rinnovata emergenza, tutti noi over 50 siamo stati sospesi dal lavoro. Così, dopo aver fatto tamponi per mesi per andare a lavorare, ci siamo ritrovati all’improvviso, come migliaia prima di noi, senza lavoro, senza stipendio, senza dignità. Con addosso un’etichetta dispregiativa, difficile da scucire: quella di no vax'.
Il libro della Regoli si chiude con le frasi di odio che ancora pesano come macigni, pronunciate da medici, rappresentanti delle istituzioni, giornalisti... Eppure, nonostante tutto questo, come scrive la Regoli in apertura 'è sempre un buon momento per scegliere la libertà'.

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