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Si è aperto con uno scatto di orgoglio dei legali degli imputati l'ultima fase della discussione del processo Aemilia, dove, questa mattina a Reggio Emilia, sono iniziate le arringhe difensive.
A rivendicare dignità professionale per il suo ruolo e quello dei colleghi che assistono i 149 imputati - ritenuti esponenti della cosca di Ndrangheta con base in Emilia, emanazione al nord di quella Grande Aracri di Cutro - è l'avvocato Carmen Pisanello che tutela insieme ad altri assistiti Carmine Belfiore, per cui l'accusa ha chiesto la condanna a 23 anni di carcere. 'La pressione mediatica è tale- afferma Pisanello- che sembra quasi che le parole dell'avvocato difensore, contrapposte a quella della dda e dei testimoni che sono intervenuti, debbano avere un peso diverso da quelle dell'accusa'.
E ancora, evidenzia il legale, 'sembra che in questo processo l'avvocato è difensore della 'ndrangheta, ma non è così: è difensore dei diritti degli imputati a cui viene contestato il 416 bis (il reato di associazione di stampo mafioso, ndr)'. Pisanello conclude quindi ribadendo: 'Ho letto articoli che parlano di frizioni della difesa con i giudici. Ebbene sottolineo che non c'èalcuna frizione e rivendico questa dignità dell'avvocato difensore in un processo di Ndrangheta'.
Alle severe richieste di pena formulate dai pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi al termine delle requisitorie contro gli imputati del processo Aemilia (oltre mille anni di carcere) l'avvocato Carmen Pisanello risponde con un'eccezione non meno pesante. Per la posizione del suo assistito Belfiore, il legale chiede infatti la 'nullità di tutta la prima parte della discussione', vale a dire quella della spiegazione delle tesi dell'accusa prima della richiesta di condanna degli imputati.
Il motivo? A detta di Pisanello, la mancanza nelle requisitorie di motivazioni che giustifichino la richiesta di pena (in violazione dell'articolo 523 del codice di procedura penale, ndr), che a cascata configurerebbe la lesione del 'diritto al contradditorio', garantito agli imputati dagli articoli 24 e 111 della Costituzione.
Pisanello ravvisa inoltre una 'lesione del diritto di difesa', quando afferma: 'La conoscenza degli atti dovrebbe essere unica sia per l'accusa, sia per la difesa. Ma per quest'ultima ci sono molte attività da porre in essere prima di arrivare ad un atto'. Altro aspetto toccato dal legale nell'arringa è quello, che giudica 'non affrontato', della 'forza intimidatoria' esercitata dal sodalizio criminale. Cioe' l'elemento che in punta di diritto qualifica l'associazione di stampo mafioso.'Le vittime avrebbero dovuto manifestare delle conseguenze psicologiche - dice l'avvocato - ma in questo processo ne abbiamo viste molto poche'.
Redazione Pressa
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