Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
I Finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria - con il supporto operativo dello S.C.I.C.O. e con la collaborazione di EUROPOL e della D.C.S.A. - hanno dato esecuzione ad un provvedimento che dispone la custodia cautelare in carcere nei confronti di n. 2 funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli in servizio presso l’Ufficio delle Dogane di Gioia Tauro e gli arresti domiciliari nei confronti di una dipendente di una società di spedizione che sarebbero coinvolti in un traffico internazionale di sostanze stupefacenti aggravato dalla finalità di agevolare la ‘ndrangheta.
Le misure sono state disposte dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, guidata dal Dott. Giovanni Bombardieri.
Sono complessivamente 7 i soggetti indagati dalla DDA reggina, con il supporto di EUROJUST, nell’ambito della complessa operazione condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria/G.
I.
C.
O.
di Reggio Calabria, tra i quali figura anche un terzo funzionario doganale, già tratto in arresto nel corso di una distinta e convergente operazione svolta, nel mese di ottobre 2022, dal medesimo Reparto.
In particolare i funzionari avrebbero fatto parte di un sodalizio criminale, ora disarticolato, costituito dal responsabile di una ditta di spedizioni, da portuali infedeli e dai referenti delle principali cosche di ‘ndrangheta operanti nell’area della “piana di Gioia Tauro”.
Nel dettaglio, i doganieri, in servizio in punti nevralgici del dispositivo di controllo, quali il controllo scanner e quello “visivo” mediante apertura dei container,
avrebbero consentito l’uscita dal porto di ingentissimi quantitativi di cocaina mediante l’alterazione degli esiti delle ispezioni o l’omessa rilevazione di anomalie nei carichi controllati.
Tra i documenti rinvenuti dai finanzieri figurano anche precise istruzioni, fornite dai funzionari doganali, su come i narcos sudamericani avrebbero dovuto collocare i panetti di cocaina all’interno dei carichi di copertura, al fine di ridurre sensibilmente la possibilità che questi venissero individuati nel corso degli ordinari controlli.
Peraltro, laddove il carico fosse stato comunque scoperto, gli stessi doganieri avrebbero provveduto a fornire all’organizzazione i relativi verbali di sequestro al fine di giustificare la perdita del narcotico, evitando in tal modo il pagamento di quanto pattuito.
Inoltre, uno dei funzionari doganali si sarebbe preoccupato di avvertire i sodali in merito ad eventuali operazioni condotte dalle “Fiamme Gialle”, con l’intento di evitarne l’arresto.
Le indagini, condotte anche con la collaborazione di personale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, hanno, inoltre, consentito di ricostruire il coinvolgimento del richiamato personale dell’ADM in 5 importazioni di stupefacente, realizzate tra giugno 2020 e ottobre 2022, per oltre 3 tonnellate di cocaina, delle quali 2,7 intercettate dai finanzieri e sottoposte a sequestro.
L'attività di servizio in rassegna testimonia la costante ed efficace azione della Guardia di Finanza e della Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nel contrasto al traffico internazionale di sostanze stupefacenti posto in essere con la sinergica cooperazione dei principali organismi nazionali ed internazionali preposti al contrasto di tale crimine.