Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
'La debolezza che grava da sempre sul mondo dell'autotrasporto, oltre alle sue caratteristiche strutturali, lo rende ogni giorno di più aggredibile dalla criminalità organizzata. Sappiamo quanto questo settore rappresenti, per esempio, un’ottima lavanderia per ripulire i proventi dei traffici illeciti, un veicolo per gestirli, in particolare per il trasporto di armi e di droga, e un mezzo per entrare nel circuito degli appalti pubblici'. A parlare è Cinzia Franchini, portavoce di Ruote Libere, un raggruppamento di piccoli imprenditori del trasporto merci. 'E sapendo quanto questo tumore cerchi sempre più di invadere il tessuto economico, non si può non sottolineare come nel giorno dell'anniversario della morte di Falcone le istituzioni finiscano purtroppo per cadere nelle frasi formalmente perfette di denuncia e di promessa di lotta alla criminalità organizzata, ma ormai svuotate di senso e ridotte a una sorta di litania indistinta.
Una litania pronunciata in modo unanime dalle istituzioni stesse così come dal mondo di tanto associazionismo antimafia e della rappresentanza di impresa. Con le associazioni di rappresentanza degli imprenditori toccate da vicino anche nel processo Aemilia (per non parlare del famoso modello-Montante ora smontato dalla magistratura) ma che continuano a far finta di nulla. Minuti di silenzio, cerimonie e discorsi ufficiali. Istituzioni che si appropriano anche delle singole manifestazioni spontanee, dal basso (come quella bella e fresca dei lenzuoli) uniformandole a tutte le altre rendendo l'intero cerimoniale qualcosa di indistinto, piena di buoni sentimenti e di feticci. Perchè un lenzuolo davanti a un Comune non si nega a nessuno, si tratti di Falcone o di Regeni o di Asia Bibi o dei Marò poco importa. L'importante è che non tocchi troppo da vicino la vita e le scelte di chi da quel palazzo è chiamato ad amministrare un territorio'.
'Eppure è evidente che la Mafia che tocca e sulla quale chi amministra un territorio è chiamato ad esprimersi non è quella distante 28 anni e neppure 1000 chilometri. La Mafia che vive e prospera qui e ora in Emilia Romagna come altrove, soprattutto al nord, è una Mafia che sorride del lenzuolo bianco davanti al Comune, anzi forse ringrazia di quel lenzuolo perchè contribuisce a distrarre l'attenzione. Va detto parimenti che gli elementi per riconoscerla questa Mafia del qui e ora, ben radicata al nord, li avremmo tutti. Il processo Aemilia e il processo Grimilde appena iniziato sono lì e dovrebbero pesare come pietre. Ma basterebbe anche leggere i rapporti semestrali della Dia. Per fare un esempio. 'In Emilia Romagna - si legge - Le famiglie criminali non mirano al controllo militare del territorio, con azioni violente, preferendo invece ricercare connivenze con esponenti delle amministrazioni locali, finalizzate ad ottenere agevolazioni nell’assegnazione degli appalti pubblici'. Questo dice la Dia. E ancora: 'Il tessuto economico-imprenditoriale della regione si rivela, altresì, sensibile alla realizzazione di reati fiscali anche da parte di soggetti non collegati ad organizzazioni mafiose, i quali agiscono con il necessario supporto di figure professionali di settore'. Insomma le carte parlano chiaro: la mafia del qui e ora fa affari con chi, in ricorrenze come quella di oggi, proclama di volerla combattere, la mafia, senza per questo avanzare un velo di autocritica. Questo è il paradosso'.
'Ma, in tutto questo, la sensazione è quella di una amministrazione locale e regionale che si accontenta di stare comodamente seduta sullo sgabello delle proprie certezze e dei propri riti, tra costituzioni di parte civile (lodevoli ma sempre meno impegnative) e assessorati alla legalità da spendere come medagliette. Un tempo il refrain era quello degli anticorpi, ora si dice che gli anticorpi non ci sono, ma che comunque si tiene la guardia alta, perchè a saper giocare bene con le parole tutto diventa dolce e tranquillo. Senza correre rischi e curandosi bene di non prendere posizioni troppo divisive. Unico inaspettato spillo sulla soffice poltrona della tranquillizzante narrazione antimafiosa nella quale da anni il nostro territorio si autocelebra è stata, se penso a Modena, la scelta fatta dal Comune qualche anno fa di concedere la cittadinanza onoraria al giudice Di Matteo. Ma chi poteva immaginare che quel magistrato fosse così matto di dire la verità anche rispetto alla parte politica che (senza chiedere permesso) lo aveva adottato? Un piccolo scivolone, ma con qualche convegno ad hoc tutto passa in fretta nel dimenticatoio. E si può ricominciare come nulla fosse, con qualche intitolazione di via a Borsellino e a Falcone' - chiude Cinzia Franchini.