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'Nel 2022, in Italia, sono state stimate 390.700 nuove diagnosi di cancro. In due anni, l'incremento è stato di 14.100 casi'. È quanto emerso oggi a Roma in occasione della conferenza stampa di presentazione del primo 'Annuario dei Centri di Ricerca Oncologica in Italia', promosso dalla Federation of Italian Cooperative Oncology Groups (FICOG) e dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), un vero e proprio censimento delle strutture che realizzano sperimentazioni sui tumori nel nostro Paese. L'evento è in corso al ministero della Salute.
In Italia sono 149 i centri censiti che conducono ricerche cliniche in oncologia. Il 91% ha una radiologia accreditata in sede, il 76% è dotato di un'anatomia patologica e il 68% di un laboratorio di biologia molecolare, aspetto molto importante per il ruolo centrale della medicina di precisione.
Quasi la metà dei centri (69) svolge un buon numero di sperimentazioni ogni anno, compreso fra 10 e 40, e 29 strutture superano i 40 trial. Restano però forti criticità nella disponibilità di personale e di una solida infrastruttura, indispensabili per garantire la qualità degli studi: il 67% (100 centri) è privo di un bioinformatico, il 48% (72) non può contare sul supporto statistico. E sono troppo pochi i coordinatori di ricerca clinica (data manager) strutturati, i ricercatori e gli infermieri di ricerca. Sono carenti anche le strutture informatiche disponibili, infatti solo il 40% può utilizzare un sistema di elaborazione di dati. Inoltre, vi sono forti differenze territoriali, perché oltre la metà delle strutture di ricerca in oncologia (78 su 149) si trova al nord, 38 al centro e solo 33 al sud.
'Gli studi condotti in Italia - ha detto Carmine Pinto, presidente FICOG - hanno cambiato la pratica clinica a livello nazionale e internazionale in diversi tipi di tumori, portando alla modifica di linee guida e raccomandazioni. Ma servono personale, infrastrutture digitali, risorse economiche e organizzative. Il finanziamento pubblico in questo settore è, da sempre, sottodimensionato nel nostro Paese: siamo agli ultimi posti in Europa per finanziamenti'.
Se la ricerca è centrale per lo sviluppo e l'innovazione, allora è 'indispensabile' definire e attuare una strategia unitaria e un piano nazionale: 'Non è più procrastinabile - ha proseguito Pinto - la realizzazione della Rete Nazionale per la Ricerca Clinica, fondamentale anche per attrarre investimenti privati'. Ma la programmazione va declinata anche a livello locale, con la 'piena' istituzione delle Reti Oncologiche Regionali, che possono 'promuovere e facilitare le sperimentazioni da un punto di vista progettuale, gestionale e amministrativo. In questo modo potranno essere colmate le differenze territoriali, che vedono la maggior parte dei centri al nord'. La Regione che vanta più strutture è la Lombardia (28), seguita da Lazio (18), Piemonte (15), Veneto (14) ed Emilia-Romagna (13). I tumori su cui si concentra il maggior numero di sperimentazioni sono quelli mammari, gastro-intestinali, toracici, urologici e ginecologici.
'Quasi il 40% delle sperimentazioni condotte nel nostro Paese riguarda l'oncologia - ha fatto sapere Saverio Cinieri, presidente AIOM - La gestione dei trial clinici sta diventando sempre più complessa e richiede competenze specifiche e multidisciplinari. È importante disporre di diverse figure professionali, come i coordinatori di ricerca clinica, cioè i data manager, gli infermieri di ricerca, i biostatistici, gli esperti in revisione di budget e contratti. In particolare, i coordinatori di ricerca clinica sono figure fondamentali, perché deputate alla gestione dei dati all'interno delle sperimentazioni. Dove sono presenti, si registra un importante aumento delle performance del centro, che si traduce nell'arruolamento dei pazienti, in alti standard qualitativi, nella salvaguardia del benessere delle persone negli studi e nell'ottimizzazione dei processi. Però un vuoto normativo non permette di strutturarli all'interno dei team, limitando il loro impiego con contratti libero professionali, borse di studio e assegni di ricerca'. Per questo, si assiste ad una 'costante migrazione di personale esperto e qualificato verso aziende farmaceutiche e organizzazioni di ricerca a contratto. È indispensabile - ha concluso infine Cinieri - individuare un percorso legislativo per il riconoscimento dei data manager'.
Redazione Pressa
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