'Togliamo uomini alla guerra, così combattiamo per la pace'

Kateryna, Darya e Olga, rappresentanti di movimenti pacifisti e di obiezione alla guerra in Russia, Ucraina e Bielorussia, accolte in Comune alla presenza del Vescovo. 'L'invio di armi non risolve il problema. Aiutateci ad aiutare chi ripudia la guerra'

Gli uomini vengono catturati anche in strada e nelle loro case, e incarcerati' - afferma Kateryna Lanko, dell'Ukrainian Pacifist Movement – Ucraina. E a rischiare non sono solo gli uomini ma anche le donne che difendono la loro scelta. Che li nascondono o li aiutano a fuggire.
Lei, come Darya Berg, dalla Russia, e Olga Karach, dalla Bielorussia, sono impegnate con le loro rispettive associazioni Go by the forest (Russia), e Our House – (Bielorussia), in una grande azione non violenta, per aiutare gli obiettori e per allargarne il fronte. Protagoniste da alcuni giorni di un tour della pace in diverse città italiane nell'ambito progetto di mobilitazione e sensibilizzazione “Europe for Peace”, ad un anno dallo scoppio del conflitto armato. Oggi tappa a Modena, ospiti del Comune. Appuntamento in sala Municipale con il Presidente del Consiglio Comunale, Sindaco, e Vescovo.
Sono accompagnate da Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento e Daniele Taurino coordinatore nazionale del tour che ha portato a Modena le tre attiviste e che svolge egregiamente anche il delicato compito di tradurre dall'inglese tutti i loro interventi.
Raccontano la loro idea fatta di una azione per la pace che non contempla l'uso delle armi, che ripudia la guerra, fondando il proprio movimento sulla certezza che ci si possa difendere senz’armi e senza odiare le altre nazioni pur amando la propria. Un filo conduttore che unisce l'azione pacifista delle tre donne secondo le quali è possibile combattere la guerra anche attraverso una azione sempre più ampia di obiezione.
Le tre giovani donne, pacifiste, sono impegnate in questo progetto da tempo, ma sono arrivate a parlarne in Italia per la prima volta solo adesso. Ad un anno dall'esplosione del conflitto.
Obiettivo finale è ottenere il dialogo, il cessate il fuoco, favorendo la pace per un’Europa più sicura, dando aiuti umanitari alle vittime e lavorando attivamente per diffondere il rispetto dei diritti umani. Nella solo organizzazione alla quale fa riferimento Darya, sono 4.000 gli obiettori russi intercettati e organizzati e aiutati a fuggire. Si stima che siano decine di migliaia. Meno ma tanti anche in Ucraina. In un numero in costante evoluzione soprattutto da quando chi si oppone alla guerra viene catturato e portato via, anche in strada. Incarcerato dalla Polizia agli ordini del governo di Zelensky.
Darya Berg del movimento russo Go by the forest ha puntualizzato che “molte persone in Russia sono contro la politica di Putin e la guerra, ma non possono dirlo né manifestarlo per paura delle violente ripercussioni”. La pacifista ha spiegato come l’attività più importante della propria organizzazione sia “organizzare una rete di obiettori di coscienza aiutando più persone possibile a evitare di mobilitarsi per la guerra: oltre 4 mila uomini non disposti a combattere sono stati aiutati a lasciare il Paese”.
Situazione drammatica per i diritti umani, anche in Bielorussia, testimoniata da Olga Karach, attivista, giornalista e politica bielorussa, fondatrice nel 2002 del giornale autoprodotto di Vitebsk “Our House” (Casa Nostra). Licenziata per il suo attivismo politico, dopo lo scoppio della guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina, continua controllare l’andamento delle violazioni dei diritti umani tra cui quello di obiettori di coscienza al servizio militare. Ora si oppone al coinvolgimento del governo Aleksandr Lukashenk, fedelissimo di Putin alla guerra con l'Ucraina. 'Quello che cerchiamo di fare è impedire l’arruolamento nell’esercito del dittatore Lukashenko, supportando gli obiettori di coscienza bielorussi ed impedire la mobilitazione per questa guerra”. Da qui l'appello all'Italia e all'Europa. 'Aiutate e accogliete chi ripudia la guerra e i popoli che non vogliono combatterla, anziché inviare armi'
Un messaggio semplice ma forte, capace di mettere anche la politica di fronte alle proprie contraddizioni. Evidenziate, nel loro valore e nella loro differenza, anche dal Presidente del Consiglio Poggi. 'La politica tenta di umanizzare la guerra, loro' - riferendosi alle tre donne - 'umanizzano la pace'. Combattono per la pace per con la pace e la non violenza'.
L'arcivescovo di Modena-Nonantola Mons. Erio Castellucci ha auspicato che ad un anno dall'avvio del conflitto si 'possa davvero segnare l’inizio di una volontà di pace, mobilitando uomini e donne portatori di armonia e concordia”.
“Di fronte a una guerra che continua ad avanzare, resta come unica soluzione un lavoro quotidiano per il bene e la pace. Noi – ha concluso il sindaco Muzzarelli ringraziando le tre attiviste – dobbiamo fare di tutto per seminare, a partire dalla nostra comunità, rispetto, convivenza, accoglienza che sono i presupposti per la pace, come Modena ha fatto e continuerà a fare”.
Gianni Galeotti
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