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La difesa che i sodali della cosca cutrese di ndrangheta radicata a Reggio Emilia attuavano 'in modo compatto' per le aziende colpite dalle interdittive antimafia (gridando alla discriminazione degli imprenditori calabresi, ndr) non e' 'uno schema replicabile' per la Bianchini costruzioni. In questo caso infatti, 'non c'e' stata alcuna difesa della cosca per l'azienda nè viceversa, perchè i Bianchini si sono sempre difesi sostenendo di non conoscere l'identità mafiosa dei presunti associati con cui sono entrati in contatto'.
Lo sostiene Giulio Garuti, legale che nel processo reggiano Aemilia contro la 'ndrangheta, giunto alle battute finali, assiste l'imprenditore modenese Augusto Bianchini imputato di concorso esterno in associazione mafiosa insieme alla moglie Bruna Braga e ai tre figli, accusati in sostanza di fare da prestanome per schivare le interdittive che colpivano le aziende di famiglia.
Garuti intende cosi' smontare una specifica tesi accusatoria, che avrebbe visto le imprese di Bianchini funzionali agli interessi della cosca emiliana, collegata alla casa madre di Cutro con a capo la famiglia Grande Aracri. Tirando le somme di quanto affermato nel lungo dibattimento, in corso da quasi tre anni, il difensore afferma poi: 'La discussione ha pesantemente incrinato l'impostazione accusatoria relativa alla posizione dei miei assistiti, direi che le ha tolto forza'.
E Garuti ne elenca anche i motivi: 'I pentiti Antonio Valerio e Salvatore Muto non sanno chi sia Bianchini, le intuizioni investigative della Procura sulle collaborazioni di Bianchini con gli associati non hanno portato a nulla di fatto e non ci sono prove che le aziende del mio assistito fossero 'a disposizione' della cosca'. Il legale, congedandosi dalla Corte che il 16 ottobre si riunira' in Camera di consiglio per emettere la sentenza, ha rinnovato poi la richiesta di assoluzione per gli imputati aggiungendo 'di avere avuto la fortuna di partecipare ad un processo come questo, che tutti i miei colleghi dovrebbero avere almeno una volta nella vita, per quello che ho potuto imparare'. Un verdetto di non colpevolezza e' stato chiesto inoltre nel corso dei lavori di questa mattina anche dalla difesa dell'imputato Sergio Bolognino.
Redazione Pressa
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