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ER, minori, tanti ritirati in casa? Fenomeno in crescita

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Gli alunni 'ritirati' sono quelli che, oltre a non riuscire ad andare a scuola, non escono piu' di casa o addirittura non lasciano la propria stanza


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La Regione Emilia-Romagna conto' 78 casi di 'fobie sociali' nel 2015. L'Ordine degli psicologi regionale arrivo' a 258 nel 2016, ma anche 'in questo caso pare che il dato possa essere sottostimato'. E siccome 'parrebbe, da alcune rilevazioni empiriche, che vi siano anche situazioni non ancora assunte in carico da alcun professionista, pubblico o privato', e' la scuola dell'Emilia-Romagna che si propone ora di capire quanto davvero e' estesa in regione la platea dei ragazzi cosiddetti 'ritirati in casa'. Ovvero, quegli alunni che non frequentano la scuola in quanto appunto auto-isolati fra le quattro mura di casa per problemi di tipo psicologico e comunicano solo tramite social. Un fenomeno non nuovo. 'Gia' da diversi anni, le scuole segnalano situazioni di bambini e ragazzi che rallentano o interrompono la frequenza scolastica in quanto non riescono piu' ad affrontare alcuni o tutti i contesti sociali, ivi compresa la scuola', segnala l'Usr, che ha dunque deciso di avviare un'indagine a tappeto.

A febbraio e' infatti partita una rilevazione mirata: le scuole dell'Emilia-Romagna, fino al 15 marzo, hanno tempo per raccogliere informazioni e segnalare compilando gli appositi moduli. 'La scuola e' l'unica istituzione che puo' davvero rilevare la maggior parte (se non la totalita') dei ragazzi ritirati in casa', dice l'Ufficio scolastico regionale nella comunicazione ai presisi, esortando anche a 'contattare le famiglie degli alunni'. Bisogna andare a fondo, perche', 'i numeri che paiono prospettarsi da contatti diretti con le scuole e con le famiglie e quelli riportati dagli organi di informazione, sembrano delineare un contesto preoccupante, di cui e' necessario ed urgente dare contorni piu' precisi', specifica l'Usr nella circolare con cui avvia lo 'studio'.

Gli alunni 'ritirati' sono quelli che, oltre a non riuscire ad andare a scuola, non escono piu' di casa o addirittura non lasciano la propria stanza.

Alunni che interrompono qualsiasi contatto diretto con altre persone (a volte anche con i familiari) e utilizzano solo i social media. Ragazzi che, evidenzia l'Usr, 'all'estremo limite del ritiro, non escono piu' dalla loro stanza, tengono chiuse le imposte e stanno esclusivamente alla luce artificiale, rifiutano qualsiasi contatto diretto; rispondono alla famiglia attraverso la porta chiusa; ritirano il vassoio con il cibo soltanto di notte quando tutti dormono; non puliscono mai la propria stanza, non permettono che venga pulita e non buttano la spazzatura; non curano l'igiene personale'; dialogano via social e non accettano medici 'ne' psicologi ne' altre figure potenzialmente di supporto'. Altri 'riescono ad uscire di casa, ma soltanto per determinate attivita', che non scatenano la loro sofferenza'. Le famiglie e i medici si rivolgono alle scuole per personalizzare i percorsi didattici, per avere un'istruzione a distanza o a casa, per semplificare i contenuti da apprendere. Insomma, la scuola e' direttamente coinvolta e gia' nel 2011-2012 avvio' il Progetto 'Far scuola ma non a scuola', poi interrotto nel 2014 per la fine dei fondi. Ma gia' in quegli anni ci si accorse che 'le situazioni di ragazzi 'ritirati' in casa erano molto piu' numerose di quanto si sospettasse'. Emersero situazioni di alunni con certificati di cefalea, emicrania, crisi di vomito, dispnea, tremori, febbri, malesseri vari, evidenti pero' solo quando si chiedeva al ragazzo di uscire di casa; 'se questa richiesta cessava, anche le manifestazioni organiche sparivano'. Pure i certificati di 'ansia sociale' o 'ansia scolastica' possono rientrare in questa tipologia di situazioni.

I problemi alla base del 'ritiro', ammonisce poi l'Usr, sono 'ben piu' profondi e occorre fare attenzione a non banalizzare o sottovalutare la sofferenza che i ragazzi manifestano'. La scuola il 'suo' l'ha fatto ('In molte situazioni, gli insegnanti sono riusciti a fornire un supporto importante') e ora c'e' attesa per l'applicazione delle nuove norme sull'istruzione domiciliare. Ma l'Usr sa anche che 'i fondi nazionali attualmente a disposizione per l'istruzione domiciliare sarebbero insufficienti a far fronte ad una platea di necessita' tanto piu' ampia e variegata dell'attuale'. Dunque, 'per poter prospettare una qualsiasi azione, anche interistituzionale, a supporto di questi alunni e delle loro famiglie, e' indispensabile addivenire ad una quantificazione, anche di massima, della portata del problema' e quindi 'contare, nel modo piu' esatto possibile, quanti bambini e ragazzi attualmente non frequentano la scuola (e altri contesti sociali) per questa tipologia di motivi'. L'Usr ha informato la Regione dell'avvio del suo 'sondaggio', concordando anche alcune domande da fare, e parte dunque per la sua indfagine sapendo che 'ha ovviamente dei limiti' dovuti anche a cio' che potranno dire (o non dire) famiglie e dottori: 'Le situazioni di ritiro sociale sono molto dolorose per le famiglie, che talvolta tendono a proteggere e a proteggersi dicendo soltanto cio' che ritengono meno socialmente compromettente per i propri figli'; e i medici devono difendere la privacy dei loro pazienti... 'E' pertanto possibile che anche la rilevazione effettuata attraverso le scuole possa essere approssimata per difetto. Vale tuttavia la pena di tentare, considerata la rilevanza del fenomeno', dice l'Usr. E per questo, i presidi saranno mandati in 'avanscoperta' con le famiglie prima di avviare la raccolta dei dati.

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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