Da anni Lapressa.it offre una informazione libera e indipendente ai suoi lettori senza nessun tipo di contributo pubblico. La pubblicità dei privati copre parte dei costi, ma non è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge, e ci segue, di darci, se crede, un contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di
modenesi ed emiliano-romagnoli che ci leggono quotidianamente, è fondamentale.
Le parole della parlamentare di Forza Italia, Stefania Craxi, sul voto in Emilia Romagna meritano una riflessione che vada al di là delle polemiche da bar e dei post tra tifosi politici: da una parte quelli di centrodestra che sottoscrivono acriticamente le parole della parlamentare, dall'altra quelli di centrosinistra, Bonaccini in testa, che si dicono offesi e chiedono scuse o addirittura dimissioni.
Ma cosa ha detto Stefania Craxi? A Bologna, durante un evento di campagna elettorale, ha affermato che le elezioni in Emilia-Romagna 'non sono competizioni libere, perché la sinistra controlla il territorio in modo capillare, il tessuto produttivo ed economico della regione, con un sistema che non ha niente da invidiare ad alcune organizzazioni del sud Italia, inoculando la paura nei cittadini'.
Ora credo che questa dichiarazione, sebbene col limite dell'essere stata estrapolata da un discorso più complessivo, va divisa in due parti.
Partiamo dalla seconda parte, quella relativa al parallelo con quelle che lei chiama 'organizzazioni del Sud'. E' evidente come la parlamentare di Forza Italia si riferisca, pur non citandola, alla criminalità organizzata e questa penso sia un' associazione non corretta. Le mafie hanno caratteristiche e contorni definiti e non possono essere assimiliate a nessun'altra realtà che non sia mafia in senso stretto. Cosa Nostra, Ndrangheta, Camorra, Sacra Corona Unita, sono organizzazioni criminali precise che vanno combattute in quanto tali, chiamando con nome e cognome anche le famiglie che guidano le consorterie, leggendo le sentenze, analizzando i processi economici sottesi. Ogni similitudine impropria è offensiva per l'oggetto del confronto e finisce per allargare anche il campo di ciò che è mafia, correndo il rischio di arrivare a dire che 'se tutto è mafia, allora nulla è mafia'.
Su questa seconda parte si sono dunque concentrate le critiche del centrosinistra, un modo per gettare alle ortiche una dichiarazione che, oltre al paragone infelice, ha un valore superiore a quello di puro slogan elettorale. In Emilia Romagna dopo 80 anni di governo monocolore quanto sono libere le elezioni? E' vero o non è vero che la sinistra controlla il territorio in modo capillare, anche attraverso il suo tessuto economico e associativo? E' vero o non è vero che alcuni imprenditori, o semplici cittadini, hanno paura a esprimere idee politiche difformi per non essere isolati o, magari, per non perdere un appalto importante? Io credo che a queste domande, la risposta data da Stefania Craxi sia corretta. In Emilia Romagna la libertà di scelta elettorale è una libertà vigilata e il voto è spesso frutto di dinamiche che vanno al di là dei programmi politici. Se affermare pubblicamente di votare centrodestra toglie commesse a un imprenditore, se l'avere o il non avere la tessera di partito apre o chiude porte a prescindere dal merito, allora di che libertà stiamo parlando? E, si badi, non è un tema legato a fatti illeciti. Almeno non sempre. Nella stragrande maggioranza dei casi, anche volendo, in un Sistema così rodato non vi è nulla da denunciare in procura.
E’ una mentalità che si autoalimenta e che esclude ogni pensiero difforme, un modello dove tutto si tiene, il padre che lavora in una cooperativa, il fratello che fa volontariato nell’associazione amica, le stesse analisi del sangue che si possono fare al circolo Arci. Tutto appare come inevitabile e tutto si riproduce a ogni elezione. Non è nemmeno una questione di destra o sinistra, è una questione legata proprio alla mancanza di alternanza e al sedimentarsi inevitabile di dinamiche distorte e arrugginite da 80 anni di governo ininterrotto di una sola parte politica. Questa sorta di democrazia sospesa in Emilia Romagna esiste, non ha nulla a che fare con la mafia, ma è un problema, peraltro spesso usato come scusante dalla opposizione per non provare nemmeno a intaccare tale modello, accontentandosi delle briciole lanciate da chi governa o accettandosi di sedere - magari col volto coperto da qualche maschera - alla tavola imbandita del potere. Io credo che l’Emilia, in particolare il quadrilatero Modena-Bologna-Reggio-Ravenna sia così e che su questo la parlamentare di Forza Italia abbia ragione.
Cinzia Franchini - presidente Ruote Libere
Cinzia Franchini
E' imprenditrice artigiana nel settore del trasporto di merci conto terzi ed è consulente per la sicurezza dei trasporti di merici pericolose su strada.
E' stata per sei anni presi.. Continua >>